Siamo alla quinta Assemblea Nazionale della Polizia Locale, ad oltre otto anni di distanza dalla prima, e ritengo che grazie a chi mi ha preceduto e di tutti voi sia tangibile, il lavoro svolto, il salto qualitativo che abbiamo compiuto, in questi anni, sia sul piano della rappresentanza, sia su quello della proposta politica sindacale, che è patrimonio oggi dell’intera FP CGIL.
Quest’appuntamento, per nulla rituale, ha da sempre, rappresentato un momento di riflessione, d’analisi, di proposta e d’iniziativa per la nostra organizzazione sul tema delicato e complesso, ma, a mio avviso inevitabile e da sempre nelle scelte politiche della FP CGIL. della legalità e sicurezza.
Abbiamo, nel tempo, coniugato questo tema, sia attraverso la contrattazione nazionale sia di secondo livello, in una ricerca costante per migliorare le capacità professionali degli uomini e delle donne, della polizia locale, sia attraverso il confronto con il Governo Nazionale sia con i vari Governi regionali affinché norme e leggi mirate, trasparenti, coerenti tra loro, come ancora oggi chiediamo, potessero migliorare le condizioni di sicurezza delle nostre città.
La mia esperienza di lavoro nel comparto degli Enti Locali, mi fa dire che molto si è fatto e si è ottenuto nella contrattazione, pur se molto resta da fare, mentre la legge in discussione da diverse legislature e tanto attesa dal settore, è ancora al palo, lasciando gli addetti ai lavoro nello sconforto e nel pessimismo più cupo, poiché essa non è, per quello che ci risulta, all’attenzione neanche del nuovo Governo.
Nello stesso tempo assistiamo ad un degrado non solo delle condizioni di sicurezza generale, dopo il fallimento dell’idea tanto cara al passato Governo di centro – destra, del poliziotto di quartiere, ma anche ad un approccio a cercare soluzioni per la sicurezza che coinvolge la polizia locale attraverso iniziative, a dir poco singolari.
Queste, molto spesso, su iniziativa dei sindaci, nuovi demiurghi della sicurezza, mirano in mille modi diversi a potenziare gli strumenti d’offesa e farne una sorte di ” polizia federale”, o meglio ancora del sindaco.
Abbiamo una valutazione positiva del ruolo e della funzione esercitata dagli Enti locali in questi anni, pur se qualche riflessione è necessaria avanzarla anche alla luce delle trasformazioni e delle novità che si stanno verificando a livello istituzionale, che impone un ruolo forte ma democratico degli Enti locali, perciò bisogna cercare un equilibrio tra il governo della cosa pubblica, l’ordine e la sicurezza e la rappresentatività delle istituzioni democratiche, che a livello locale non ha bisogno d’ulteriori articolazioni sul territorio di una polizia locale simile a quella statale.
Per questo motivo il “fai da tè” che sta attraversando tutti i comuni della penisola, “dalle Alpi alle Piramidi” che, di fatto, illude i cittadini e fa della polizia locale l’unica responsabile della sicurezza cittadina, soprattutto quanto, si è di fronte all’assenza di un vero e proprio coordinamento con le altre strutture addette alla legalità e alla sicurezza.
Queste scelte, non ci convincono per niente, sono spesso solo d’immagine, mortificano tra l’altro la storia, il ruolo e la professionalità della polizia locale, rendendola residuale rispetto alle forze di polizia Nazionali.
Vogliamo affermarlo, ancora una volta, con estrema chiarezza e a tutti, anche a coloro i quali in mezzo a noi, nutrono dubbi o perplessità:
la FP CGIL è assolutamente contraria a dotare la Polizia locale di armamenti vari. dai manganelli alle tute antisommossa.
Una scelta, questa, senza alcun preconcetto ideologico, frutto delle nostre discussioni in tantissimi confronti sia in sede di coordinamento nazionale che sul territorio a diretto contatto con i lavoratori.
In questi mesi abbiamo assistito ad ogni forma di becera propaganda sulla sicurezza che non ha nulla da spartire, a nostro avviso, con il dovere, di un’amministrazione comunale o provinciale, di garantire ai cittadini serie politiche integrate di sicurezza urbana, che vanno dalla tenuta della legalità, agli standard qualitativi dei servizi pubblici.
