LA RIFORMA
DEI CONSORZI INDUSTRIALI ABRUZZESI
Ruolo e funzioni dei consorzi ed enti di sviluppo industriale dell’Abruzzo, per un moderno e compatibile sviluppo del territorio e dei sistemi economici locali
I sessantacinque consorzi industriali attualmente operativi in Italia nascono negli anni ’50 come strumento pubblicistico per la gestione delle aree produttive.
Progressivamente hanno visto crescere la loro importanza, e oggi in moltissimi casi, si candidano ad essere poli generatori delle condizioni necessarie per il rafforzamento competitivo delle imprese locali e per l’insediamento di nuove attività ad alto potenziale di sviluppo.
La materia è stata approfondita in un recente convegno promosso dalla Ficei il 9 Dicembre a Roma.
In quella occasione diversi autorevoli studiosi e rappresentanti del Governo si sono confrontati sul tema dei consorzi, della loro mission, dei probabili percorsi evolutivi e del loro futuro.
Sono state anche rappresentate esperienze virtuose realizzate in varie regioni sia al nord che al sud.
Qualche mese prima la FP CGIL in un convegno svolto a Matera aveva posto l’accento sull’insopprimibile funzione dei Consorzi.
A questo proposito il presidente emerito della Corte Costituzionale il prof. Piero Alberto Capotosti, in più occasioni ha ipotizzato una “seconda giovinezza dei consorzi” i quali, equiparati sotto il profilo funzionale ai distretti industriali dalla legge n. 266 del 2005, possono ormai essere considerati a pieno titolo di rilevanza primaria ai fini della politica di sviluppo economico del paese.
Questa tesi coincide pienamente con le conclusioni del nostro convegno in basilicata.
Aggiungo, con molto realismo e senza difese di ufficio, che la seconda giovinezza dei Consorzi va accompagnata e sostenuta da una necessario processo di riforma, un serio lifting per dare armonia e contorni innovativi ai Consorzi.
Noi la pensiamo cosi, siamo aperti e disponibili, a partire da qui, e oggi, a confrontarci con tutte le parti che compongono i consorzi:
Con Regione, Provincie, Comuni e gli altri Enti pubblici e privati e le Associazioni imprenditoriali, le banche, le finanziarie e gli Istituti di Credito Speciale, gli Enti Fieristici, le Comunità Montane e con tutte le realtà previste dagli statuti consortili.
Con la stessa chiarezza e forza, voglio ribadire che non siamo d’accordo a ipotesi di destrutturazione e soppressione dell’esperienza dei consorzi.
Voglio ribadirlo in premessa, anche in considerazione delle molteplici dichiarazioni dell’Assessore Alfredo Castiglione, il quale nel preannunciare una legge quadro per l’industria, da per certo la creazione di Cluster o poli di innovazione, con il conseguente scioglimento dei Consorzi Industriali.
Dello stesso avviso è la Confindustria Abruzzo, infatti in una lettera aperta a Chiodi e Castiglione del Maggio scorso ( riporto testualmente), si apprezza la più volte dichiarata volontà dell’attuale Governo regionale di voler pervenire in tempi brevi ad una ridefinizione degli strumenti normativi ed operativi in campo economico e industriale, iniziando proprio da un energico intervento sui Consorzi Industriali volto, attraverso uno specifico commissariamento, alla loro messa in liquidazione e, quindi, a una radicale riforma della gestione delle aree industriali.
In questa ottica, Confindustria Abruzzo, condividendone le finalità, esorta il Governo Regionale a voler pervenire al più presto alla nomina dei nuovi Commissari di tutti i sette Consorzi industriali abruzzesi, portando a termine, così, quanto già lodevolmente avviato nelle settimane scorse.
Naturalmente, questa esortazione è accompagnata dalla altrettanto ferma richiesta che il commissariamento sia accompagnato da precise ed inderogabili indicazioni circa tempi e modi della messa in liquidazione dei Consorzi Industriali, tali da assicurare che non venga a perpetuarsi ancora una volta, e a tempo indefinito, una gestione a valenza politica dei Consorzi industriali, incapace di rispondere alle esigenze poste dalle imprese abruzzesi.
