Reddito di libertà: sembrerebbe essere realtà la nuova misura economica a favore delle donne vittime di violenza e in condizioni di povertà. L’istituzione di un fondo, presso l’Inps, che prevede l’erogazione di 400 euro al mese per un anno, per contribuire a provvedere a sé stesse e ai propri figli. Un Reddito che viene riconosciuto alle donne per le quali la condizione di bisogno viene dichiarata dal servizio sociale.
È un pezzo del percorso per il riconoscimento delle condizioni delle vittime di violenza; un passo fatto – anche se non determinante – verso la rinascita delle donne che provano a dare un futuro a sé stesse e ai propri figli, per la loro indipendenza e autonomia.
Sappiamo bene come la povertà e la dipendenza economica rendano ancora più difficile il quotidiano per le vittime di violenza. Le difficoltà a denunciare, a intraprendere un percorso per sfuggire da una vita pericolosa, aumentano con il diminuire delle possibilità economiche.
L’indipendenza economica e la violenza sulle donne sono spesso due facce della stessa medaglia. L’occupazione femminile, specie nel nostro paese, vede numeri molto bassi, e anche quando le donne lavorano spesso si trovano a svolgere mansioni poco pagate.
Un sondaggio condotto da ISPSOS nel gennaio 2021, per conto di WeWorld, ha analizzato gli effetti della pandemia, tra le altre cose, su eventuale cambiamento di reddito femminile (individuale) e familiare e mutamento del benessere proprio e dei figli/e. Dal sondaggio emerge un quadro preoccupante per la condizione economica delle donne italiane nell’era Covid19: 5 donne su 10 dichiarano una diminuzione delle proprie entrate economiche e si evidenzia come la pandemia ha inciso trasversalmente sia sulle donne occupate con figli che sulle donne non occupate con figli. Per entrambe le categorie, la quota di donne le cui entrate economiche si sono ridotte di più del 50% a causa della pandemia è del 60%, raggiungendo il 63% per le donne non occupate con figli piccoli (tra 0-13 anni). Naturale conseguenza di questa instabilità economica è la dipendenza delle donne dalla famiglia o dal partner, più di 4 donne su 10 dipendono economicamente in misura maggiore rispetto al passato.
Finalmente certificato il Fondo Risorse Decentrate 2021
Accordo sui passaggi orizzontali: fumata molto grigia
Oggi finalmente abbiamo chiuso l’accordo sul Fondo 2021. Come ogni anno c’è stata la solita rincorsa affannosa alle scadenze dell’esercizio finanziario a causa dei tempi immani che gli organi di controllo si prendono per la certificazione. Ricordiamo: noi abbiamo siglato l’accordo il giugno scorso, lo stesso ha avuto dei rilievi nel mese di agosto, l’Amministrazione ha risposto con estrema sollecitudine ma l’esito è faticosamente arrivato all’ultimo minuto utile ad evitare il rinvio dei pagamenti all’anno prossimo.
Un accordo importante perché rivaluta gli importi delle turnazioni in maniera significativa, raddoppia gli importi disponibili per i progetti locali, istituzionalizza l’indennità di direzione per i funzionari che dirigono Archivi e Biblioteche, mette a disposizione risorse aggiuntive funzionali ai progetti di riorganizzazione e salvaguarda le prerogative sindacali a livello nazionale e locale.
Adesso la palla passa al cedolino unico: la DG Bilancio ha fatto una Circolare di ricognizione preventiva ai fini della pubblicazione dei decreti di riparto, occorre verificare che tali adempimenti siano stati effettuati dagli uffici periferici al fine di consentire il pagamento delle somme dovute con i cedolini di novembre e dicembre ed invitiamo i nostri delegati a verificare il puntuale rispetto di queste scadenze. Sono immediatamente disponibili le risorse per i nuovi progetti locali (39 milioni di euro) che potranno essere contrattati a livello locale entro 45 giorni dall’emanazione del relativo decreto di riparto.
