L’ATTIVITA’ DI VIGILANZA NELLA “FASE 2”
La graduale ripresa delle attività produttive postula una necessaria riflessione in ordine
alla ripartenza degli accertamenti ispettivi in un contesto nel quale vi sono, peraltro,
due aspetti di cui non può non tenersi conto.
Anzitutto, il mutato scenario socioeconomico che rende necessario un cambio di
passo nell’approccio ispettivo, valorizzando l’aspetto qualitativo ed il contrasto nei
confronti dei macro-fenomeni di illegalità che, specialmente in un momento difficile
quale l’attuale, possono acuirsi con particolare serietà.
In questa prospettiva, oltre allo svolgimento dell’ordinaria attività di vigilanza relativa
alle aziende che non hanno mai cessato la propria attività produttiva, diventa essenziale,
in considerazione dell’aumento esponenziale del ricorso agli ammortizzatori sociali
ed alle forme di sostegno al reddito, un impegno per impedire, attraverso l’individuazione
di indici di comportamenti distorsivi, sia gli abusi a danno della collettività,
sia il “dumping” socioeconomico che lede irreversibilmente la retribuzione e la contribuzione
dei lavoratori.
Quanto sopra, anche alla luce della circostanza che con l’approssimarsi della stagione
estiva ed il massiccio uso di lavoratori stagionali (normalmente immigrati) per le “raccolte”,
sarà di fondamentale importanza intervenire al fine di debellare quelle forme di
illegalità che spesso, sconfinando in un vero e proprio sfruttamento nei confronti di lavoratori
più deboli, integrano fattispecie costituenti reato. Peraltro, lo svolgimento di
dette attività all’aperto garantisce maggiore tutela agli ispettori coinvolti.
In sostanza, chiediamo l’impiego del personale ispettivo per avversare i “furbi”, lanciando
un segnale di equità sociale.
Considerata anche la recente riattivazione delle commissioni regionali di programmazione
della vigilanza, appare utile un loro coinvolgimento, al fine di garantire il coordinamento
e la sinergia con le altre Amministrazioni (segnatamente: INL e INAIL), ma
anche per tener conto delle specificità presenti nelle diverse realtà territoriali. In quella
stessa sede, è importante/opportuno concordare anche un raccordo con le Prefetture,
per individuare le aziende che hanno chiesto di riaprire contemporaneamente
fruendo di ammortizzatori sociali.
Dovrà essere rafforzata la sinergia con la vigilanza documentale al fine di individuare,
in una fase preliminare, importanti elementi di valutazione per evidenziare aziende
che possiedono forti elementi di irregolarità; inviare, successivamente, una verifica
ispettiva ove sia necessario un supporto della stessa.
La seconda, ma non meno importante, condizione è rappresentata dalla garanzia
che gli accertamenti siano svolti in sicurezza. Questo significa fornire DPI idonei,
verificare, tramite un intervento diretto del medico competente, che il personale ispettivo
sia nelle condizioni di riprendere l’attività, effettuare attività di formazione
sull’impiego e lo smaltimento dei DPI, focalizzare il target su obiettivi che non mettano
a rischio la salute del personale di vigilanza.
Da ultimo, dovrà prestarsi particolare attenzione alle modalità di definizione delle pratiche
già assegnate sia per quelle in fase istruttoria, sia per quelle concluse ma non
notificate. Per queste ultime sarà necessario coordinare la ripresa dell’attività di notifica
con l’aggiornamento delle procedure e della modulistica implementata dalle modifiche
legislative intercorse nel periodo dell’emergenza, fissando modalità operativa che
garantiscano il personale.
Vista l’importanza degli argomenti, chiediamo l’apertura urgente di una discussione
nell’ambito dei prossimi incontri del tavolo nazionale.
Roma, 11 maggio 2020
FP CGIL/INPS
Matteo ARIANO
Antonella TREVISANI
CISL FP/INPS
Paolo SCILINGUO