Sanità: Fp Cgil, drastica riduzione attività consultori

05 Novembre 2019

Una piaga per l’utenza e i servizi e per i lavoratori sommersi da carichi di lavoro

A seguito dei pesanti tagli alla Sanità Pubblica subiti negli ultimi anni, a rimetterci sono, tra le altre, le attività dei consultori che stanno subendo una drastica riduzione dei servizi che prima venivano offerti gratuitamente, creando disuguaglianze e andando a colpire in particolare giovani donne, ceti meno abbienti, donne migranti e coppie giovani. Solo il 22,4% di donne riesce ad accedere alla contraccezione attraverso il servizio pubblico e le differenze territoriali sono rilevanti e preoccupanti. Una piaga non solo per i servizi e l’utenza, ma anche per i pochi professionisti rimasti, caricati di lavoro”. Questa la posizione della Funzione Pubblica Cgil in merito ai tagli, pre e post crisi, che hanno investito i consultori negli ultimi anni.

“La gravissima carenza di personale non consente di svolgere le funzioni fondamentali che la Legge affida ai consultori. Frequenti sono i casi in cui i pochi professionisti rimasti sono sottoposti a carichi di lavoro rilevantissimi, e spesso quasi esclusivamente adempimenti burocratici”. Attività di screening, educazione, prevenzione e promozione della salute, assistenza psicologica post partum, prima assistenza in caso di violenza, interruzione di gravidanza “sono tutte attività svolte nei consultori che stanno subendo e subiranno una drastica riduzione nell’offerta. Donne e uomini hanno il diritto di accedere a quei servizi”.

“La situazione attuale concorre a creare disuguaglianze tra classi sociali, lasciando fuori dalla prevenzione e dagli screening una larga parte di popolazione, determinando una differenziazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Prosegue il sindacato: “Sosteniamo con forza la necessità di investire in questi servizi, prima di tutto con adeguate assunzioni di personale. Abbiamo proposto l’avvio di una discussione con altri sindacati europei per confrontare le situazioni tra paesi e definire i gap esistenti e proporre infine un Piano comune sulla salute di genere su prevenzione, diagnosi, cura, ricerca e investimenti”, conclude la Fp Cgil.

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