Pubblichiamo la risposta dell’Amministrazione a seguito della nostra nota invita lo scorso 3 marzo.
CCNI 2020/2021 e Accordo stralcio CCNI 2020
L’avvio del confronto negoziale tra le parti sulla bozza di CCNI 2020, confronto iniziato a fine anno e risoltosi, ad oggi, in unico incontro lo scorso 4 dicembre con la consegna da parte dell’Amministrazione di un documento che lasciava in bianco la parte relativa alla disciplina del TEP e del Sistema di Misurazione e Valutazione della Performance (SMVP), pone il problema di dare concreta attuazione ad una serie di istituti contemplati nel CCNI 2019 (es. erogazione TEP a 12 mesi, avvio delle progressioni orizzontali come da dichiarazioni congiunte), ma esigibili solo a seguito della sottoscrizione definitiva del CCNI 2020.
In tale contesto si potrebbe valutare l’opportunità di avviare una discussione per una contrattazione collettiva integrativa per il biennio 2020/2021, esperienza non nuova nella storia della contrattazione integrativa Inps (es. CCNI 1998/2001 sottoscritto il 22/7/1999, CCNI 2002/2005 sottoscritto il 30/11/2005 e da ultimo il CCNI 2016/2018 parte giuridica e 2018 parte economica sottoscritto il 22/10/2019), che consentirebbe da un lato di applicare il nuovo SMVP, rivisitato alla luce della discussione sviluppatasi in questi mesi, a decorrere dal 1° gennaio 2021 e dall’altro di “mettere in sicurezza” il 2021, anticipando i tempi di un negoziato che, altrimenti, per effetto della discussione sul CCNI 2020, sarebbe avviato a fine anno con ripercussioni negative anche sul clima lavorativo all’interno dell’Istituto. A tali valutazioni sull’anticipazione dei tempi della contrattazione collettiva integrativa si aggiunge un’ulteriore considerazione: la possibilità di ovviare all’asimmetria tra l’arco temporale di riferimento del CCNI e l’anno solare di sottoscrizione dello stesso contratto (negli ultimi vent’anni di contrattazione integrativa solo cinque contratti collettivi hanno fatto registrare una firma definitiva degli accordi nel periodo di riferimento degli stessi contratti), un disallineamento fonte di non pochi problemi sul versante applicativo di istituti normo-economici introdotti nel tempo attraverso la normale attività negoziale in ambito INPS.
Nel quadro di una contrattazione integrativa che andrebbe ad “abbracciare” il biennio 2020/2021, le scriventi organizzazioni sindacali propongono all’Amministrazione di definire un accordo a stralcio sul 2020, un accordo che anticipi alcuni dei contenuti del futuro CCNI 2020/2021 senza dover affrontare nell’immediato, ciò avverrebbe come da dettato normativo con la firma dell’ipotesi di contratto integrativo 2020/2021, il lungo iter della certificazione ministeriale.
L’accordo a stralcio riguarderebbe:
• l’esigibilità del trattamento economico di professionalità per i colleghi che, pur avendo maturato ampiamente i 12 mesi di servizio all’interno dell’Istituto non accedono alla sua erogazione (senza introdurre alcuna innovazione, in quanto il diritto è sancito dal CCNI 2019);
• l’avvio delle progressioni orizzontali, ossia nell’ambito delle aree, individuando all’interno del fondo specifiche risorse a ciò destinate.
Roma, 08 marzo 2021
FP CGIL
Matteo Ariano Antonella Trevisani
CISL FP
Paolo Scilinguo
UIL PA
Sergio Cervo
CONFSAL/UNSA
Francesco Viola
Al Sig. Ministro della Giustizia
Le scriventi OO.SS. formulano vivissime congratulazioni alla S.V. ILL.ma per il prestigioso e oneroso incarico che Le è stato conferito.