Nel mese di Luglio 2009 la Regione nomina ben 19 Commissari, tutti funzionari della Regione, a capo delle Aziende ed Enti della Regione ( Arta ambiente, Aptrturismo, le tre aziende ADSU (università), le cinque Ater , l’Arit;Arssa ( agricoltura), Agenzia Sanitaria ) ivi compresi 6 dei 7 Consorzi Industriali.
La CGIL ha sempre sostenuto la necessità del riordino e della modernizzazione dei consorzi industriali, ciò vale anche per i sette Consorzi abruzzesi ( Sangro, Vastese, Avezzano, L’Aquila, Sulmona, Teramo, Chieti-Pescara),che presentano una situazione estremamente diversificata.
Si va da realtà che funzionano e funzionano bene, con i bilanci in attivo, come il Sangro, a veri e propri disastri economici e gestionali, come la Val Pescara, cui la risposta giusta sarebbe la liquidazione coatta amministrativa.
La Regione ha deciso di commissariare tutti i consorzi industriali (L’Aquila esclusa) per poi procedere alla loro liquidazione.
Non sappiamo valutare la portata di questa operazione, perché la Regione non ha illustrato la riforma che vuole realizzare, anche se per accenni a mezzo stampa si fa spesso riferimento ai “cluster” ed ad altre alchimie organizzative, per altro non nuove.
Per l’immediato, il commissariamento degli Enti e Aziende regionali, etichettato dal Presidente Chiodi ” piano anti sprechi” ha prodotto il blocco delle iniziative e delle funzioni istituzionali anche dei consorzi funzionanti, con pesanti ricadute e disfunzioni laddove i consorzi svolgevano un ruolo utile, ora inibito, peggiorando la situazione che si voleva, almeno a parole, migliorare.
Tra i problemi, va segnalato, il blocco del sistema finanziario dei consorzi per la realizzazione delle programmate opere infrastrutturali, il blocco dell’attività degli impianti di depurazione e di trattamento delle acque, la sospensione delle attività di assegnazione e di cessione alle imprese dei lotti di terreno, solo recentemente la Regione ha cercato di mettere riparo, ma solo parzialmente a questo stato di cose.
A questo punto, approfittando anche della presenza del Presidente della FICEI voglio richiamare a memoria seppur in termini sintetici la genesi dei Consorzi.
I Consorzi di Sviluppo Industriale sono soggetti che hanno lo scopo di favorire il sorgere di nuove iniziative industriali e artigianali, nell’ambito del territorio di competenza, nonché di svolgere attività di propulsione per il potenziamento delle attività esistenti e di promozione e programmazione dello sviluppo economico-produttivo.
Essi organizzano gli ambiti territoriali di rispettiva competenza, in funzione dell’attrazione e promozione di imprese industriali, artigianali e commerciali e dei servizi strumentali.
I Consorzi sono Enti pubblici economici a struttura associativa, cui possono partecipare soggetti pubblici e privati rappresentativi della società civile , sono dotati di piena autonomia statuaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria.
Analizzando le coordinate costituzionali e legislative che costituiscono la griglia di inquadramento dei Consorzi, voglio sottolineare che essi sono qualificati dall’articolo 36 della legge 317/1991 come Enti pubblici economici.
Nel diritto Italiano, un ente pubblico economico è un ente pubblico che è dotato di propria personalità giuridica, proprio patrimonio e proprio personale dipendente, il quale è sottoposto al rapporto d’impiego di diritto privato.
Essendo separato dall’apparato burocratico della pubblica Amministrazione può adattarsi più facilmente ai cambiamenti del mercato, anche perché hanno ad oggetto esclusivo o principale l’esercizio di un’impresa commerciale, inoltre, devono iscriversi nel registro delle imprese.
Rimane tuttavia il legame con la pubblica Amministrazione in quanto gli organi di vertice sono nominati in tutto o in parte dai ministeri competenti per il settore in cui opera l’ente; ai detti ministeri spetta il potere di indirizzo generale e di vigilanza.
Essendo poi Enti a dimensione territorialmente definita, categoria concettualmente ben distinta dagli enti locali, essi afferiscono alla sfera regionale, come disposto dal DPR 616/1977 e dalla più recente modifica del capo 5° della Costituzione.
