UN MOMENTO DI RIFLESSIONE
Lo sciopero generale del Pubblico Impiego di venerdì scorso, indetto dalla FPCGIL, ha posto al centro del dibattito politico-sindacale la questione del lavoro pubblico e della dignità professionale del personale che quotidianamente opera per garantire i diritti di cittadinanza nel nostro Paese.
I motivi che da tempo ci vedono impegnati in una continua mobilitazione sono ben noti: partono dai tagli previsti dalla legge 133/2008 e la decurtazione in caso di assenza per malattia, proseguono con la mancata stabilizzazione del personale della Pubblica Amministrazione, continuano con l’insufficiente stanziamento delle risorse economiche per il rinnovo dei contratti e da ultimo, ma non per ordine di importanza, la controriforma Brunetta che certamente non valorizza il nostro lavoro e riporta i servizi pubblici sotto la gestione diretta della politica.
Così la filosofia contenuta nel decreto legislativo 150/2009 produce effetti perversi su tutto ciò che riguarda non solo l’organizzazione del lavoro, ma il ruolo, le funzioni, la vita stessa dei lavoratori pubblici senza minimamente incidere, secondo noi, sui reali problemi di efficienza e funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Tale controriforma, perché solo così è possibile chiamarla, ha reintrodotto meccanismi vetusti riportando indietro l’orologio di qualche decennio, con l’aggravante di non contribuire al miglioramento della qualità della “macchina pubblica”, dando origine ad un clima “avvelenato” all’interno delle strutture; clima purtroppo che si accompagna puntualmente ad una campagna denigratoria generalizzata verso tutti i dipendenti pubblici.
Ciò finirà per determinare uno schema sostanzialmente autoritario nel quale la Dirigenza tutta sarà presto chiamata ad assumere un chiaro atteggiamento da “sceriffo”, peraltro sotto costante tutela, piuttosto che un ruolo di effettivo carattere manageriale.
E’ in questo clima che purtroppo anche all’interno del nostro Ente alcune iniziative vengono assunte, lette ed interpretate non sempre con la dovuta serenità, ovvio il riferimento alla recente lettera dell’Amministrazione relativa all’osservanza dell’orario di lavoro ed ai sistemi di controllo.
In proposito crediamo che nessuno possa mettere in discussione sia il rispetto dell’orario di lavoro che il compito di controllo attribuito alla dirigenza e siamo anche convinti che l’intento della nota fosse più di carattere “preventivo” piuttosto che “repressivo”; ciò non toglie che l’impatto sia stato alquanto destabilizzante.
Forse sarebbe stato più condivisibile un approccio meno formale soprattutto per affermare il ruolo non secondario della dirigenza centrale e periferica e così sgombrare il campo da ogni lettura “omissiva” e “colpevolista” di tutto il personale, che nella generalizzazione suona certamente lesiva della dignità dei lavoratori e dell’immagine stessa dell’Istituto.
Avremmo preferito fosse lasciata una maggiore autonomia alla Dirigenza, nell’ambito di un sostanziale rispetto delle indicazioni “suggerite” dalla nota in questione, sia per quanto attiene le modalità organizzative del controllo, tenuto conto anche delle realtà organizzative di ogni struttura, sia per alcuni adempimenti procedurali, che, se esasperati, corrono il rischio di introdurre, specialmente nelle sedi territoriali, una farraginosa e ripetitiva attività di mero carattere burocratico.
Siamo per investire sul senso di responsabilità del personale e della dirigenza, ed in questo senso auspichiamo una comune riflessione, unita alla ripresa del confronto sulla riforma dell’Ente e, in particolare, sul “Piano Industriale” che dovrebbe proiettare la questione della tutela e della sicurezza sul lavoro al centro del “progetto” a salvaguardia delle dignità del mondo del lavoro, privato e pubblico.
Per questo non comprendiamo interventi normativi la cui unica ratio sembra essere quella di un dirigismo senza chiara direzione di marcia, se non quella di una robusta reintroduzione di un sostanziale autoritarismo e persino occhiuto formalismo. In questo senso leggiamo il maldestro tentativo di cancellare la contrattazione di secondo livello, anche attraverso la sostanziale riduzione delle risorse che dovrebbero essere destinate ad accompagnare i processi di riforma e di miglioramento dei servizi.
Ad oggi gli stanziamenti previsti e quindi i soli esigibili per il rinnovo del Contratto di lavoro coprono appena la rata della indennità di vacanza contrattuale, siamo alle solite comiche: il Governo promette ed i soliti coriferi spendono le promesse come moneta contante. Poniamo una domanda: cosa rende le attuali promesse diverse da quelle che le hanno precedute e che non hanno visto la restituzione dei tagli al salario accessorio per il 2009?
A meno che qualcuno voglia sostenere che le promesse equivalgono a salario realmente percepito, qui ed ora, nelle buste paga dei lavoratori privati e pubblici.
Questo si, sembrerebbe ai lavoratori dell’INAIL un film dell’orrore, accompagnandosi in ciò la tragedia alla farsa.
Roma, 17 dicembre 2009
IL COORDINATORE NAZIONALE
FP CGIL INAIL
Roberto Morelli