Sintesi dell’intervento della FPCGIL
Nelle giornate del 20 e 21 settembre la delegazione FPCGIL composta dal Segretario Nazionale Antonio Crispi e dal Coordinatore Nazionale della Polizia Locale Gennaro Martinelli, ha partecipato a due importanti sessioni di lavoro organizzate dall’ANCI ed incentrate sul tema della legge di riforma.
Un tema, questo, di assoluta rilevanza per la nostra O.S. a sostegno del quale parlano la mobilitazione, le lotte sindacali e le iniziative che da anni ci vedono protagonisti.
Definire una legge di riforma coerente con il ruolo fondamentale della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, è oltremodo necessario ed urgente.
L’assenza di una seria legge ordinamentale per la Polizia Municipale e Provinciale ha deteriorato la qualità di questo importante servizio pubblico, facendone pagare il prezzo ai cittadini in termini di vivibilità e legalità ed agli agenti con una inaccettabile sovraesposizione quotidiana.
Una situazione che ha prodotto confusione, legiferazioni regionali tra loro dicotomiche con alcune di queste pericolosamente distorsive della peculiare professionalità della Polizia Locale, modelli organizzativi non rispondenti alle necessità dei cittadini e che hanno distolto l’attenzione dai veri problemi che attanagliano il settore.
Ed è questa consapevolezza che ha caratterizzato l’intervento del Segretario Nazionale alla sessione straordinaria del giorno 20 settembre e che ha visto riunite congiuntamente le assemblee nazionali ANCI ed UPI della Polizia Locale.
In tale sede, è stato innanzitutto espressa la necessità di dare corso alla richiesta, già formulata nei mesi scorsi e tuttora inevasa, del Sindacato Confederale di un incontro urgente con le delegazioni congiunte di ANCI – UPI – Conferenza delle Regioni, alfine di verificare le reciproche impostazioni e le possibilità di convergenza sulle direttrici fondamentali che devono caratterizzare la legge di riforma, così da creare le condizioni di necessaria chiarezza e di velocizzazione dell’iter.
Tale richiesta è divenuta oltremodo urgente ed indispensabile alla luce di alcune dichiarazioni del rappresentante ANCI in materia di ordinamento e di assetto della riforma, che stridono fortemente e pericolosamente con le posizioni ufficiali della sua associazione.
Nel merito della questione la delegazione FP ha ribadito che la proposta elaborata nel 2003 dal sistema delle autonomie è una buona base di partenza, ma che va migliorata su alcuni punti attinenti questioni essenziali.
In particolare, occorre caratterizzare la legge sul ruolo pubblico della Polizia Locale valorizzandone compiti e funzioni ed eliminando inutili confusioni con settori giuridicamente diversi.
Gli istituti di vigilanza privata sono destinati a compiti di tutt’altra natura ed è estremamente pericoloso continuare a costruire parallelismi legislativi che costituiscono il trampolino di lancio per possibili tentativi di mercificare la sicurezza, con il risultato di depotenziare in primis la Polizia Locale e le garanzie democratiche del paese.
Una riforma è indispensabile anche per questo settore privato, va fatta però con una legge specifica (che magari parta dal miglioramento delle condizioni di lavoro e di professionalità degli addetti), rispettosa della Costituzione e della assoluta necessità che la sicurezza sia pubblica in tutte le sue articolazioni.
Le vicende del caso Telecom dovrebbero far riflettere tutti su quanto questa nostra posizione non fosse ideologica, ma assolutamente ragionevole.
Lo stesso dicasi per l’utilizzo del volontariato in compiti comunque attinenti alla sicurezza.
Il volontariato merita attenzione e normative specifiche ma non può essere inserito in una normativa che può provocare distorsioni nel suo impiego.
In ultima analisi, occorre giungere alla legge di Riforma della Polizia Locale e non ad un pasticcio che alla fine sarebbe incapace di rispondere alle sue stesse finalità.
Rafforzare e caratterizzare il ruolo della Polizia Locale con una legge che abbia alcuni punti fondamentali.
