Abbiamo avuto una riunione con all’ordine del giorno l’illustrazione del Piano di Formazione dei lavoratori da parte della DG Educazione e Ricerca. Un catalogo ampio e trasversale nell’offerta formativa su cui abbiamo avuto poco da dire. Anzi abbiamo espresso apprezzamento rispetto allo sforzo della DG di ampliare gli interventi formativi rispetto a materie specialistiche, alla suddivisione degli stessi interventi rispetto alle aree di attività, allo sforzo di ricomprendere l’insieme delle professionalità presenti nel Ministero ed infine alla sinergia avviata con la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e con la Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Il problema sta nei numeri sia per quel che riguarda il tasso di partecipazione dei lavoratori che per le risorse messe a disposizione.
Pur avendo numeri apprezzabili in termini assoluti: oltre 12.000 sono stati i partecipanti nelle fasi pregresse non è dato desumere quanto è stato l’indice di partecipazione effettivo poiché l’Amministrazione al momento non è in grado di monitorare questo dato, per esempio per comprendere quante di queste 12000 adesioni abbiano riguardato la frequentazione di un singolo o di una pluralità di corsi. Questo riguarda anche la mancata trasparenza che troppo spesso riscontriamo rispetto alle opportunità che si offrono, per cui non tutti vengono messi in condizione di poter aderire o meno e la scelta diventa un mero esercizio discrezionale della dirigenza. Vale la pena di ricordare al riguardo che l’erogazione dei crediti formativi può comportare una valutazione nell’ambito delle progressioni economiche solo a condizione che tutti i lavoratori abbiano l’opportunità di partecipare ai corsi. Di conseguenza appare necessario che l’amministrazione si doti di strumenti di monitoraggio più efficaci come peraltro riconosciuto dalla stessa nel corso della riunione. Accanto a questo vanno richiamate, nella Circolare relativa, quali sono gli obblighi del dirigente nella gestione della attività formativa, ovvero l’obbligo di informazione preventiva e successiva alle RSU ed alle OO.SS. territoriali e la garanzia di puntuale applicazione del criterio di rotazione tra i lavoratori.
Gli altri numeri che ci interessano sono quelli relativi alle risorse che il bilancio dello stato destina alla formazione MIC: la bellezza di 24.415 euro. Solo per fare un paragone, il CCNL prevede che alla formazione venga destinato uno stanziamento pari all’1% del monte salari. Tradotto in cifre sarebbero più di 6 milioni di euro. Invece ci troviamo una cifra ridicola, di molto inferiore alle somme che ordinariamente vengono stanziate in Ministeri più piccoli del MIC. In queste condizioni appare oggettivamente complicato pensare ad una funzione strategica della formazione, che dovrebbe essere il motore dell’innovazione organizzativa. Per questo ormai da molto tempo e inutilmente sollecitiamo una riflessione e iniziative conseguenti volte a rafforzare le poste in bilancio dedicate ed anche in questa occasione lo abbiamo fatto, aggiungendo come proposta una valutazione sull’utilizzo delle risorse messe specificatamente a disposizione nel PNRR. È un ragionamento principalmente rivolto alla Direzione politica, che però non ci pare molto interessata agli investimenti sul personale, impegnata com’è nell’operazione di proliferazione dei musei autonomi (l’ultimo che si aggiunge è la Pinacoteca nazionale di Siena, aggiunta all’ultimo momento allo schema di DPCM di riorganizzazione in via di certificazione).
Biblioteche annesse ai Monumenti Nazionali.
Sempre nella stessa giornata ci è stata fornita una informativa su un decreto emanando che riguarda le Biblioteche annesse ai monumenti che erano sedi RSU nella precedente tornata. Come ricorderete questi Uffici non sono stati più ricompresi nei decreto di riorganizzazione in quanto non considerate strutture interne al Ministero. Al di là delle interpretazioni formalistiche, difficilmente comprensibili nel senso comune, secondo cui uffici in cui operano prevalentemente dipendenti del ministero siano strutture estranee allo stesso, a noi interessava capire quali strumenti di tutela rispetto ad eventuali tentativi di sottrazione del personale da parte degli Uffici assegnatari. In questo senso il decreto, pur assegnando la Biblioteca di Santa Giustina alla Biblioteca Universitaria di Padova e le Biblioteche di Badia di Cava e Montevergine alla Biblioteca Universitaria di Napoli, precisa che il personale assegnato resta nel proprio luogo di lavoro in posizione di distacco e non può essere spostato. Per analogia la stessa regola vale anche per le altre Biblioteche che non sono sedi RSU.
FP CGIL Nazionale
Claudio Meloni