Quindi, per dirla con il Prof. Amorosino, ” poiché le funzioni dei consorzi riguardano due materie :
– lo sviluppo economico;
– il governo del territorio
le competenze legislative sono duplici e riguardano lo stato e le regioni. Trattasi quindi di un regime legislativo concorrente con quello statale e non esclusivo cioè residuale come dicono i dotti della materia.
Di conseguenza si devono ritenere vigenti i principi generali desumibili dalla legislazione statale relativi:
– sia alla piena utonomia dei consorzi “correlata alla loro natura di enti pubblici economici imprenditoriali, che concorrono alla organizzazione e sviluppo del sistema-territorio”;
-sia “alla limitazione dei poteri d’ingerenza delle regioni nella loro organizzazione e attività”.
D’altronde la qualificazione dei consorzi industriali come oggetto di legislazione concorrente, con la conseguente riserva allo Stato della normazione di principio, ha due scopi:
– da un lato uniformare le politiche regionali agli indirizzi statali,
– dall’altro frenare la diffusa tendenza delle regioni a considerare i consorzi come enti sottordinati ad autonomia limitata.
Le leggi statali di indirizzo per le regioni dovrebbero avere, in questo senso, il compito di fornire una cornice, robusta ma leggera, entro la quale si dispiegherebbe l’autonomia creativa dei consorzi industriali.
E ciò al fine, per usare ancora le parole del prof. Amorosino, di “non ingabbiare ma, anzi, esplicitamente favorire l’evoluzione già in corso ‘per linee interne’, in molte realtà, delle funzioni dei consorzi.
La nuova vocazione imprenditoriale si dispiega, infatti, in direzioni inedite: dalla finanza immobiliare o di progetto, alle attività formative, all’offerta di locations per i parchi tecnologici o di servizi rari e avanzati alle imprese, soprattutto mediante le reti immateriali. Un’evoluzione che vede e vedrà sempre di più, insomma, i consorzi “come soggetti attivi del marketing territoriale”.
Dal Convegno di Matera abbiamo posto alcune questioni di natura esiziale, condivise anche dal Presidente della FICEI Dott. Andrea Ferroni, che voglio qui ribadire e riassumere:
Per un malinteso federalismo, le Regioni hanno legiferato (approfittando di un in mancato aggiornamento del dispositivo regolamentare statale) con lo scopo di piegare il ruolo dei consorzi alla funzione enti i strumentali, limitandone ruolo e autonomia.
Questo coacervo di leggi, ha aperto diatribe istituzionali con innumerevoli ricorsi ai Tar- Consiglio di stato- corte costituzionale, circa le ragioni di costituzionalità delle leggi regionali.
Assume carattere di urgenza quindi, la definizione di una norma quadro nazionale che metta in congiunzione la facoltà legislativa delle regioni per un coerente ed ordinato quadro ordinamentale dei consorzi Industriali.
La normazione statale di indirizzo per le Regioni, dovrebbe contenere, secondo noi, precisi ed ineludibili riferimenti :
– Allo status dei consorzi – Ente pubblico economico;
– All’autonomia statuaria, organizzativa,amministrativa ed economica- finanziaria;
– Alla configurazione dei Consorzi- come soggetti attivi del marketing territoriale;
– Alla Capacità imprenditoriali da estrinsecarsi mediante norme diritto privato,non soggetto al controllo della corte dei conti, ma oggetto di verifica di società di revisione aderenti alla CONSOB;
– All’ampliamento delle normali attività dei consorzi in direzione della promozione della ricerca scientifica e tecnologica applicata allo sviluppo delle imprese;
– Alla partecipazione e promozione con enti pubblici e privati ad accordi, contratti, patti e a forme convenzionali o societarie previste dall’ordinamento;
– A limiti e competenze della legislazione regionale- controlli sul regolare funzionamento degli organi, la rispondenza dei programmi di attività agli indirizzi regionali, in particolare ove sia previsto il concorso finanziario della regione all’attività consortile.
Dal nostro convegno, abbiamo inoltre denunciato un comportamento autoritario delle Regioni, un vulnus sul piano delle relazioni sindacali.
Le OO. SS. non hanno avuto alcuna possibilità di interloquire con le Regioni sulle linee strategiche di riforma del settore, la Regione Abruzzo ne è un esempio, iniziative unilaterali, che in molti casi rischiano di minare la stabilità occupazionale di alcune migliaia di lavoratori.