Grande professionalità e disponibilità contraddistinguono il personale della Giustizia avvezzo a raccogliere e affrontare le grandi sfide che si sono presentate negli anni passati e quelle che ancora ci attendono e che ci chiedono un sovrappiù di responsabilità affinché il servizio che svolgiamo possa risultare ancora più efficace ed efficiente. Tuttavia ciò non basta. La grave situazione in cui versano tutti i settori della Giustizia (organizzazione giudiziaria, amministrazione penitenziaria, amministrazione per la giustizia minorile e di comunità, archivi notarili) soprattutto a causa del sottodimensionamento degli organici, della carenza di personale, dei carichi di lavoro cresciuti a dismisura, si accompagna a ritardi non più accettabili nel sistema delle relazioni sindacali in tema di disciplina del salario accessorio (il pagamento di quest’ultimo è fermo all’anno 2018), di esigibilità del diritto alla carriera (progressioni giuridiche ed economiche), di disciplina delle mansioni, di mobilità sul territorio, di mancata attuazione o parziale attuazione degli accordi sottoscritti.
La consapevolezza dell’esigenza di un profondo cambiamento nell’organizzazione dei servizi pubblici, fattore indifferibile e complementare a tutta la riforma della PA, trova nella Giustizia la sua ragion d’essere anche in virtù degli investimenti straordinari previsti sia dai provvedimenti normativi adottati che in funzione dell’utilizzo delle risorse straordinarie che alla riforma della giustizia vengono destinate nell’ambito del Recovery Found. Ma una riforma non può decollare senza la partecipazione attiva del lavoratori e delle loro rappresentanze, che devono essere posti in condizione di condividere ed assecondare i processi di innovazione organizzativa, partendo dal pieno rispetto dei diritti contrattualmente riconosciuti.
Per tale motivo le scriventi auspicano la convocazione di un incontro dedicato all’analisi di tutte le problematiche che riguardano il personale e per riprendere un cammino inopinatamente interrotto.
Sig. Ministro, l’Amministrazione della Giustizia non può e non deve fermarsi e non si è mai fermata neanche quando il Paese si è fermato. Le scriventi, nell’auspicio di una sempre più intensa e proficua collaborazione con le Organizzazioni Sindacali in una condivisa visione di tutela congiunta delle esigenze dell’Amministrazione e del Personale della Giustizia, formulano voti augurali di buon lavoro nel superiore interesse della Nazione.
Roma, 8 marzo 2021
FP CGIL CISL FP UIL PA
Oliverio Marinelli Bordini
Pubblichiamo la nota di convocazione della Direzione Centrale per la Formazione, in video conferenza, l’argomento del giorno saranno le schede tecniche in riferimento ai settori USAR-L e NIA
Pubblichiamo la nota di sollecito delle strutture Regionali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF, in merito alla convenzione con Trenitalia
Fuori dalla crisi sostenendo il lavoro femminile. Serena Sorrentino intervistata da Left per lo speciale del settimanale dedicatro all’8 marzo: donne e lavoro in Europa, diritti negati senza frontiere.
Scarica e leggi l’intervista.
Pubblichiamo la nota della struttura territoriale Fp Cgil VVF, con la quale chiede il ripristino delle h 24/72, vista l’emergenza sanitaria in atto nel territorio
EPSU STEERING COMMITTEE 12/02/2021
La riunione dello YSC è stata preceduta da una relazione del Prof. Clark, della Edinburgh University, il responsabile del gruppo di ricerca incaricato di analizzare la situazione giovanile europea sia dal punto di vista dell’occupazione che da quello della partecipazione sindacale.
Il fenomeno osservato in UK con il supporto del sindacato inglese PSS ha confermato la criticità della situazione giovanile, già evidenziata in riunioni e studi precedenti: salari bassi, se non inesistenti, abuso di diritto, crescente dispersione scolastica. Al momento, il grosso problema è armonizzare i vari dati provenienti da tutta europa perché non esiste una uniforme definizione di “disoccupazione giovanile” e questo complica l’individuazione di un minimo comune denominatore che funga da working definition per lo studio.
Nei paesi del sud Europa, ad ogni modo, la disoccupazione giovanile sembra essere stimata al 40%, una piaga che pone i giovani in una posizione di svantaggio competitivo, forzandoli ad accettare lavori poco tutelati a fronte di una costante decrescita dei posti di lavoro globalmente disponibili. Questo, nel parere del Professore, ha una influenza direttamente proporzionale sulla loro disponibilità ad unirsi a un sindacato. Più lungo il periodo di disoccupazione o precariato, minori le possibilità di una loro affiliazione. Manca la cultura del sindacato fra le giovani generazioni, e quando nella discussione è stato riportato l’esempio della best practice olandese (organizzazione sindacale degli studenti contro i prestiti scolastici) il Prof. Clark ha reagito positivamente come un esempio da seguire. Nella sua opinione, concentrarsi sulla cultura sindacale porterà molti più risultati a lungo termine che focalizzarsi su contrattazioni e rivendicazioni sindacali concrete.
