SMART WORKING, POSSILE ANCORA RECUPERARE
Ricevuta l’informativa in merito al testo della circolare sullo smart-working, che ricalca l’accordo sottoscritto con l’Amministrazione da una sola sigla sindacale, non possiamo che ribadire i motivi per cui non abbiamo ritenuto di firmare:
– la norma prevede l’adesione di un tetto minimo del 10% del personale, che in Inps è diventato tetto massimo omnicomprensivo di tutto il personale (dirigenti, professionisti, amministrativi);
– requisito previsto per l’accesso allo smart-working è l’affidabilità, e capacità di problem-solving;
– la preminenza della discrezionalità attribuita al Dirigente o Coordinatore.
– la sperimentazione partirà solo su progetti presentati dalle singole strutture valutati dalle Direzioni Centrali precisate nell’accordo, quindi non è dato sapere al momento quante saranno le sedi in sperimentazione.
Alla luce di questo, non ci meraviglia affatto che l’Italia sia l’ultimo Paese dell’UE per l’utilizzo dello smart-working, perché continuano a prevalere logiche vecchie, come quella della totale discrezionalità dell’Amministrazione.
Anche al fine di rendere l’accordo più in linea con le logiche europee, dichiariamo la nostra disponibilità a riaprire il tavolo, per una condivisione più ampia, partendo dalla necessità di una maggiore trasparenza sui criteri di accesso, ad oggi esclusivo oggetto di valutazioni unilaterali
dell’Amministrazione.
FP CGIL FP CGIL
Antonella Trevisani Matteo Ariano