La richiesta che abbiamo avanzato, ribadita anche alla recente iniziativa nazionale di Ficei è tesa a definire improrogabili e adeguate forme di collaborazione Stato- Regioni”, al fine della stabilità e di una crescita tendenziale del ruolo e delle funzioni dei consorzi, nella prospettiva, appunto, di una seconda giovinezza.
Compiti sempre più ambiziosi prevediamo per i Consorzi.
In questo quadro, infatti, il consorzio industriale smette di essere un requisitore di aree, e venditore di spazi attrezzati per divenire un centro ad alto livello per la gestione del sistema territoriale di sua competenza.
A questo proposito, il prof. Matteo Caroli della LUISS di Roma, indica la strada su cui i consorzi industriali realizzerebbero una sicura evoluzione:
– lo sviluppo di vaste aree del territorio a fini industriali ma anche commerciali, residenziali e di servizi, coniugando interesse pubblico e creazione di valore economico;
– l’erogazione di servizi ad alto valore aggiunto il cui accesso sarebbe difficile, se non impossibile, per la singola impresa ( tra cui programmi di formazione, studi e progetti per lo sviluppo produttivo, ricerche e studi per l’innovazione tecnologica, consulenza e certificazione di qualità alle imprese, ecc);
– la promozione di progetti di innovazione industriale, per esempio favorendo l’aggregazione delle competenze imprenditoriali e scientifiche, e predisponendo le condizioni per generare (e successivamente implementare) le idee progettuali.
I consorzi, inoltre, possono svolgere una funzione di ispiratori e coordinatori per lo sviluppo di sinergie di tipo distrettuale, e, infine, possono mettere a disposizione i mezzi per le infrastrutturazioni di seconda generazione, ovvero quelle che ottimizzano l’impatto ambientale dei processi produttivi.
Se l’intento delle regioni, e della Regione Abruzzo, fosse non di riformare, ma di chiudere i consorzi e dare le loro competenze urbanistiche a comuni e province, la cura potrebbe rivelarsi peggiore del male, e nella CGIL troverebbero un serio avversario.
Il ruolo dei consorzi, assume una maggiore centralità, proprio ora che il peso della crisi è sempre più evidente, e colpisce in prima istanza le famiglie, i lavoratori e le aziende e le aree meno protette del paese.
Infatti, proprio oggi, al di là degli inviti all’ottimismo, apprezziamo, per cosi dire, tutta la gravità della crisi, gli effetti devastanti sul tessuto produttivo e sociale, come dimostrano i numeri crescenti di chiusura di aziende, di diminuzione dei volumi produttivi, dell’impennata al ricorso alla cassa integrazione e l’alto indice di disoccupazione. Dai dati istat diffusi nel mese di Novembre 2009 la percentuale di disoccupati in Italia si attesta sull’8,3%( un punto in più rispetto al Febbraio 2009), il peggior dato dal 2004, che coniugato vuol dire 400000 posti di lavoro in meno e 300000 disoccupati in più.
Mentre il Governo ha mostrato sin dalla prima ora scarsa comprensione del fenomeno, ed è intervenuto con misure insufficienti, di scarso impatto sull’economia reale, inadeguate a rispondere al disagio sociale e soprattutto prive di un orizzonte strategico capace di riposizionare il paese, è necessario approntare subito, sul terreno del sostegno agli investimenti ed all’occupazione, un vero piano di contrasto alla crisi che mobiliti le energie e guardi al futuro privilegiando interventi immediati dal chiaro carattere anticiclico e politiche infrastrutturali ed industriali che scelgano il terreno dell’innovazione, dell’ambiente, della valorizzazione del capitale sociale ed umano.
Perché al contrario, continuando cosi, si avrà un paese più piccolo nelle sue dimensioni produttive, meno capace di competere, meno innovativo, più povero ed il sud come sempre pagherà il prezzo più alto.
In questo contesto il ruolo dei consorzi assume valore strategico insostituibile. Altro che soppressione. Noi la pensiamo cosi, e a riprova, già ,nelle prime ore della catastrofe che ha colpito Regione Abruzzo, come CGIL abbiamo rivendicato e proposto alle autorità governative, l’utilizzazione delle competenze dei Consorzi di sviluppo idustriale per riprogettare nelle zone devastate dal sisma la rete delle infrastrutture e per supportare la ripresa delle attività industriali e produttive .Siamo rimasti inascoltati, ma diciamo che Bertolaso, ma soprattutto la città di Aquila ha perduto una buona occasione.