Non possiamo che esprimere soddisfazione per questi risultati, frutto di un lungo e articolato lavoro sul tavolo nazionale che certifica una attenta gestione dei fondi a disposizione dei lavoratori ed una tenuta del fondo che ha resistito in modo brillante a tutte gli interventi normativi che ne hanno limitato la tenuta tramite la previsione del tetto contabile non superabile.
Un accordo che ci consente di affrontare in modo sereno la nuova stagione contrattuale, dove potranno intervenire auspicabilmente le novità derivanti dal nuovo CCNL, in particolare lo sblocco delle progressioni economiche e l’eliminazione del tetto contabile al Fondo.
Passaggi orizzontali
Purtroppo non possiamo dire lo stesso per l’accordo sui passaggi orizzontali. Che a questo punto è ad un passo dal naufragio. L’amministrazione ci ha presentato una nuova proposta che, a nostro avviso, ha recepito tutte le richieste avanzate nella riunione precedente, in particolare lo scambio che è avvenuto tra l’eliminazione delle tabelle e la proposizione dell’attualità nello svolgimento delle mansioni, peraltro temperata, nell’ultima proposta, con un richiamo temporale ai sei mesi precedenti la stipula dell’accordo stesso. Questo non è stato sufficiente a superare le perplessità da parte di alcuni dei nostri colleghi. Posizioni più che legittime, che certamente non mettono in discussione lo spirito unitario che ha sempre ispirato la nostra azione, ma che noi non condividiamo, sulla base delle valutazioni che già abbiamo fatto e che riguardano in primis il carattere ultroneo dell’accordo rispetto all’esercizio di un diritto individuale, che è quello di ottenere, alle condizioni previste, il passaggio orizzontale. Per tale motivo noi abbiamo dichiarato la nostra adesione all’accordo ma lo stesso non riceve l’assenso della maggioranza del tavolo sindacale e quindi non riteniamo che sia nelle condizioni di entrare in vigore. In sostanza noi non vediamo spazi per ulteriori modifiche a meno che non si ritorni al testo dell’accordo dell’agosto scorso, con tutte le problematiche che abbiamo verificato, ovvero tabelle non corrispondenti alla realtà e posizioni di scostamento mansioni non rilevate, nonché una forte tendenza a comprimere i numeri. La proposta odierna non può avere l’ambizione di risolvere annosi problemi ma semplicemente di mettere un punto all’utilizzo disinvolto del personale e riconoscere a chi svolge mansioni differenti la possibilità di passaggio. Per cui francamente non comprendiamo: è del tutto evidente che nello schema proposto oggi alcuni criteri non si possono bypassare, ovvero l’attualità e la certificazione delle mansioni svolte da parte del dirigente sulla base di una ricognizione degli atti di ufficio.
Vogliamo infine sottolineare che questo irrigidimento su posizioni non conciliabili rischia seriamente di affossare tutto il percorso negoziale intrapreso e di relegare la materia al solo contenzioso individuale. Ci auguriamo pertanto che ci sia una riflessione adeguata, noi restiamo sempre disponibili anche ad ulteriori mediazioni, se si dovessero rendere necessarie e percorribili. Altrimenti prenderemo atto della volontà maggioritaria sul tavolo e, anche se tale criterio non viene applicato alla contrattazione integrativa, restiamo rispettosi dei principi di rappresentatività democratica seppur confermando la nostra convinta adesione all’accordo.
In allegato vi trasmettiamo i testi degli accordi. Per quanto riguarda le tariffe turnazioni, le stesse sono state riportate, per espressa richiesta degli organi di controllo, con una quantificazione oraria e suddivisa per le fasce economiche. L’importo orario va moltiplicato per le ore previste per i cicli di turnazione per ottenere l’importo complessivo.
Vi terremo naturalmente informati sugli eventuali ed auspicabili sviluppi.
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale MIC
Nella mattinata di oggi l’Aran ha presentato una nuova proposta sui differenziali stipendiali di importo più elevato rispetto a quella precedente e chiarendo meglio l’ipotesi di funzionamento del nuovo sistema.