Sappiamo tutti che l’Ordine Pubblico è di competenza della Polizia statale e che quella locale ha un suo ruolo specifico, di pari dignità, nella sicurezza delle città e nello assetto democratico del vivere civile, che va difeso, non snaturato, potenziandone le peculiarità e l’autonomia operativa ed organizzativa, e valorizzandone il patrimonio professionale indispensabile per la vivibilità di ogni città del nostro Paese.
Le Amministrazioni locali, allora, per prevenire e reprimere le violazioni amministrative o penali, non devono ispirarsi ad altre forze di polizia ma devono attivare idonei percorsi professionali permanenti, coerenti con le funzioni ed i compiti che la legge 65/86 e la stessa Costituzione assegnano alla Polizia Locale.
Devono organizzare il lavoro incentrandolo su funzionalità e tutela degli operatori, compresa l’autonomia dalle indebite ingerenze politiche.
Devono applicare correttamente gli istituti contrattuali previsti per questo fondamentale servizio pubblico e investire adeguate risorse, in concerto con lo Stato e le Regioni attraverso piani pluriennali e l’utilizzo dei fondi europei in strutture, mezzi e dotazioni organiche.
E’ questa la polizia locale, che va coordinato con le Forze di Polizia statale per garantire così, ognuno, in rapporto alla propria specifica peculiarità professionale, le migliori condizioni di sicurezza e legalità.
Le questioni sociali presenti nel nostro paese, conseguenza di vecchie e nuove emarginazioni che contraddistinguono alcuni fenomeni della società italiana, quali ambulanti immigrati o locali appartenenti alle zone povere o realtà emarginate del paese, non possono essere risolte con la politica del manganello, che tra l’altro è espressione di uno stato repressivo e di una società pseudo – razzista, piuttosto che d’istituzioni democratiche.
La politica del manganello non è la risposta giusta neanche di fronte ad una richiesta di sicurezza da parte dei cittadini che riteniamo, ovviamente, legittima.
A noi sembra che il voler a tutti i costi assegnare altri compiti alla polizia locale, distogliendola dai suoi prevalentemente amministrativi, da una parte serve a nascondere i problemi reali relativi alla sicurezza e dall’altro espone gli agenti ad ogni sorta di rischio, compreso quello di dover sopperire alle disfunzioni e alle mancanze di scelte politico – amministrative.
Questo scenario sempre più preoccupante, è anche conseguenza della mancanza di una riforma ordinamentale, oramai indispensabile che chiarisca, fino in fondo compiti e funzioni e garantisca tutele e professionalità e affermi il ruolo della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, alla luce della sua tradizione e specificità.
Questa riforma, sempre invocata dagli addetti ai lavori, discussa dai politici, dalle istituzioni, non ha mai concluso il suo iter parlamentare.
Non può diventare, per tutti, una sorte d’Araba Fenice.
Il governo Berlusconi annovera il mancato varo di questa legge tra i tanti suoi fallimenti, mentre è merito della FP CGIL aver impedito l’approvazione di un testo, a fine legislatura che, di fatto, avrebbe stravolto le norme sulla rappresentanza e le attese della Polizia Locale in materia di tutela, previdenza e compiti e funzioni.
Oggi siamo però in altro scenario politico.
Il Governo Berlusconi, non c’è più, mandato a casa, credo anche grazie a chi si aspettava una legge mai approvata.
Vi è un Governo di centro sinistra, siamo di fronte a cambiamenti importanti che riguardano tutto il pubblico impiego.
A questo Governo con il quale abbiamo dovuto chiedere con determinazione il percorso contrattuale e all’insieme del sistema delle autonomie locali chiediamo, con altrettanta determinazione in questa legislatura l’approvazione della legge di riforma della polizia locale.
Abbiamo sostenuto in tutti i luoghi e gli appuntamenti dove e stato possibile, affrontare questo tema che la proposta elaborata dal sistema delle autonomie locali e una base di partenza di confronto utile per affrontare e risolvere questo tema, lamentiamo, però, che nonostante le ripetute richieste di un tavolo di confronto unico, che vedesse le organizzazioni sindacali e l’insieme delle autonomie locali, abbiamo finora ottenuto solo confronti singoli con le Regioni, i comuni piuttosto che con le province.
A costo d’essere ripetitivo, fino alla noia, voglio sottolineare che una base di partenza comune, aiuta, ma non significa avere una visione definita ed univoca.