1. Chiarezza di compiti e funzioni;
2. Equiparazione previdenziale, assistenziale ed infortunistica con le Forze di Polizia ad ordinamento statale;
3. Percorsi professionali permanenti e coerenti con il ruolo, i compiti e le funzioni assegnate dalla legge alla Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, caratterizzandola e valorizzandola nella sua peculiarità in pari dignità con tutte le altre Forze di Polizia;
4. Destrutturazione e ristrutturazione della indennità di Polizia locale, che va implementata con risorse aggiuntive a quelle destinate al rinnovo contrattuale e resa automaticamente ed interamente erogabile all’atto dell’assunzione senza la necessità di ulteriori passaggi;
5. L’autonomia dei Corpi da indebite ingerenze delle Amministrazioni. In questo ambito rientra il ruolo dei comandanti, il rafforzamento delle condizioni professionali e di accesso che ne rafforzino l’autonomia a garanzia del servizio e degli stessi lavoratori.
Nel corso della seconda giornata la FPCGIL ha partecipato al confronto tra ANCI, UPI, Sindacati ed Associazioni Professionali con i lavoratori.
Nel corso del suo intervento il Segretario Nazionale ha ribadito quanto già rappresentato il giorno precedente in sede di sessione straordinaria, evidenziando ulteriori tre questioni che rafforzano l’urgenza della legge:
Con una circolare datata 4 agosto il Ministero del lavoro ha di fatto esteso l’utilizzo del lavoro interinale alla a tutte le autonomie locali, ivi compresa la Polizia Locale.
Un atto gravissimo che non solo viola quanto sottoscritto nei contratti di lavoro, ma depotenzia la Polizia Locale, lacera il concetto di sicurezza quale servizio elusivamente pubblico e ne sovrespone gli appartenenti.
Il Sindacato Confederale è già intervenuto chiedendone l’immediata revoca, ma ancora una volta in assenza di una legge nazionale pagano i lavoratori e gli standard qualitativi del servizio;
Si è diffusa la moda di dotare gli agenti di manganelli quale panacea delle disfunzioni operative o dei problemi sociali esistenti.
Su questo punto la posizione della FP è chiarissima nel rifiutare che alla necessità di modelli organizzativi funzionali, ad investimenti in professionalità ed organici, al coordinamento con le forze di polizia statali, ad adeguate politiche integrate di sicurezza urbana, all’adozione d’interventi che prosciughino il brodo dell’emarginazione sociale e della povertà, si sostituisca la sovraesposizione degli agenti e la trasformazione dell’intero problema in una questione di ordine pubblico con un alibi bello e fatto per Sindaci e Presidenti di Provincia.
L’atteggiamento della FP sulla dotazione dell’arma d’ordinanza è improntato ad assoluto laicismo, pronti ad ogni utile discussione sull’argomento che sia coerente con il ruolo della Polizia Locale.
Netta è la contrarietà al manganello che trasforma l’impiego ed il ruolo della Polizia.
E’, comunque, questo un ulteriore momento di riflessione sull’urgenza della legge di Riforma prima che l’attuale fai da te disegni una Polizia Locale priva di qualsiasi riferimento nazionale. Emerge una stanchezza del settore nell’affrontare queste tematiche, segno che i dieci anni passati a discutere di Riforma senza che il centrosinistra prima ed il centrodestra poi siano stati capaci di approvare una seria legge di Riforma, stanno producendo i loro effetti negativi.
Ecco perché, la FP ha deciso di rilanciare ulteriormente la propria azione a sostegno della legge di riforma convocando per il giorno 13 ottobre il Coordinamento Nazionale che avrà il compito di valutare lo stato attuale della situazione e delineare le iniziative da attivare sull’intero territorio nazionale.
Infine, l’intervento si è chiuso con una informativa sulle vicende connesse alla finanziaria ed al CCNL. In particolare, è stato posto l’accento sulla necessità che i lavoratori di questo importante servizio pubblico siano informati e coinvolti sulle tematiche generali.
Chiudersi e piegarsi su se stessi significa non essere partecipi della evoluzione di temi che ci riguardano come cittadini e lavoratori, a partire dalla centralità della qualità dei servizi pubblici, alla lotta al precariato, alla costruzione di città capaci di coniugare vivibilità, solidarietà e rispetto delle regole.
Roma, 25 settembre 2006