Alla Capo Dipartimento
Dott.ssa Gemma Tuccillo
e-mail dgmc@giustizia.it
posta certificata: prot.dgmc@giustiziacert.it
Al Direttore generale Esecuzione Penale Esterna
Dott. L. Castellano
e-mail prot.dgmc@giustiziacert.it
Al Direttore Generale Personale, Risorse, AM
Dott. G. Cacciapuoti
e-mail dgpram.dgmc@giustizia.it
c/o Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità
Oggetto: distribuzione carichi di lavoro Uffici di Esecuzione Penale Esternaù
Come ampiamente noto alle SS.LL. il sistema EPE – sia esso nell’accezione declinata per gli adulti che per i minori – versa in condizioni talmente gravi da far seriamente temere per la tenuta del sistema.
Al 31/10/2021 i soggetti in carico solo agli Uepe a livello nazionale è di 112.926 persone. Ai fini dell’analisi statistica dell’utenza la DGEPE distingue le tipologie di incarico in due macro gruppi:
1. misure;
2. indagini e consulenze.
ll primo gruppo considera le misure alternative alla detenzione, le sanzioni sostitutive, le misure di sicurezza, il lavoro di pubblica utilità e la messa alla prova. Il secondo gruppo fa riferimento all’attività di consulenza per detenuti/internati, l’attività di indagine e l’attività di trattamento.
Ad oggi ci risulta che la Direzione generale per l’esecuzione penale esterna non ha mai avviato uno studio e/o gruppo di lavoro, ne tantomeno fornito alle articolazioni territoriali delle linee guida con l’individuazione di criteri sul peso da attribuire ad ogni singola tipologia di incarico assegnato ai Funzionari della professionalità di Servizio Sociale. Sono presenti delle circolari Dipartimentali sulle priorità di trattamento tra tipologie di misure o sanzioni di comunità, sulla specializzazione dei Funzionati su determinate tipologie di assegnazioni, ma è assente qualsiasi indicazione sulla distribuzione dei carichi di lavoro, la cui responsabilità ultima è in carico al Direttore dell’Ufficio che poi di fatto ricade sui Responsabili dell’Area Misure e Sanzioni di Comunità e ultimamente sui Referenti dei Settori Operativi Territoriali (SOT).
Un cenno va fatto anche sulle figure strategiche per lo sviluppo della giustizia di comunità ed in prospettiva della Riforma Cartabia ovvero sui “Referenti del lavoro di pubblica utilità” come pure sui “Referenti locali e regionali-interdistrettuali per la Giustizia Riparativa” che da anni svolgono il loro lavoro con molte difficoltà. I referenti per il l.p.u. e i referenti per la giustizia riparativa regionali e interdistrettuali hanno competenze precise disciplinate dalla legge e sono organizzati in “reti” in diretta collaborazione con gli Uffici Superiori, rispettivamente Ufficio III-DGEPE e UFFICIO II-DGPRAM.
Tutto ciò ha determinato libertà di prassi da parte di ogni ufficio locale non solo generando una diversità di metodi distributivi ma indicendo anche a favorire involontariamente scelte arbitrarie con possibili discriminazioni in termini di equità nel carico di lavoro assegnato al singolo funzionario. E’ chiaro che non si può pensare di parcellizzare il lavoro dei funzionari di servizio sociale eseguendo una semplice somma algebrica, in quanto ad esempio il coefficiente di difficoltà di un affidamento in prova al servizio sociale è indubbiamente più elevato rispetto al trattamento di un lavoro di pubblica utilità (73cs).
La mancanza di una differenziazione in termini di peso specifico da attribuire al singolo fascicolo non solo andrebbe prevista e ovviamente adattata ai contesti locali1, ma soprattutto andrebbe aggiornata costantemente in base ai mutamenti dei processi di lavoro che sempre più frequentemente si ripercuotono sui funzionari, a seconda dell’evoluzione normativa e del contesto istituzionale e sociale.
Quanto in sintesi sin qui esposto può essere sostenuto anche per gli Uffici di Servizio Sociale per Minori ove si vive la medesima condizione di forte disagio. Tutto ciò ricade anche sull’efficacia reale della valutazione della performance di ogni singolo Funzionario di Servizio Sociale e indirettamente sulla motivazione del lavoratore.
Vi è poi la questione più volte segnalata dalle scriventi organizzazioni in ordine alle difficoltà delle aree amministrative e contabili le quali soffrono di una inveterata carenza di personale aggravato da un sottodimensionamento delle piante organiche sia in area terza che in area seconda. Tali difficolta si ripercuotono sulla funzionalità dell’intero ufficio, anche quindi sulle attività dei funzionari di servizio sociale.
Anche alla luce delle numerose richieste di tutela preventiva da parte dei Funzionari di Servizio Sociale, preoccupati di incorrere in denunce per omissioni di atti d’ufficio (art. 328 c.p.), in considerazione dell’alto numero di incarichi, siamo a chiederLe un incontro per sanare l’attuale vuoto organizzativo, al fine di definire un carico di lavoro sostenibile.
Roma, 10.12.2021
FP CGIL CISLFP UILPA
Prestini Marra Amoroso
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