Noi vorremmo per prima cosa che la legge non fosse a sua volta portatrice di confusione, stralciando dal disegno di legge le attività che riguardano la vigilanza privata, appunto privata non pubblica, e il volontariato.
Temi, quest’ultimi, ovviamente importanti che hanno pari dignità, pensiamo in modo particolare alle benemerenze di chi fa volontariato, ma la presenza nello stesso disegno di legge, già genera confusione e confonde le menti di alcuni amministratori locali che in alcune proposte di leggi Regionali, in particolar modo nel mezzogiorno e non solo, affrontano problemi che nulla hanno a che vedere con la polizia locale e che forze rappresentano solo guasti di antiche e nuove clientele.
La legge di riforme della polizia locale, o leggi regionali, non possono essere un vettore dove caricare di tutto.
Chiediamo trasparenza degli atti e delle scelte, a partire dalla proposta di legge e della definizione del ruolo, compiti e funzioni della polizia locale a tutela della professionalità di uomini e donne che sono chiamati ad offrire un servizio ad alta qualità ai cittadini se vogliamo, senza demagogia e voli di fantasia, definire standard elevati di sicurezza e di vivibilità per le nostre città.
A questi uomini e queste donne va garantito una formazione continua e permanente, una verifica periodica delle condizioni della salute, la piena equiparazione con le forze di polizia in materia di assistenza, previdenza ed infortunistica, l’indennità di polizia locale resa automatica ed interamente usufruibile all’atto dell’assunzione con relativa copertura finanziaria.
Il Governo ha varato, recentemente il “Codice delle autonomie”, che attua gli articoli 114, 117 e 118 della costituzione, per l’individuazione, l’allocazione e conferimento delle funzioni amministrative spettanti a comuni, province, città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli) Regioni, Stato, disciplina l’ordinamento di Roma Capitale e l’istituzione delle città metropolitane, l’attuazione del federalismo fiscale.
Entro un anno dall’entrata in vigore dei decreti di cui agli articoli 2,3,4e5 sarà istituita la “Carta delle autonomie locali.
Il Codice delle autonomie, dovrebbe e potrebbe facilitare a livello territoriale, tra i comuni, un’implementazione delle piante organiche per una migliore organizzazione del lavoro e una maggiore presenza sul territorio, sia sul piano quantitativo sia su quello qualitativo.
L’istituzione delle città metropolitane, e di Roma capitale, nonché l’obbligo di associazione per i piccoli comuni pongono problemi, di organico, di organizzazione del lavoro e di valorizzazione delle professionalità sia in tema di contrattualizzazione che di riforma legislativa che devono essere, a mio avviso affrontati da subito.
Il codice prevede tra l’altro atti di trasparenza amministrativa e misure di contrasto alle infiltrazione ed ai condizionamenti di tipo mafioso negli organi dei comuni, delle province e delle città metropolitane, che rende sempre più indispensabile la cooperazione con le altre forze di polizia, anche per attuare politiche integrate di sicurezza urbana.
Per questi motivi chiediamo che gli operatori neo-assunti siano impiegati in servizio solo dopo un percorso di formazione sia tecnica sia pratica e riteniamo non qualificante per il governo attuale l’emanazione di una circolare da parte del Ministero del lavoro, in data quattro Agosto che ha, di fatto, esteso l’utilizzo del lavoro interinale anche per la polizia locale, senza tra l’altro garantire a questi giovani percorsi formativi adeguati per svolgere un lavoro così complesso e delicato che riguarda la sicurezza di tutti e la loro stessa tutela.
La FP CGIL, avanzando qualche sospetto sulle vere finalità di questa scelta, ha da sempre preferito la strada della copertura delle piante organiche, attraverso trasparenti procedure concorsuali, per garantire ai neo- assunti, diritti contrattuali, e assunzione d’impegni da parte dell’amministrazioni locali in tema d’organizzazione del lavoro, formazione e mezzi adeguati all’espletamento del proprio lavoro.
Per cui siamo qui a chiedere il ritiro della circolare in oggetto e la sua formulazione in coerenza con quanto definito nel CCNL.
