“Una sentenza storica che finalmente sancisce il principio per il medico, ma direi per tutti gli operatori sanitari, di operare nel rispetto della laicità dello stato. Ora serve una legge che intervenga anche sull’obiezione di coscienza, si tratta di un’ipocrisia tutta italiana che permette al medico di anteporre le credenze ai propri doveri”. Ad affermarlo è il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, in merito alla sentenza della Corte costituzionale che ha depenalizzato l’aiuto al suicidio, in alcuni casi ben precisi.
Le credenze, aggiunge il dirigente sindacale, “non devono in alcun modo interferire nell’atto terapeutico, non è accettabile che un medico, nell’esercizio della propria professione, esclusivamente rivolta alla cura della persona, possa decidere di derogare con l’obiezione ai propri doveri deontologici. La diagnosi e la cura sono processi che attengono a principi esclusivamente scientifici che non possono essere condizionati dalle religioni e davanti ai quali il medico non può mai ‘lavarsene le mani’”, conclude Filippi.