Al Vice Capo D.A.P.
Dott. Roberto TARTAGLIA
Roma
Al D.G.P.R. – D.A.P.
Dott. Massimo PARISI
Roma
E, p.c. Al Direttore dell’Ufficio Relazioni Sindacali
Dott.ssa Ida DEL GROSSO
Roma
Oggetto: introduzione telefoni cellulari negli istituti penitenziari.
L’introduzione dei telefoni cellulari all’interno degli istituti penitenziari è un fenomeno in netta crescita, numeri alla mano, dall’inizio dell’anno i telefonini rinvenuti dalla Polizia penitenziaria sono stati più di 1760, ai quali si aggiungono i recenti rinvenimenti di uno smartphone e di due miniphone all’interno del carcere di Palermo grazie alle indagini con-dotte dal Nucleo Investigativo della polizia penitenziaria, insieme al Reparto territoriale dell’Ucciardone. Mentre nel 2019, i telefoni cellulari rinvenuti, erano stati circa 1200 e nel 218 meno di 400.
Le motivazioni? Una delle tante potrebbe essere la crisi socio-sanitaria che sta attraversando il nostro paese, la quale a cascata si ripercuote anche sul sistema penitenziario, ne sono una dimostrazione le rivolte così come il costante tentativo di introdurre telefoni cellulari negli istituti.
Per queste motivazioni chiediamo all’Amministrazione di accelerare l’input, dato con la nota Gdap dello scorso giugno, di rafforzare e strutturare azioni di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari all’interno degli Istituti Penitenziari. Chiediamo di accelerare le procedure di acquisizione e manutenzione di apparecchiature e sistemi elettronici quali reti radio analogiche, reti radio digitali, rilevatori e inibitori di telefoni cellulari, apparati radiogeni per il controllo dei pacchi ecc, menzionati dall’Amministrazione.
Inoltre, le ricordiamo che anche le risorse umane sono importanti, sono coloro che utilizzano concretamente gli strumenti per il contrasto, quindi andrebbero non solo implementate, ma soprattutto formate sull’utilizzo della strumentazione.
Sempre nell’ottica di contrastare l’aumento di comportamenti criminale all’interno degli istituti, chiediamo di riflettere sull’importanza del messaggio che si darebbe se venisse effettivamente introdotta la valorizzazione dei circuiti detentivi secondo la logica della progressione premiale, modello già più volte rappresentato all’Amministrazione penitenziaria.
Certi di un cortese cenno di riscontro, si porgono cordiali saluti.
Il coordinatore nazionale
Fp Cgil Polizia penitenziaria
Stefano BRANCHI