All’Onorevole Minniti, vice Ministro dell’Interno, e al nostro amico Onorevole Gianni Paglierini presidente della Commissione Lavoro della camera approfittando della loro presenza e disponibilità, chiediamo di porre all’attenzione dell’intero Governo la necessità di porre nell’agenda dello stesso, di affrontare il tema della legge di riforma della polizia locale aprendo da subito tavoli di confronto con ANCI, UPI, la Conferenza Stato- Regioni e le organizzazioni sindacali del pubblico impiego. AL sistema delle autonomie chiediamo, come in passato di esercitare, nella loro autonomia, ma insieme a noi una forte e determinata pressione sul governo affinchè quella che, all’inizio della mia relazione, ho definito l’araba fenice della politica Italiana, possa diventare realtà.
Sarebbe poi inspiegabile, se ciò non avvenisse in questa legislatura, alla luce della sottoscrizione da parte delle organizzazioni sindacali, con il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, il Ministro dell’Economia e delle Finanze il Memorandum d’intesa su lavoro pubblico e riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche.
Siamo, a mio avviso, nelle condizioni politiche migliori, per affrontare questo tema non secondario nei servizi, tutele e diritti che la pubblica amministrazione deve garantire ai cittadini.
L’iniziativa sindacale e in particolare della nostra organizzazione è riuscita a modificare e determinare il ruolo che il pubblico impiego deve avere nello sviluppo dell’economia italiana, opponendo a chi dal passato Governo in poi lo dipingeva in modo giacobino come il vero unico ostacolo allo sviluppo del nostro paese, o addirittura, a chi lo vedeva come il luogo dove si annidavano tutti i fannulloni d’Italia, scatenando una campagna mediatica d’enormi proporzioni, sorretta da interessi ben determinati di chi smantellando il pubblico, vuol fare affari senza sottoporsi alle leggi di mercato e smantellare nel nostro paese lo stato sociale.
Tra l’altro additando tutte le disfunzioni, molte innegabili, da noi stessi molte volte denunciate, addebitandole non all’ingerenza della politica ed ad una mancata direzione forte e trasparente sulla missione delle pubbliche funzioni che tra l’altro, come abbiamo voluto affermare nel memorandum, attraverso la qualità dei servizi pubblici eroga dritti di cittadinanza ed è il primo baluardo della legalità ma, bensì ai lavoratori che eseguivano direttive insufficienti o addirittura sbagliate.
Per un senso del paradosso e in barba ai molti soloni che hanno pontificato, in questi mesi, sul pubblico impiego mi verrebbe quasi voglia di tessere le lodi dei “fannulloni” che non eseguendo direttive sbagliate forse ci hanno risparmiato qualche ulteriore danno.
Da sempre, come dimostra la nostra storia recente e passata, sosteniamo la necessità di una profonda riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni a tutti i livelli sia centrali, sia locali che và “dalla legislazione di sostegno alla piena contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico, alle infrastrutture tecnologiche fino ai meccanismi di reclutamento e dei sistemi di formazione del personale”.
Il memorandum per una nuova qualità dei servizi e delle funzioni pubbliche, fa giustizia di molti luoghi comuni e di molte opinioni false, sostenute in mala fede, come spesso accade in Italia, dove i fatti non contano o sono strumentalizzati per inseguire propri scopi ed interessi.
La campagna mediatica negativa sul pubblico impiego, del nostro emerito professore alla fine ha partorito la proposta salvifica per ogni sorte di male denunciato, una nuova Autority che governi dal centro tutte le funzioni pubbliche, tra l’altro palesando in pieno tutta la propria non conoscenza del pubblico impiego se si pensa di dirigere così l’articolazione e la diffusione sul territorio delle funzioni pubbliche.
L’Autority ovviamente e la negazione esatta di quanto fin qui si è condannato.
Avrà alla fine un nutrito organico, basato più sul manuale Cancelli che sulla professionalità, con un riconoscimento economico sontuoso ed agganciato agli aumenti automatici d’altre categorie eccellenti.
Per noi così come già altri hanno scritto, scegliendo però l’Autority, essa si contrappone in modo totale all’impianto e alla filosofia del memorandum e quindi chiediamo semplicemente che non sia istituita.
La proposta di legge va ritirata, le firme di autorevoli componenti del parlamento di centro sinistra, di accompagno della legge, a nostro avviso vanno ritirate.
Il Governo deve indicare chiaramente quali sono le sue scelte, e non giocare su più tavoli.
