SUPERARE CERTE RIGIDITÀ È POSSIBILE
In questi giorni tutte le Amministrazioni del comparto delle Funzioni Centrali si stanno attivando per ampliare la flessibilità del lavoro agile, in relazione con l’andamento dei contagi.
Nel ribadire che la scelta fatta dall’Istituto contiene degli elementi apprezzabili (in particolare riconoscimento del lavoro agile ai cosiddetti caregiver e ampio arco temporale di programmazione), evidenziamo però delle rigidità che altre Amministrazioni hanno scelto di superare.
Ci riferiamo, ad esempio, alla nota del Ministero del Lavoro (organo vigilante dell’Istituto) con cui si ribadisce il riconoscimento dei buoni pasto al personale in lavoro agile – già avvenuto da mesi – e si prevede anche nelle giornate in cui la prestazione lavorativa viene svolta da remoto, la possibilità di fruire, qualora ne ricorrano i presupposti, di riposi, pause e permessi orari previsti dai contratti collettivi o dalle norme di legge, nonché degli istituti della flessibilità dell’orario di lavoro e di effettuare lavoro straordinario, a seguito dell’autorizzazione del Dirigente di riferimento, utilizzando i sistemi digitali in uso.
Tutto questo avviene anche alla luce della recente sottoscrizione dell’ipotesi di CCNL delle Funzioni Centrali, secondo cui “il dipendente conserva i medesimi diritti e gli obblighi nascenti dal rapporto di lavoro in presenza, ivi incluso il diritto ad un trattamento economico non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’amministrazione”.
Non capiamo perché l’INPS – che ha la possibilità di fare altrettanto – non scelga di farlo.
C’è poi un’altra questione molto spinosa che sta emergendo, su cui chiediamo all’Istituto di intervenire: molti genitori si trovano sempre più frequentemente i propri figli minori (negativi o positivi) in quarantena, senza la possibilità di farli accudire. In questi casi, esiste la possibilità del congedo parentale (perdendo il 50% della retribuzione) ovvero di svolgere la propria prestazione in lavoro agile, ma con l’obbligo successivo di recuperare tali giornate, a causa del principio della prevalenza della presenza in sede. In questo modo, tuttavia, si finisce per equiparare e trattare allo stesso modo situazioni diverse, costringendo a recuperare il lavoro agile sia a chi intenda farlo per propria scelta sia a coloro i quali siano costretti a farlo. Questo non soltanto appare iniquo, ma potrebbe essere foriero di discriminazioni indirette.
Proprio per questo chiediamo all’INPS di adoperarsi per superare questa rigidità, considerando che non esistono norme che vietino la possibilità di una tutela ulteriore nei confronti della genitorialità.
Roma, 20 gennaio 2022
FP CGIL
Antonella Trevisani
Matteo Ariano