Nelle prossime ore l’Agenzia provvederà ad inviarci alcuni dati relativi al potenziale di crescita retributivo del nuovo sistema per il personale già in servizio.
Resta per noi inteso che qualunque ipotesi di soluzione, oltre che individuare un importo dei differenziali adeguato, deve far riferimento al necessario rifinanziamento dei fondi per la contrattazione integrativa, al fine di rendere le opportunità che il nuovo sistema offre esigibili per tutti gli enti e le amministrazioni del comparto.
Il tavolo è stato aggiornato a giovedì 11 novembre.
Pubblichiamo il resoconto a seguito dell’incontro riguardo il lavoro agile, durante tale incontro sono state fatte richieste il merito la fase finale del corso Capo Squadra decorrenza 2020
Le scriventi Organizzazioni Sindacali, si ricorda, sono state convocate per il prossimo 15 novembre
al fine di definire i criteri di pagamento del Fondo Risorse Decentrate relativo agli anni 2020 e 2021.
On.le Anna Macina
Sottosegretario alla Giustizia
Dott. Raffaele Piccirillo
Capo di Gabinetto
e per conoscenza
Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria
Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione
Dott. Lucio Bedetta
Direttore Generale del bilancio e della contabilità
Dott. Bernardo Petralia
Capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
Dott. Massimo Parisi
Direttore Generale del personale e delle risorse
Dott.ssa Gemma Tuccillo
Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità
Dott. Giuseppe Cacciapuoti
Direttore Generale del personale, delle risorse
e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile
Dott. Renato Romano
Direttore Generale degli Archivi Notarili
Considerata la rilevanza e la complessità della materia, CGIL CISL e UIL, al fine di consentire alle
delegazioni trattanti di affrontare con profitto il confronto, chiedono, ai sensi della disciplina di legge
e di contratto vigente, che sia trasmessa con congruo anticipo alle Organizzazioni Sindacali stesse,
legittimate alla trattativa, la documentazione contabile relativa alla composizione del Fondo (parte
fissa e parte variabile) nonché una prima proposta di accordo predisposta dalla parte pubblica.
Confidando in un positivo riscontro, si porgono distinti saluti.
Roma, 9 novembre 2021
FP CGIL CISL FP UIL PA
Russo/Prestini Marra Amoroso
Pubblichiamo la nota di convocazione inviata alle OO.SS. per l’incontro in presenza con il ministro Lamorgese
Pubblichiamo il decreto e l’avviso emanato dalla Direzione Centrale per gli Affari Generali in merito l’esame finale del concorso Capo Squadra decorrenza 2020
Straordinaria riuscita dello sciopero dei lavoratori dei Servizi Ambientali, con un’adesione media che si attesta al 90% ma con punte del 100% in tantissime aziende di tutto il Paese. I circa 100 mila addetti del settore hanno, infatti, incrociato le braccia oggi e partecipato in tanti ai 100 presidi territoriali per rivendicare il diritto al rinnovo di un contratto scaduto da oltre due anni. A darne notizia sono Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel che fanno sapere come, la giornata di oggi, “segna solo una tappa di un percorso che andrà avanti, intensificandosi, nelle prossime ore, a partire dalla giornata di mercoledì 10 novembre quando con l’Attivo nazionale unitario in programma decideremo insieme lo sviluppo di questa mobilitazione”.
Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel puntano il dito contro le associazioni datoriali, Utilitalia per la parte pubblica, Confindustria Cisambiente e Fise/Assoambiente per quella privata, insieme alle tre centrali cooperative, Agci, Confcooperative e Legacoop, “responsabili della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore”. Per i sindacati, inoltre, “bisogna rinnovare rapidamente il contratto scaduto a questi lavoratori, soprattutto dopo il servizio svolto nel corso della pandemia”.
