La FPCGIL, riaffermando con forza i valori fondanti della carta Costituente, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli, condanna duramente l’invasione turca nel nord della Siria e si schiera al fianco dei cittadini e lavoratori che stanno subendo questo insensato attacco, scatenata dalle irresponsabili dichiarazioni del Presidente degli Usa Trump, e che ha già causato e sta causando gravi perdite di vite umane anche tra i civili.
Condivide le preoccupazioni di Epsu (Federazione Europea dei Servizi Pubblici) e Psi (Public Service Glibal Union) per l’effetto che l’attacco avrà sui lavoratori e sulle loro comunità in Turchia e nel nord della Siria e sul resto della regione. Già in passato c’è stato un tentativo del Governo di Erdogan, denunciato dal sindacato Europeo e Mondiale, di mettere a tacere le voci critiche contro la guerra: medici, accademici per la pace, leader sindacali e della società civile, arrestati per il semplice dissenso. Vi è inoltre preoccupazione per la crescita rallentata e precaria nella regione ed anche in Turchia. Le conseguenze in materia di occupazione, salute, sicurezza e salari per i lavoratori non potranno che essere catastrofiche: “Una ricetta per un disastro umanitario”, secondo Epsu.
L’Europa, più volte colpita dal terrorismo dell’Isis, non può dimenticare il coraggioso contributo delle donne e degli uomini di etnia curda nella lotta al califfato; una cultura, quella del popolo curdo, in particolare nel Rojava, che ha contribuito a contrastare il patriarcato in medio oriente.
L’Assemblea altresì supporta l’appello della Etuc (Confederazione Europea Servizi Pubblici) e dell’Epsu alla Ue ed agli altri governi affinché vengano adottate le misure più efficaci possibili per fermare l’invasione turca.
Ritiene infatti che il Governo italiano e l’Unione Europea debbano uscire da comportamenti ambigui e farsi parte attiva affinché si giunga ad una soluzione immediata e si ponga fine all’invasione.
A tal fine l’assemblea sottoscrive pienamente l’appello della Cgil, Anpi, Arci e Legambiente, in cui si chiede alle Istituzioni Italiane ed Europee di avviare: “Immediatamente una forte e decisa azione diplomatica perché:
cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio siriano abitato storicamente dalla popolazione curda;
si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale;
si provveda all’invio di soccorsi per eventuali feriti;
si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quello italiano;
si chieda che il caso sia messo con urgenza all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.