Di quest’opposizione alla proposta di legge sull’Autority, così come proposto nell’attivo unitario dei giorni scorsi, ne dobbiamo fare una vera e propria campagna mediatica e d’iniziativa, sperando che Carlo possa, nelle sue conclusioni rassicurarci se gli incontri programmati allo scopo hanno dato risposte positive.
Così come va rapidamente estesa l’attuazione dei principi contenuti nel memorandum alle Autonomie locali e alla Sanità, attraverso la firma di uno specifico accordo tra gli Enti locali, Governo e organizzazioni sindacali.
Ovviamente la firma è sostanza e formalità, anche se ha mio avviso su due questioni in particolare contenute nel referendum noi possiamo e dobbiamo assumere iniziative, da subito, che vadano nella direzione giusta, mi riferisco al superamento della precarietà e del” riesame di tutte le forme di esternalizzazioni e di consulenze in atto per prevedere una progressiva reinternalizzazione di quelle core e valutare le altre, secondo l’indirizzo richiamato, l’efficacia e l’efficienza”
Per quanto riguarda l’esternalizzazioni, poiché non ci rassicura l’accordo raggiunto dalla maggioranza di governo, dopo aver riascoltato il Ministro Lanzillotta, ad una recente iniziativa dell’Anci sul tema, noi continuiamo a chiedere che:
il decreto legge, distingua tra i servizi a rete e i servizi sociali;
l’autonomia dovuta agli Enti Locali sia affermata nelle scelte delle forme di gestione dei servizi, così come previsto dalle stesse direttive Europee;
la trasparenza degli atti non sia affidata al solo strumento della gara;
una riconosciuta responsabilità sociale delle società private che si occupino dei servizi;
la tutela dei diritti dei lavoratori, compresi quelli economici e percorsi certi di rientro negli organici pubblici in caso di reinternalizzazione dei servizi.
I servizi non core, non sono poi a mio avviso da esternalizzare automaticamente, ma vanno valutati singolarmente sui criteri richiamati “d’efficacia ed efficienza”.
Chiediamo infine su questo tema che ci sia un chiaro rapporto ed integrazione su quanto previsto dal memorandum e il decreto 772 che ha assunto oramai il nome di decreto Lanzillotta.
Sono sicuro che tutto ciò ci porterebbe ad evitare nel futuro forme d’esternalizzazione occulte del lavoro della stessa polizia locale, che ad esempio, leggi Firenze, il servizio dovuto a tutti i cittadini per la tutela della sicurezza, sia a vantaggio e retribuito dai privati, che ovviamente se lo possono consentire.
I cittadini non sono così, tutti uguali di fronte alla legge e non hanno più gli stessi diritti, la differenza la fa la quantità delle risorse disponibili singolarmente e non il diritto pubblico basato su un’esigenza di tutela della sicurezza poichè diritto universale..
Per quanto riguarda il superamento della precarietà nel pubblico impiego, pur attenendosi a quanto previsto dalla legge Finanziaria 2007, che pone agl’Enti locali soggetti al patto di stabilità (557), e prevede per gli stessi la possibilità di stabilizzare il personale precario nei limiti dei posti disponibili in organico (558) abroga nello stesso tempo il vincolo dello 1% di ulteriore abbattimento rispetto il contenimento dei costi del personale, riferito al 2004 (557) e prevede la possibilità di stabilizzare
” il personale precario “in servizio da almeno tre anni, anche non continuativi, o che conseguono i requisiti previsti in virtù di contratti stipulati prima di Settembre 2006, ovvero i lavoratori socialmente utili di cui al comma 1156 lettera f.
questi lavoratori devono aver superato selezioni o prove concorsuali (558);
in caso contrario si provvederà attraverso lo svolgimento di specifiche prove selettive.
Gli Enti non sottoposti a patto di stabilità non possono superare il tetto di spesa per il personale sostenuto nel 2004.
Gli Enti possono procedere a nuove assunzioni, od alla stabilizzazione del personale precario, nei limiti delle cessioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato verificatesi l’anno precedente” (562)
Ho voluto citare gli articoli della finanziaria perché su questo tema in particolare so già che c’è molta attenzione da parte degli addetti ai lavori, qualche confusione interpretativa e qualche timidezza nell’assumere iniziative.