Al tempo stesso, le statistiche dicono che il primo rapporto di lavoro che un giovane stringe è un lavoro universitario. Fra questi, alcuni hanno la fortuna di lavorare nel campo in cui studiano; come risultato, il primo ingaggio con i sindacati è facile e di successo (e.g. studenti di scienze infermieristiche). Ma altri sono costretti a svolgere lavori non correlati col percorso di studi (e.g. camerieri); raggiungere queste persone è estremamente difficile1. Come risultato, i sindacati “specifici” (infermieri, metalmeccanici, e.c.) hanno più successo nell’attirare i giovani rispetto alle sigle generaliste.
Conclusioni: le parole chiave sono i problemi di alloggio o la difesa di diritti fondamentali come quello allo stipendio. La più grande lacuna: la contrattazione collettiva non tiene mai in considerazione le necessità espresse dai giovani lavoratori; una distorsione dovuta al fatto che la proporzione di under 30 (e nel settore pubblico, under 40) è ai minimi storici e quindi non viene rappresentata perché non riportata da una maggioranza.
Redatto a cura di Andrea Mosca FP CGIL Nazionale
1 N.d.r. il che suggerisce che un impegno del sindacato in campo di orientamento al lavoro o di facilitatore dell’incontro fra domanda e offerta potrebbe avere degli ottimi risultati.
ETUC WEBINAR:
(HOW) WILL EUROPE PREVENT A LOST GENERATION
Il secondo seminario ETUC sulle ripercussioni della crisi COVID sulle nuove generazioni è stato aperto da una relazione di Massimiliano Mascherini (Eurofound) sui dati ad oggi disponibili.
In base a una ricerca condotta su 60.000 individui (un campione che si è ridotto a 25.000 nel secondo round, mentre un terzo sondaggio è tutt’ora in corso con circa 13.000 riscontri https://s2survey.net/eurofound/ ), gli impatti socio-economici mostrano una buona resilienza dei giovani rispetto alla crisi, ma una loro maggiore vulnerabilità rispetto alle misure restrittive implementate. Infatti, come durante la crisi del 2008/2013, sono il segmento che più ha perso posti di lavoro e sicurezza economica rispetto agli over 30. Il tasso di disoccupazione è cresciuto da marzo 2020 (14.5%) a dicembre 2020 (17.8%) molto più rispetto al resto della popolazione (da 5.5% a 6.6%), similmente agli US (7.7% a febbraio 2020, 11,2% a Ottobre 2020, con un picco di 27.7% ad Aprile). La popolazione studentesca è stata parimenti colpita con l’Online learning (DAD) che ha coinvolto più della metà di loro, di cui solo il 20% ha dichiarato che vorrebbe proseguire. Gli impatti più gravi sono però sull’eguaglianza di genere, dal momento che il tasso di disoccupazione femminile è cresciuto di più (17.9%), traducendosi in perdita della capacità di risparmio; preoccupante notare che per questa categoria il telelavoro, in controtendenza, ha portato a un peggioramento sull’equilibrio vita/lavoro.
Ha seguito la relazione di Ludovic Voet, ETUC Giovani, che ha presentato una ricerca del Sindacato sulle politiche di ripresa e il loro impatto sui giovani.
