Investire nel pubblico, in termini di risorse e occupazione, per invertire la rotta e contrastare la crisi. Parola del professore in economia del Lavoro, Nicolò Giangrande, 33 anni, attualmente in Brasile presso la facoltà dell’Amazzonia Occidentale. “In Italia aumenta la povertà assoluta che, secondo gli ultimi dati Istat, colpisce ben 1 milione e 700 mila famiglie che rinunciano non solo a visite specialistiche ma anche alle cure ordinarie. Con il lavoro pubblico si può incrementare l’occupazione e garantire una ripresa del paese”. Queste le parole del professore nel suo intervento all’11° Congresso della Funzione Pubblica Cgil, a Perugia, sul ‘Perimetro pubblico, disuguaglianze e crescita economica’.
Una relazione che ha ricostruito il sistema economico e produttivo del paese, i cambiamenti intercorsi negli anni e quanto, anche in relazione alla sua struttura, la crisi abbia inciso. “Peggiora la salute delle persone e dunque anche le aziende sono meno produttive. L’unica possibilità di ripresa è nella creazione di lavoro e il pubblico ha gli strumenti per incrementare l’occupazione – spiega il professore -. Eppure assistiamo ancora ai luoghi comuni come quello dei ‘furbetti’ del lavoro pubblico. C’è in atto una strategia, quella di indicare una minoranza di persone che non hanno voglia di lavorare per attaccare 3,2 milioni di persone che, al contrario, lavorano per tutti, tutti i giorni, come suggerisce la comunicazione della Fp. Piuttosto che procedere con la retorica degli slogan, dei nomignoli o dei luoghi comuni, basterebbe punire chi non svolge il proprio lavoro”.
E la retorica segue, o precede, le stesse politiche che accompagnano il pubblico da anni. “Le ultime decisioni prese dal governo non invertiranno questa rotta – ha affermato Giangrande -. Non cresciamo e la crescita è l’unico modo di ripagare il debito. Vi è questa idea errata che spesa pubblica equivale a spreco. Ma i dati Ocse ci suggeriscono che c’è un sottodimensionamento del lavoro pubblico. Quindi la bassa efficienza dei servizi pubblici non è legata alle competenze ma alla mancanza di investimenti e risorse”, ha concluso.