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16 Gennaio 2021

Anticipo Tfs/Tfr: a distanza di due anni un meccanismo burocratico, farraginoso (e poco conveniente, per lavoratori e banche) affossa la misura introdotta con Quota 100. “La toppa per ovviare al sequestro delle indennità dei lavoratori è stata peggiore del buco”.

 

L’anticipo del Tfs/Tfr per i lavoratori pubblici, a distanza di due anni dalla norma che lo ha previsto, si rileva nei numeri un vero e proprio fallimento. Quota 100, approvata nel gennaio del 2019, prevedeva infatti la possibilità per pensionati e “pensionandi”, giunti a questa agognata media per vecchiaia, anzianità di servizio e, soprattutto, per l’anticipo frutto del combinato disposto 62 anni di età e 38 di contributi, di richiedere alle banche fino a 45 mila euro di prestito agevolato, da restituire una volta sbloccata la propria indennità di fine rapporto.

Una misura introdotta anche per anticipare i temi di incasso di quanto dovuto ai lavoratori, che rischiano di aspettare anche diversi anni per ricevere la loro liquidazione, specie per chi usufruisce di quota 100 e che difatti deve aspettare di maturare il raggiungimento dell’età di pensionamento per poter ottenere la sua indennità.

Soltanto in estate sono arrivati il regolamento e l’accordo quadro con l’Abi, l’associazione delle banche, per erogare l’anticipo e a metà novembre la circolare Inps che ha dato il via alle domande. C’è voluto ancora un mese perché arrivassero le informazioni anagrafiche del Fondo di garanzia che assiste i prestiti e solo l’11 dicembre l’Abi ha diffuso una circolare agli associati spiegando la procedura e auspicando una “ampia e tempestiva adesione all’iniziativa da parte delle banche”.

Come ricostruito da ‘La Repubblica’, per ricevere l’anticipo bisogna rivolgersi agli istituti convenzionati, di cui è dato un elenco pubblico sul portale del Dipartimento della funzione pubblica. Ma delle tredici banche inizialmente segnalate, ben nove si sono sfilate. “Il meccanismo non funziona: la toppa per ovviare al sequestro delle indennità dei lavoratori è stata peggiore del buco”, spiega Claudio Tosi che per la Funzione Pubblica Cgil segue il tema previdenziale, aggiungendo che: “Evidentemente le banche non trovano sufficientemente remunerativo il servizio, che invece richiede molto lavoro a livello burocratico”, aggiunge. Il meccanismo risulta infatti essere abbastanza farraginoso, una procedura che può richiedere anche fino a sei mesi per poter ricevere quanto spetta, pagandoci allo stesso tempo un interesse. “Non certo un buon affare per chi va in pensione e non aspetta altro che ricevere quel che gli spetta”.

 

Su questo punto, come sul complesso delle materie previdenziali, la Fp Cgil ha lanciato negli scorsi mesi un servizio di consulenza gratuita dal titolo ‘Fp Consult’. Un servizio, ideato e realizzato dalla Fp Cgil, che sta registrando un notevole successo mettendo a disposizione uno sportello per aiutare ad orientarsi sul sistema previdenziale. Come? Richiedendo un appuntamento telefonico con i nostri esperti, che risponderanno alle tue domande.

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