La ricerca è stata condotta coinvolgendo i sindacati europei e ad oggi ha coperto 15 nazionalità diverse. Ha registrato una generale sfiducia sulle misure adottate dai governi: più del 76% di loro non ha percepito lo sviluppo di buone-pratiche nel contrastare la pandemia e la susseguente crisi. Alcuni esempi positivi sono stati registrati in Bulgaria (con un hub dedicato agli appalti pubblici), in Francia (dove sono stati condotti importanti dialoghi con gli stakeholders), Slovenia (con opportune ispezioni sui luoghi di lavoro) e Polonia (con una iniziativa di garanzia dedicata agli under 30). Le iniziative di sostegno al reddito hanno registrato opinioni negative da tutti i fruitori, dai lavoratori autonomi alle altre categorie (lavoratori per piattaforme informatiche, NEET, irregolari, etc.). In particolare, uno dei problemi più trasversali è la mancanza dei requisiti di accesso a questi sussidi, dato che nella gran parte dei paesi sono legati all’aver lavorato stabilmente nel precedente periodo (e.g.: 26 settimane in Austria, o 18 mesi in Francia). Il Pilastro Sociale Europeo dovrebbe agire proprio su queste barriere, oltre che sul limitare il lavoro precario o garantire il diritto alla formazione, per poter migliorare davvero la situazione giovanile. D’altra parte, le iniziative legislative, contrattuali e giudiziarie sindacali stanno invece dando i loro frutti in molti paesi nel campo dei lavoratori per piattaforme come Uber o Deliveroo (Slovenia, Austria, Grecia, Spagna, Italia e Belgio), un dato positivo che può ispirare fiducia nel futuro.
Ha seguito l’intervento di Vaniya Grigorova (CL Bulgaria), incentrata sulla situazione Bulgara attuale e all’assenza di un costruttivo dibattito pubblico sull’innovazione del mercato del lavoro.
La relatrice ha riportato che la precarizzazione dei giovani è legata a doppio filo con la tendenza neoliberista e con l’assunto, spesso errato, che i giovani preferirebbero lavoro “agile” ad un lavoro “fisso”, quindi garantito. Oltre a un problema di cognizione, vi è però anche un problema di percezione del fenomeno. Secondo i dati disponibili in Bulgaria, il problema non esisterebbe perchè la disoccupazione giovanile è inferiore rispetto a quella over 29, che sta diminuendo a ritmi però più elevati (dal 13.8% del 2018 all’11.5% del 2020) rispetto a quella giovanile (dal 5.1% al 4.5% sullo stesso periodo). Tuttavia, la gran parte maggioranza dei giovani stanno lavorando in maniera irregolare, part time, stagista e simili; di conseguenza, non entrano nelle statistiche di disoccupazione. Una discussione pubblica è stata aperta sull’argomento attraverso un sito governativo (strategy.bg) aprendo a proposte per il Consiglio Nazionale di Cooperazione Tripartita (Consiglio Socio Economico – Primo Ministro – Ministro del Lavoro). Le frizioni fra sindacati e le opposte visioni hanno però portato il governo ad ignorarne le indicazioni.
Ha seguito una discussione aperta moderata da Tea Jarc, Presidente della sezione Giovani ETUC.
Redatto a cura di Andrea Mosca FP CGIL Nazionale
“Basta disinformazione e demagogia sulla pillola RU486! Ancora una volta, con la scusa di falsi timori per la salute delle donne, si vuole attaccare il loro diritto alle scelte riproduttive e all’autodeterminazione”. Con queste parole un vasto cartello di associazioni impegnate sul fronte dei diritti, insieme a Amica, Cgil e Fp Cgil, lanciano una petizione su change.org per chiedere che le donne siano libere di scegliere e che sia loro assicurata la possibilità di eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, anche in regime ambulatoriale.
“Diverse regioni governate dal centrodestra (Marche, Umbria, Lombardia, Piemonte e Abruzzo) – spiegano – si pongono in aperto contrasto con le nuove linee di indirizzo del Ministero della Salute e in molte parti del nostro Paese l’accesso all’Ivg farmacologica continua ad essere praticamente impossibile, un vero e proprio percorso a ostacoli. La sanità pubblica – proseguono i primi firmatari della petizione – deve essere laica e deve assicurare alle donne procedure moderne e basate sulle evidenze scientifiche”.
“Chiediamo un intervento del Governo e del Ministero della Salute. Deve essere assicurata a tutte le donne la possibilità di eseguire la Ivg farmacologica, anche in regime ambulatoriale. Inoltre bisogna investire sui consultori pubblici, anche attraverso un piano di assunzioni, e monitorare l’attuazione delle nuove linee guida del ministero da parte di tutti”, queste le rivendicazioni alla base della petizione.
Pubblichiamo la nota n. 0084712.U del 4.3.2021 di cui all’oggetto.
Pubblichiamo la nota n.0086011.U del 4.3. 2021 di cui all’oggetto.