La grande beffa del lavoro a distanza
Dopo una lunga e faticosa negoziazione siamo riusciti il mese scorso a sottoscrivere l’accordo per la regolamentazione del lavoro a distanza, un accordo che noi riteniamo, anzi ritenevamo, innovativo e in gran parte foriero di buone novità organizzative per questo disastrato ministero dove l’unica spinta alla innovazione organizzativa sembra arrivare solo dalle parti sociali. Invece, fatta la legge trovato l’inganno, come nella migliore tradizione della commedia all’italiana: buona parte delle Direzioni Generali, interpretando secondo i propri comodi l’accordo, decidono di ridurre le giornate di lavoro agile a 5 mensili, con la significativa eccezione della DG Musei che invece le ha ridotte a 4 per effetto della “carenza di organico”. L’accordo, è bene ricordarlo prevede un massimo di 8 giornate mensili, non sulla base delle paturnie dirigenziali, ma valutando le effettive necessità organizzative, ovvero quali sono le attività che possono essere remotizzate. Incrociando queste necessità con le esigenze dei lavoratori nell’ambito del rapporto regolatorio individuale che deve essere declarato in un accordo scritto. Insomma, le Direzioni Generali, che dovrebbero valutare l’impatto organizzativo del lavoro a distanza, ricomprendendo in questo tutte le forme di lavoro da remoto contenute nell’accordo, si limitano a disposizioni generali che ricalcano la famosa direttiva dell’ex Segretario Generale, semplificando il tutto con disposizioni generali che mortificano lo spirito dell’accordo, la stessa normativa di riferimento, il CCNL e persino la loro capacità di organizzare il lavoro. Perché sembra che ancora non si sia compreso bene quali sono le reali finalità di questa innovazione organizzativa che viene trattata alla stregua di una concessione molto poco generosa nei confronti dei lavoratori di 5 giorni al mese, elevabili, bontà loro, a 8 solo nei casi di eccezionale e documentata necessità.
In tale contesto il lavoro a distanza sembra essere destinato ad una chimera ad esempio nella fruizione del coworking per non parlare del telelavoro domiciliare. Mentre il lavoro agile, nella testa dei pregiatissimi direttori generali, sembra una concessione di un giorno di vacanza settimanale in una condizione di carenza degli organici e non un giorno dove il lavoratore si organizza autonomamente ed assolve ad un carico lavorativo, coerente con l’impegno orario, assegnato dal dirigente che opera una verifica sul suo espletamento seconde le forme previste dal rapporto di lavoro. Il fatto che queste disposizioni siano venute dalle Direzioni Generali è, inoltre, un preciso segnale verso la periferia che, vedrete, si adeguerà in massa a queste indicazioni strumentali.
Di conseguenza siamo di fronte ad una gigantesca presa in giro che di fatto sterilizza un paziente lavoro negoziale durato mesi, con una palese mancanza di rispetto verso le Organizzazioni Sindacali e tutto questo non può certamente rimanere impunito. Abbiamo unitariamente inviato le nostre rimostranze con la nota pubblicata stamane e ci aspettiamo risposte concrete, a partire dalle disposizioni che la stessa Direzione Organizzazione adotterà nei confronti dei propri dipendenti, nonché dagli opportuni chiarimenti che si dovranno fornire ai dirigenti riottosi. In caso contrario, come abbiamo scritto insieme a CISL e UIL, per noi l’accordo non esiste ed in tal caso, laddove non c’è l’accordo c’è il conflitto da riprendere esattamente dal punto in cui, alla fine dell’estate scorsa, lo avevamo sospeso.
La Commissione Elettorale sparita.
Ci sono arrivate vocine su un rinvio di 15 giorni dello spoglio dei voti a seguito della consultazione democratica che si sta svolgendo in questi giorni per rinnovare i rappresentanti dei lavoratori in seno al Consiglio Superiore. Tutto questo, pare, dovuto ad impegni inderogabili dei membri designati a tale ingrato compito. Qualora queste voci fossero confermate, e noi ci auguriamo vivamente che non lo siano, ci troveremo di fronte ad il paradosso di un risultato elettorale ingessato in attesa della disponibilità di una Commissione elettorale costituita ad hoc. Questo per significare l’interesse genuino verso le procedure democratiche, il cui esito, considerato il voto espresso on line, può essere tranquillamente certificato nel giro di qualche ora. Vedremo e anche su questo faremo le opportune valutazioni.
Infine noi attendiamo con interesse l’annunciato e ancora non programmato incontro con il nuovo ministro, anche per conoscere quali misure intende attuare per risollevare le sorti di un ministero martoriato dai tagli e dalle inenarrabili carenze, considerato che nel disegno di legge stabilità non ci pare di cogliere alcun segnale in questa direzione, anzi. La lista della spesa si fa ogni giorno più lunga e i ritardi che stiamo registrando sulle programmate nuove assunzioni non ci rendono certamente più ottimisti.
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale MIC