Come vedete, non siamo tra quelli che pensano che l’esperienza dei Consorzi di Sviluppo Industriale sia obsoleta o addirittura superata, al contrario siamo tra quelli che prevedono per i C di industrializzazione in sinergia con i Distretti Industriali, con l’Università e altre esperienze imprenditoriali che in modo diffuso operano sul territorio, un altro mezzo secolo di storia.
Allora, anziché pensare alla soppressione di questa esperienza, perché non intervenire per eliminare i punti di caduta e valorizzare le eccellenze !!!!
Potrebbero essere valide soluzioni che prevedano accorpamenti e nuove configurazioni territoriali dei consorzi, questo è nelle corde della regione. E questo potrebbe essere un primo e utile processo riformatore.
Pregiudiziale per la CGIL il superamento della fase commissariale , che in moltissimi casi ha congelato l’azione e l’economia dei consorzi funzionanti e rischia se protratta di creare serie disfunzioni laddove i consorzi svolgevano un ruolo utile, che ora viene inibito, peggiorando la situazione che si vorrebbe migliorare.
Diciamo alla Regione e anche alla Confindustria,rifugiamo da iniziative come quelle che sembra contenere la proposta di legge regionale in materia, provvedimenti in parte, ma solo in minima parte, legittimati da riscontri gestionali di corto respiro e da amministrazioni poco accorte. Come dire buttiamo via il bimbo e l’acqua sporca. E’ necessario invece, avviare una seria discussione, aprire un tavolo di concertazione con tutte le realtà consortili e le OO.SS., per la ricerca di misure condivise e utili.
In conclusione, il giudizio sulla proposta di legge non può che essere severo e negativo, andrebbe riformulato e conformato alle vigenti disposizioni in materia, magari avvalendosi dell’esperienza dell’associazione di categoria, anche perché non molto tempo fa la Corte Costituzionale ha giudicato illegittime analoghe leggi ( vedi regione calabria).
Dobbiamo inoltre registrare e stigmatizzare un comportamento di scarsa propensione alle relazioni sindacali, si rincorrono altre sirene, le Confederazioni sindacali non hanno avuto alcuna possibilità di interloquire con la giunta regionale e con l’assessore preposto sulle linee strategiche di riforma del settore.
Da questa iniziativa, preceduta da una analoga iniziativa di rilievo nazionale promossa da FICEI, vogliamo ribadire al Ministro Scaiola la improrogabile necessità dell’adozione di una norma quadro nazionale capace di riequilibrare il ruolo delle regioni, alla Regione Abruzzo chiediamo, di superare le scelte autoritarie e contraddittorie, e sollecitare il presidente FICEI affinché si attivi nei luoghi deputati per la definizione di un nuovo ordinamento, come rivendicato nella bella Relazione del Dott. Ferroni alla Conferenza del 9 Dicembre al CNEL.
Per ultimo, ma non per importanza,come sindacato di categoria voglio affrontare il capitolo che riguarda il personale e le professionalità, che operano nei consorzi. Risorse umane e professionali non sempre valorizzate adeguatamente, anzi, come nel nostro caso esposte a rischi occupazionali. Colgo l’occasione della presenza dell’Assessore , per sollecitare uno specifico incontro, e al Presidente Ficei, anticipo che abbiamo definito le linee guida per la nuova piattaforma contrattuale.
Pur nelle difficoltà, derivanti dalla ratifica da parte di CISL e UIl del nuovo sistema contrattuale, accordo non sottoscritto dalla CGIL, non disperiamo di raggiungere intese unitarie.
E’ nostra convinzione accompagnare con un contratto di qualità il processo di riforma dei Consorzi .Il patrimonio umano e professionale che opera nei consorzi saprà cogliere la sfida dello sviluppo e dell’innovazione , rappresenterà il valore aggiunto per l’affermazione della seconda giovinezza dei consorzi. .
Dobbiamo progredire sul piano delle relazioni sindacali e spostare in avanti i contenuti di un confronto che dovremo al più presto aprire, per realizzare i processi che sinteticamente ho accennato.
Noi siamo disponibili a fare la nostra parte.