“Le donne scienziate hanno ottenuto negli anni grandi successi, non ultimo quello delle ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato il coronavirus, ma non ancora accompagnati da adeguati riconoscimenti professionali e di carriera”. A dichiararlo sono Patrizia Fistesmaire della Fp Cgil medici e dirigenti Ssn e Lara Verbigrazia per le Politiche di genere della Fp Cgil nazionale, in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, che ricorre oggi 11 febbraio, proclamata dalle Nazioni Unite per l’accesso paritario delle donne alla scienza, l’uguaglianza di genere e le pari opportunità nella carriera scientifica.
In questa giornata, aggiungono, “un plauso particolare vorremmo andasse a tutte le operatrici che lavorano in sanità e si trovano a sostenere ritmi spesso ‘acrobatici’ nel conciliare i tempi di vita e di lavoro. Ma la situazione è ancora molto critica: le donne sono esposte a maggiori rischi perché non sono riconosciuti i bisogni specifici legati al genere. Dall’ultimo rapporto sulle aggressioni in sanità, infatti, si rileva che il 70% é a danno delle donne”.
Inoltre, continuano, “permangono discriminazioni legate al genere e ai condizionamenti culturali anche negli stessi luoghi di lavoro: dagli ultimi dati del Ministero della Salute emerge che il 66,8% del personale del Servizio sanitario nazionale è composto da donne, contro il 33,2% degli uomini, ma ancora oggi solo un terzo dei primari è donna. Una situazione inaccettabile che non possiamo più ignorare. Un primo segnale importante è arrivato dal nuovo contratto dei medici e dei dirigenti sanitari che ha riconosciuto lo stipendio di risultato anche alle donne in gravidanza. Ma non basta: è necessario intervenire sui processi di carriera e di riconoscimento professionale”, concludono Fistesmaire e Verbigrazia.