Intanto non si tratta di attendere, a mio avviso, limitatamente a questo aspetto, l’applicazione dei criteri generali indicati, in traduzione tecnica e operativa del memorandum, da quest’ultimo potremmo forse al limite contrattare qualche condizione di miglior favore, ma di applicare norme di una finanziaria già approvata, iniziando la verifica Ente per Ente dello status degli stessi rispetto al patto di stabilità o meno, gli organici, le cessazioni dei rapporti di lavoro, il numero dei precari presenti la loro condizione rispetto alle selezioni, promuovendo accordi che contemplino nello stesso tempo le soluzioni fattibili e i percorsi per coloro i quali matureranno i requisiti successivamente.
Avremo se non altro una vera mappa della consistenza del precariato noi nostri Enti e a mio avviso, potremo mirare meglio le nostre iniziative, per superare il precariato in questa legislatura.
Non va, invece, nella giusta direzione un altro comma della finanziaria che prevede la destinazione tra l’altro dei proventi derivanti dalle contravvenzioni o per inosservanza del codice della strada a finanziare, tra l’altro, o assunzioni stagionali a progetto.
Ovviamente lo stato dell’arte della polizia locale merita particolare attenzione, anche da questo punto di vista per la specificità e l’importanza del lavoro che è chiamato a svolgere.
Il memorandum, che come sapete e sottoposto alla consultazione dei lavoratori prevede altre cose molto importanti, che mi limito a citare, che vanno (cito i titoli) dalla misurazione della quantità dei servizi all’accesso ai pubblici impieghi, alla dirigenza, al riassetto normativo e contrattuale, alla valutazione, all’autonomia del bilancio per la stessa, dai percorsi professionali, alla formazione e aggiornamento, con l’istituzione degli enti bilaterali, dalla mobilità territoriale e funzionale, agli esodi, dalle relazioni sindacali nei percorsi di riorganizzazione alla contrattazione integrativa.
Voglio invece mettere in evidenza la misurazione della quantità e qualità dei servizi che prevede modalità innovative, quali la fissazione degli obbiettivi e la misurazione dei risultati, la publicizzazione e informazione dei risultati conseguiti per sottoporli all’attenzione degli utenti affinchè ne valutino efficienza efficacia e qualità.
Innovazione evidente che tra l’altro significa conoscenza e trasparenza degli atti pubblici su cui forse per il futuro è possibile far scaturire valutazioni attendibili per assumere rimedi mirati alle disfunzioni manifeste o che si potrebbero manifestare, non in maniera pasticciata e approssimativa, di presunti conoscitori della materia, ma con un’attendibilità scientifica.
Il gruppo di lavoro ristretto previsto dal memorandum definirà, tra l’altro gli incrementi contrattuali con lo stesso metodo adottato con i protocolli degli anni 2002 e 2005.
Avendo definito tra l’altro, i termini inderogabili dell’esigibilità del contratto, dobbiamo ora pensare a piattaforme contrattuali completamente ispirate e adeguati ai valori del memorandum, sapendo che dobbiamo farlo prima della campagna elettorale delle RSU, affinchè i lavoratori e nostri iscritti possano apprezzare il lavoro da noi svolto e premiare la nostra organizzazione con il loro consenso, che sono sicuro non mancherà e nello stesso tempo che ci troviamo di fronte alla necessità imposta dal memorandum di innovare profondamente le nostre piattaforme contrattuali.
Il nostro comparto, come sapete, ha già elaborato le linee guide contrattuali che ci riguardano, anch’esse vanno riveste alla luce del memorandum come in parte abbiamo già fatto.
Terremo, indicativamente, quest’appuntamento, agli inizi di Marzo, con la presenza di Carlo, cui da oggi chiediamo di esserci.
In quell’occasione apprezzeremo anche il risultato di questa nostra iniziativa sulla legge di riordino della polizia locale, sapendo sin da ora che questa nostra iniziativa e solo l’inizio di una campagna che intendiamo assumere anche a livello territoriale e nei confronti dei politici e delle istituzioni, nella convinzione che tutela e sicurezza sono un bene cui una nazione civile non può rinunciare e che la polizia locale è fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi.
Infine oggi credo sia opportuno far scaturire da questa assemblea un ordine del giorno che tenga conto del nostro dibattito di oggi, dei punti ineludibili che a nostro avviso devono far parte della legge da inviare a tutti i Ministri e parlamentari cui chiedere di mettere nell’agenda del Governo la legge ordinamentale della Polizia Locale.
Roma, 2 febbraio 2007