Ancora una volta gli unici responsabili del mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro per i dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a 12 anni ormai dall’ultimo
CCNL, non trovano di meglio che “spostare” l’attenzione su altro.
Strumentalmente hanno riferito dell’incontro avuto ieri all’Aran per la stipula dell’accordo quadro di
definizione dei comparti di contrattazione, accordo propedeutico all’avvio delle trattative per i rinnovi
contrattuali 2019-2021. Dimenticando di dire ai lavoratori PCM che per loro ancora non si è potuto
rinnovare il CCNL 2016-2018. A causa della indisponibilità di Snaprecom, Sipre e Ugl, dopo
quindici mesi di trattative, e sfruttando il fatto che FP CGIL, CISL FP, UIL PA, FLP e USB, disponibili
alla sottoscrizione, che pure rappresentano più del 50 per cento, non raggiungono il 51 per cento
imposto dalla legge.
Di questo dovrebbero dar conto alle lavoratrici e ai lavoratori, invece di parlare sempre d’altro,
come hanno fatto anche nelle trattative.
Quanto alla riunione in Aran chiariamo che all’ordine del giorno c’è solo la richiesta, contenuta
nell’atto di indirizzo, di valutare una modifica di composizione delle aree della dirigenza, perché il
numero dei comparti è fissato dalla legge e la legge dice 4.
In più, fermo restando che il ccnl Presidenza del consiglio fu una scelta compiuta e voluta da CGIL
CISL e Uil, la nostra posizione è sempre stata chiara: bisogna superare la legge e restituire titolarità
alla contrattazione di definire gli assetti contrattuali.
Per il resto abbiamo ribadito all’Aran che, per avviare le trattative per i rinnovi 2019-2021 non basta
fare un nuovo accordo quadro sulla composizione dei comparti ma servono le risorse per incrementare
le retribuzioni ulteriormente, per fare un nuovo sistema di classificazione e per aumentare
gli organici. Risorse che il governo nell’ultima legge di bilancio non ha aggiunto come invece CGIL,
CISL e UIL (non altri) hanno chiesto anche con lo sciopero del 9 dicembre scorso.
Ma questa è un’altra storia che, purtroppo, non riguarderà i lavoratori della PCM a cui è ancora impedito
di vedere aumentate le loro retribuzioni per il 2016-2018, come invece è avvenuto per gli altri
lavoratori dei comparti pubblici. E questa volta la responsabilità, purtroppo, è di tre organizzazioni
di rappresentanza dei lavoratori con nomi e cognomi.
Riflettano sulle proprie responsabilità e rinsaviscano invece di parlar d’altro.
Il Segretario nazionale
Florindo Oliverio