Report del seminario EPSU del 19 e 20 novembre a Lisbona
“LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NELL’ERA DIGITALE: garantire che anche i lavoratori e le lavoratrici del servizio pubblico godano dei benefici dalla digitalizzazione”
Il seminario di Lisbona cui abbiamo partecipato era il 2° di 5 seminario regionali (Bucarest, Lisbona, Lubiana, Stoccolma, Varsavia) che coinvolge 50 paesi e altrettante Federazioni aderenti ad EPSU.
Il progetto di formazione si pone il grande obiettivo di fornire ai sindacati strategie di contrattazione collettiva in grado di affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica per far sì che le lavoratrici ed i lavoratori possano da un lato goderne i benefici, sia da un punto di vista economico che da quello del miglioramento delle condizioni di lavoro, dall’altro possano essere messi nelle condizioni di affrontarne l’impatto anche negativo che alcune tecnologie possono potenzialmente avere sulla loro vita in termini di invasività.
Il seminario si è articolato in due giornate e in due moduli, durante i quali tali processi sono stati affrontati da diversi punti di vista. Durante i lavori di entrambe le giornate, si sono alternate, con efficacia, lezioni frontali e lavori di gruppo. Il ciclo di seminari si chiuderà nell’autunno ‘20 con un seminario finale e con la produzione collettiva di una guida alla contrattazione collettiva dei processi di digitalizzazione e ICT.
I processi di digitalizzazione, come tutti i processi ad alto impatto sui modi produzione di beni e servizi, hanno la duplice caratteristica di offrire opportunità di sviluppo professionale, di miglioramento delle condizioni di lavoro e di incremento della produttività ma dall’altro di cancellare posti di lavoro a basso contenuto professionale, di aumentare il controllo dei datori di lavoro sui lavoratori e di indebolire, di conseguenza, la contrattazione collettiva.
Dentro questa contraddizione, è urgente e necessario avere la capacità di svolgere il proprio ruolo di negoziazione e, se necessario, di conflitto, affinché le persone non vivano passivamente questa trasformazione, veloce, pervasiva e potenzialmente produttrice di ulteriori divari rispetto a quelli già esistenti.
La digitalizzazione ha un forte impatto su tutti i servizi pubblici, sia dal punto di vista lavorativo che da quello dei cittadini, ponendo, nel contempo, alcuni interrogativi che vanno gestiti:
– divario digitale tra i cittadini e tra i lavoratori
– cancellazione di posti di lavoro a basso contenuto di innovazione
– oligopolio privato della grandi societa IT/privacy/banche dati
– aumento della richiesta si flessibilità nel posto di lavoro/invasività delle tecnologie/conciliazione tempi di vita e di lavoro
– rischi per la salute e la sicurezza
– rischio aumento asimmetrie tra datori di lavoro e lavoratori
Sia in plenaria che nei lavori di gruppo si sono sviluppate diverse direttrici di lavoro e altrettante ricadute possibile sui contenuti della contrattazione collettiva, sia nazionale che aziendale.
Esistono diversi esempi e diverse buone prassi in tema di contrattazione collettiva di tali processi. Esempi e buone prassi che riguardano sia intese sindacali quadro (con governi e/o associazioni datoriali) sia intese aziendali (trasporti pubblici). In questo senso, particolarmente importanti possono essere le intese (quadro e/o aziendali) in tema di formazione continua dei lavoratori dei servizi pubblici per acquisire competenze sulle nuove tecnologie (es. Sindacato tedesco) e le leggi quadro che costituiscano garanzie comuni per tutti i lavoratori e le lavoratrici e vincoli applicativi per i datori di lavoro (pubblici e privati).
Si è inoltre riflettuto a lungo, anche con un proficuo confronto tra i vari comparti pubblici/privati sui temi delle competenze digitali necessari e sui riflessi di queste ultime sulle declaratorie e sui profili professionali richiesti. In questa direzione c’è un grande lavoro sindacale di approfondimento e di studio che si potrebbe realizzare per anticipare e contrattare il fabbisogno di competenze digitali, per ridefinire i profili occupazionali del futuro, garantendosi che ci siano le risorse necessarie per farlo, che siano processi inclusivi e che i lavoratori e le lavoratrici siano consapevoli e informati di tali processi. Nel confronto con le altre Federazioni sono emerse forti differenze in termini di investimenti del Sindacato sul proprio gruppo dirigente affinché quest’ultimo possa farsi protagonista ed interlocutore delle controparti su questi temi.
In particolare durante la seconda giornata di lavori si è entrati maggiormente nel merito degli impatti della digitalizzazione sui processi produttivi e sulle professionalità e molto si è ragionato di come affrontarli in termini contrattuali.
Le “parole chiave”, sia positive che negative, individuate e successivamente sviluppate con ipotesi contrattuali sono state:
Positive:
– flessibilità spaziale e temporale nello svolgimento della prestazione
– smart working
– sostituzione in mansioni ripetitive
– miglior pianificazione del lavoro anche in termini di orari
– riduzione del pendolarismo
Negative:
– dipendenza da algoritmi
– riduzione interazioni sociali
– pervasività delle tecnologie/ disponibili 24 ore su 24
– precarietà del lavoro (durata dei contratti, loro contenuti)
– stress e burn out
Si è infine ragionato sul tema degli algoritmi (strumento di per sé neutro) e sulla loro gestione in termini sindacali e contrattuali (organizzazione del lavoro, protezione dati, utilizzo dei dati, sorveglianza sui lavoratori).
Roma, 10 dicembre ‘19
Simona Ricci
Massimiliano Prestini
Massimo Cenciotti.