SUL PIANO NAZIONALE DI SOLIDARIETÀ
PER LA DIFESA LEGALE A DISTANZA
E SULLE CONDIZIONI DI LAVORO DEI LEGALI DELL’ISTITUTO
Siamo nella seconda metà di febbraio e non è stato ancora emanato il Piano nazionale di solidarietà per la difesa legale a distanza per il 2022.
Inoltre, le voci che si rincorrono circa i numeri del prossimo piano non possono che destare preoccupazione.
Vogliamo ricordare che, come suggerito dalla stessa denominazione del Piano, tale strumento, oltre a corrispondere alla evidente necessità per l’Istituto di far fronte alla imponente mole di contenzioso che coinvolge l’Istituto sull’intero territorio nazionale, è anche ispirato a finalità solidaristiche e perequative, avendo l’obiettivo di sgravare le strutture che, particolarmente in alcune regioni del sud, sono afflitte da numeri di contenzioso impressionanti.
Sin dalla istituzione di tale misura abbiamo tuttavia evidenziato la necessità che, ai fini di una effettiva perequazione dei carichi di lavoro, si vari, per tutti gli uffici, centrali e territoriali, un sistema di valutazione ponderata degli affari in carico agli avvocati, ed ai professionisti in genere, anche ai fini della determinazione di una soglia di esigibilità della prestazione; e che si adottino finalmente le misure organizzative a suo tempo prospettate, anche all’atto della riorganizzazione dell’Avvocatura, in termini di potenziamento dell’organico degli avvocati, di ausilio all’attività svolta in favore delle sedi critiche, sia quanto a personale amministrativo sia quanto a dotazioni informatiche, di riorganizzazione e potenziamento delle strutture amministrative deputate all’istruttoria sul contenzioso, di reingegnerizzazione delle procedure informatiche, che costituiscono ormai lo strumento obbligato per lo svolgimento dell’attività legale.
Misure queste tutte necessarie al fine di coniugare gli obiettivi della solidarietà e perequazione dei carichi di lavoro, nel rispetto dei principi posti dal D.L. 90/2014, e della efficacia ed efficienza dell’azione difensiva dell’Istituto in giudizio.
Sono invece passati anni e di tutto ciò si è visto ben poco.
In particolare, l’assenza di un sistema idoneo alla rilevazione dei veri carichi di lavoro, che tenga conto cioè di tutti i prodotti dell’attività professionale, molti dei quali non vengono rilevati ai fini della pianificazione, rischia di determinare, sia in termini di definizione dei numeri del Piano sia in termini di abbinamenti tra regioni, scelte non controllabili e non rispondenti alle finalità prefisse.
Con ciò oltretutto si rischia in determinate situazioni di far percepire quello che nasce come uno strumento di riequilibrio come piuttosto una misura vessatoria, ingenerando una mancanza di coesione tra colleghi, che è invece fondamentale per il funzionamento dell’avvocatura.
A fronte dell’aggravamento di tali problematiche, valutiamo positivamente il concretizzarsi, finalmente, di uno spirito comune tra le sigle sindacali, che ha portato a richiedere all’Amministrazione di conoscere, tra l’altro:
– il numero e la tipologia dei giudizi considerati quale pervenuto a livello nazionale, regionale e dei singoli Uffici legali, e del periodo rilevato ai fini della individuazione dei giudizi da trasferire per l’anno 2022;
– il numero degli avvocati coinvolti distinti per sede di appartenenza;
– i parametri di correzione del dato numerico adottati ai fini della individuazione dei giudizi da sussidiare e la loro incidenza;
– ogni altro parametro utilizzato ai fini della redazione del piano, ivi compresa la scelta degli abbinamenti tra regioni.
Ci associamo senz’altro a tale richiesta, rilevando peraltro l’opportunità che tali dati siano resi disponibili a tutti i legali ogni anno, a supporto di scelte che incidono profondamente sulle loro condizioni di lavoro, ed auspicando la più celere definizione del Piano, in termini trasparenti e coerenti con la rilevazione oggettiva dei dati di contenzioso sul territorio nazionale.
Roma, 16 febbraio 2022
FP CGIL/INPS
Matteo Ariano Maria Assumma
Antonella Trevisani Giuseppe Cipriani