Nel merito, respingendo le provocazioni delle parti datoriali, Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel rivendicano: “Il contratto nazionale unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali attraverso un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro e dei processi di formazione continua; miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale; perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti; esigibilità contrattuale della clausola sociale; accordo economico che tenga conto delle percentuali inflattive degli effetti sul costo della vita degli aumenti delle materie prime, che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità legate alle effettive prestazioni”. Con queste rivendicazioni, concludono, “la giornata di oggi è la tappa di un percorso, il nostro impegno proseguirà, intensificandosi, già a partire dalle prossime ore. Abbiamo un solo obiettivo: il rispetto per i lavoratori del diritto al rinnovo del contratto”.
L’ENNESIMA FIGURACCIA
Nei giorni scorsi il Tribunale di Firenze si è nuovamente pronunciato, stavolta con sentenza di primo grado, su quanto accaduto qualche anno fa presso l’ispettorato del lavoro di Firenze. Ricordiamo che nell’Ottobre del 2019 il Tribunale di Firenze emanava un decreto, con cui imponeva all’Ispettorato la disapplicazione parziale degli ordini di servizio locali relativi all’orario di lavoro, attraverso i quali si era operata una discriminazione collettiva ed indiretta ai danni dei dipendenti genitori di figli in tenera età e condannava il medesimo Ispettorato anche a un risarcimento economico in favore della Consigliera Regionale di Parità Toscana, che aveva promosso il ricorso nell’ambito delle prerogative riconosciutele per legge.
Non contenta della figuraccia rimediata – il decreto ebbe risalto nazionale, non solo per la singolarità della questione dedotta, ma soprattutto perché il ruolo di convenuto/condannato era toccato proprio a INL, l’Ente chiamato a vigilare anche sulle discriminazioni di genere – l’Amministrazione pensò di presentare opposizione al decreto.
Risultato? L’ennesima figuraccia: il Tribunale di Firenze ha emesso sentenza confermativa della discriminazione collettiva operata con quegli ordini di servizio e confermativa anche del risarcimento del danno in favore della Consigliera. Ha poi ribadito espressamente l’inadempienza dell’Ispettorato del Lavoro in relazione alla mancata applicazione delle flessibilità ulteriori sancite dall’art. 26, co. 4 del CCNL delle Funzioni Centrali.
Ci chiediamo, a questo punto retoricamente: tutto questo era inevitabile?
Era inevitabile ostinarsi a mantenere indenni i procedimenti disciplinari che avevano avuto origine proprio da quegli ordini di servizio discriminatori e passare così dalla discriminazione indiretta a quella diretta?
Era inevitabile emanare atti comportanti una discriminazione collettiva?
Era inevitabile arrivare al decreto giudiziale con cui si ingiungeva di rimuovere quegli atti?
Era inevitabile, dopo il decreto, fare opposizione per ricevere quest’ulteriore schiaffo, che lede l’immagine di un Ente che dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori e invece ha violato anzitutto quelli dei propri dipendenti, particolarmente quelli dei dipendenti genitori di figli piccoli?
Era inevitabile l’esborso di soldi pubblici per risarcire danni non patrimoniali?
Visto che all’Amministrazione piace così tanto parlare e scrivere di valutazione, ci chiediamo un po’ meno retoricamente: qualcuno ha valutato i comportamenti di chi ha posto in essere quei comportamenti discriminatori? E i comportamenti di chi dalla DC Risorse Umane invitava a violare apertamente il CCNL delle Funzioni Centrali, emanando pareri per fare in modo che non fosse applicato sui territori l’art. 26., co. 4, immaginando una riserva di contrattazione integrativa nazionale inesistente?
Quis custodiet ipsos custodies? È una regola democratica che nessuno possa essere al di sopra delle regole e che anche i sorveglianti vadano sorvegliati.
Di tutto questo chiediamo, ora, conto.
Roma, 5 novembre 2021
Il coordinatore nazionale FP CGIL INL
Matteo Ariano
Pubblichiamo la nota unitaria dei Coordinamenti regionali Fp Cgil VVF e Uil Pa VVF, in merito la gestione della didattica e dell’organizzazione del polo didattico Sicilia, a seguito dei casi di positività al COVID 19