Cara Giorgia,
Sono una donna e sono un medico che da 15 anni lavora in Pronto Soccorso.
L’ho scelto io e fino a qualche tempo fa pensavo di non poterne fare a meno.
Perché il mio, prima che un lavoro, é una passione, quasi una missione.
Da qualche mese, pero, qualche dubbio sul fatto di restare a lavorare in un PS o no ce l’ho.
E i dubbi ce l’ho per tanti motivi:
Mi sento sola! Il Pronto Soccorso è diventato una trincea e le “truppe” sono sempre più esili. Intorno a me continuo a vedere colleghi che scelgono di andare via e di abbandonare il Servizio sanitario nazionale per approdare nel privato.
Mi sento stanca! Perché non posso riposare quando ne avrei il diritto. Accumuliamo ore di straordinario non pagato e giorni di ferie di cui non riusciamo a usufruire.
Mi sento presa in giro! Perché mi capita di lavorare con colleghi “gettonisti” che prendono 1.000 euro a turno facendo arricchire cooperative di dubbi natura. Il processo di cura presuppone empatia, competenze, approcci multidisciplinari, continuità assistenziale: che processo di cura possiamo garantire con medici che oggi coprono un turno a Torino, domani a Vicenza e dopodomani a Frosinone?
Mi sento imbarazzata! Perché mi trovo a giustificarmi e a scusarmi con i familiari di tutti quei pazienti, in special modo anziani e fragili, che aspettano una settimana un posto letto in barella in corridoio perché non c’è capienza negli ospedali, per una politica orba di tagli di posti letto oltre che di personale.
Mi sento umiliata! Perché vengo minacciata e maltrattata dai pazienti e dai loro familiari per le attese sempre più lunghe e a volte mi sento anche intimorita, sempre più spesso a dire il vero
Mi sento arrabbiata! Perché noi professionisti siamo estromessi da qualsiasi processo clinico-organizzativo. Siamo ridotti ad anelli di una catena di montaggio che bada solo al numero delle prestazioni e ha perso di vista l’umanizzazione delle cure che è rimessa solo alla buona volontà di noi operatori sanitari.
E poi il nostro non è neanche considerato lavoro usurante!
Non vi perdonerò mai di aver reso insopportabile e faticosissimo esercitare la professione più bella del mondo. I concorsi banditi per il Pronto Soccorso vanno deserti e questo è inaccettabile: avete reso la nostra professione non più appetibile per nessuno.
Ma nonostante questo sento di volerci ancora stare dentro a questo nostro Servizio sanitario nazionale. Non mi arrendo. Non mi voglio arrendere. Per me, per tutti i lavoratori, per tutti gli utenti.
Ma ho bisogno di voi cittadini, più che di voi politici, che in realtà non siete altro che cittadini che scelgono una missione esattamente come la mia, per non perdere questo spirito che ancora mi anima. Abbiamo bisogno di supporto da parte di tutti voi!
Scendiamo in piazza insieme per difendere un Servizio sanitario nazionale che adesso è in grandissima sofferenza e che, grazie a politiche immorali, potrebbe scomparire da un momento all’altro. Come si può immaginare di trovare chiuse le porte del Pronto Soccorso, che è l’unico approdo che accoglie tutti, senza alcuna distinzione di sesso, razza, stato socio economico, 24 ore su 24?
Noi ci siamo per tutti, ma voi tutti dovete esserci per noi!
Caterina, Medico di Pronto Soccorso