INPS: Unitario – Fatti non parole

30 Gennaio 2019

FATTI, NON PAROLE: IMPUGNATA DETERMINA 153/2018 SUI FABBISOGNI

Dando seguito a quanto preannunciato con il comunicato sindacale dello scorso 11 dicembre ed in assenza di un intervento, auspicato e sollecitato dalle scriventi organizzazioni sindacali (vedi lettera del 17 dicembre 2018 rivolta al Ministro del Lavoro, al Ministro per la Pubblica Amministrazione, al Presidente del Collegio dei Sindaci ed al Magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo), dei soggetti istituzionali, interni ed esterni all’Istituto, deputati a svolgere una funzione di controllo,
abbiamo depositato presso il Tribunale Amministrativo del Lazio un ricorso per far dichiarare l’illegittimità ed il conseguente annullamento della determinazione presidenziale n. 153 del 30/11/2018 relativa alla definizione del Piano dei Fabbisogni di personale INPS per il triennio 2018/2020.
Le censure che noi rivolgiamo a quel documento sono non solo di carattere squisitamente giuridico ed a tutela del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei diversi settori di inquadramento del personale, cosa che dovrebbe stare a cuore anche di chi sul fronte sindacale, avendo sottoscritto il CCNL, legittima con la propria partecipazione informative ex-post fatte dall’Amministrazione, in modo palesemente
illegittimo, in quanto rese dopo la formale adozione dei provvedimenti oggetto delle stesse comunicazioni (… 3. L’informazione deve essere data nei tempi, nei modi e nei contenuti atti a consentire ai soggetti sindacali di cui all’art.7, comma 3, di procedere a una valutazione approfondita del potenziale impatto delle misure da adottare ed esprimere osservazioni e proposte.), ma soprattutto di natura politica in quanto investono un documento che di fatto preclude per il futuro percorsi di
sviluppo professionale tra alcune aree ed all’interno delle stesse che condannano l’INPS per il futuro a mortificare le legittime aspettative di crescita professionale del suo personale.
Andiamo per gradi.
Sul piano prettamente giuridico, come abbiamo avuto modo di sottolineare nella lettera inviata agli Organi di controllo lo scorso 17 dicembre, l’adozione della determinazione n.153 del 30/11/2018 è avvenuta senza che vi sia stata la benché minima interlocuzione con le organizzazioni sindacali in palese violazione non solo del CCNL del comparto Funzioni Centrali 2016/2018 che prevede al contrario che
siano oggetto di informazione preventiva, nell’ambito dell’organismo paritetico per l’innovazione, tra gli altri argomenti, anche quello degli andamenti occupazionali delle singole amministrazioni, andamenti sui quali incide, è evidente, il contenuto del Piano dei fabbisogni del personale, ma anche del CCNL vigente dell’area VI, dirigenti, professionisti e medici, che richiede forme di confronto molto più stringenti della semplice informativa. A tali considerazioni si aggiunge, dulcis in fundo, un’ulteriore
violazione delle norme contrattuali dell’Area VI per le famiglie professionali del ramo legale, di quello statistico-attuariale e di quello tecnico-edilizio, rappresentata dallo stravolgimento dei rapporti tra primo e secondo livello differenziato di professionalità con inevitabili ed esiziali effetti sui percorsi di crescita degli stessi professionisti. Si tratta di motivi, sia quelli di carattere procedurale sia quelli di
carattere sostanziale, già rappresentati, formalmente e informalmente, ai Vertici dell’INPS senza alcun seguito: l’unica soluzione, extrema ratio, è stata l’impugnazione della determinazione presidenziale.
Per quanto riguarda le valutazioni extra-giuridiche della determinazione n.153/2018, avevamo già evidenziato, con il comunicato dello scorso 11 dicembre, la “cecità” delle scelte operate da un’Amministrazione che costruisce i fabbisogni di personale tagliando gli organici attuali (32 posti sulla dirigenza, tra prima e seconda fascia, 12 posti sul profilo del ramo tecnico-edilizio, 266 unità sul fabbisogno dell’area B) e fotografando l’attuale consistenza con il doppio risultato di frustrare da un lato le prospettive di crescita professionale del personale e dall’altro di esporre il nostro Istituto al rischio di incidere sulla “carne viva” degli organici, nel caso di eventuali scelte legislative di tagli nelle pubbliche amministrazioni. A tali valutazioni si aggiunge un’ultima considerazione che riguarda la costruzione complessiva del fabbisogno ideale a 31.155 unità: si tratta di una quantificazione che si colloca ampiamente al di sotto della soglia che la stessa Amministrazione comunicò, tempo addietro, come
espressione del famigerato parametro 124. In presenza di nuove ulteriori incombenze affidate all’INPS, reddito di cittadinanza ed aggravio di prestazioni pensionistiche da definire con “quota 100”, quel fabbisogno va radicalmente rivisto. Noi riteniamo sia possibile contemperare le legittime aspirazioni alla crescita professionale dei lavoratori dell’Istituto con la necessità di non bloccare i nuovi ingressi, di cui l’INPS ha urgenza, alla luce degli ulteriori compiti.

 

         FP CGIL                   CISL FP                    UIL PA                   FIALP CISAL                 CIDA
Matteo ARIANO         Paolo SCILINGUO      Sergio CERVO    Francesco VIOLA   Lucio PALADINO

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