“La ministra Dadone avvii il negoziato per la stipula del primo contratto collettivo di lavoro per gli oltre 400 dirigenti penitenziari che aspettano da 15 anni”. A chiederlo è la Funzione Pubblica Cgil, aggiungendo che: “L’avvio della trattativa per il rinnovo del contratto per il personale direttivo dei corpi di polizia a ordinamento civile è una buona notizia che va completata avviando le trattative anche per il contratto dei dirigenti penitenziari”.
La legge delega 154 del 2005, ricorda il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio, “per la disciplina dell’ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria ha stabilito che bisognava dare a questi lavoratori, precedentemente inquadrati nelle qualifiche apicali del comparto ministeri svolgendo le funzioni di direttori di istituti penitenziari, di direttori degli uffici delle esecuzioni penali esterne, all’epoca anche di dirigenti medici di sanità penitenziaria, poi passata al servizio sanitario nazionale, un contratto collettivo nazionale di lavoro ancorché di diritto pubblico. Il decreto legislativo 63 del 2006 ha stabilito materie, procedure, soggetti del negoziato, nonché trattamento economico”.
Ora, prosegue il dirigente sindacale, “serve un contratto vero, articolato in un sistema di relazioni sindacali. Un contratto con una parte normativa, che individui obblighi e diritti propri della funzione dirigenziale e coerente con le norme di legge vigenti, e una parte economica che ridefinisca la struttura della retribuzione secondo voci più tipiche della funzione gestionale. Indicazioni già fornite dalla legislazione e che il negoziato dovrà opportunamente declinare. Se ne avvantaggerebbe il sistema penitenziario nella sua interezza non solo quei lavoratori”. Per questo, continua, “rivolgiamo un appello alla ministra della Pa Dadone e al ministro della Giustizia Bonafede perché si convochino al più presto le organizzazioni sindacali certificate rappresentative per l’avvio delle procedure per dare finalmente il primo contratto di lavoro alla dirigenza penitenziaria nel rispetto della legge e per dare valore a una funzione per il sistema penitenziario”, conclude Oliverio.