INPS: l’Italia è una Repubblica fondata sul ricorso

07 Giugno 2018

L’ITALIA E’ UNA REPUBBLICA FONDATA SUL RICORSO

Siamo ben consapevoli delle gravi disparità di trattamento, non solo economiche, subite dai colleghi ancora ingiustamente inquadrati in A e B nel nostro Istituto, nonostante la grande professionalità acquisita in tanti anni di servizio, trascorsi svolgendo le stesse mansioni di colleghi con un percorso
professionale un po’ meno sfortunato.
Sarebbe facile anche per noi cavalcare l’onda del malcontento di migliaia di lavoratori, ma non è nostro costume creare false e facili illusioni, piuttosto, il nostro impegno è nella direzione di creare le condizioni normative e contrattuali per la soluzione definitiva del problema.
La normativa relativi ai passaggi tra le aree, che in passato consentiva una progressione di carriera più o meno costante, o comunque più agevole, è cambiata radicalmente con le leggi Brunetta e questo ci porta a fare alcune considerazioni.
Con le leggi oggi in vigore, non è possibile un passaggio verticale tra aree senza il titolo di studio previsto dalla legge e cioè il diploma per l’area B, la laurea per l’area C. Non è ad oggi possibile aggirare tale ostacolo con corsi interni o con altre metodi, senza incorrere in bocciature ministeriali.
Tutto ciò è profondamente ingiusto, ma è così.
È contro queste norme che la CGIL si è battuta per anni, spesso da sola, e che faticosamente si stanno ora scardinando grazie anche al Contratto Collettivo Nazionale 2016-2018 sottoscritto, in via definitiva, il 12 febbraio u.s..
Di recente, nel mese di ottobre, alcune OO.SS. hanno sottoscritto un verbale d’intesa per le progressioni verticali (e quindi solo per i possessori del titolo di studio richiesto) ed oggi ne sollecitano l’applicazione. La CGIL non sottoscrisse quel verbale perché privo di alcun riferimento, numerico o percentuale, rispetto al numero dei passaggi da attivare. Un dato sconosciuto, ancora a tutt’oggi, che lascia carta bianca all’Istituto potendo in tal modo attuare l’accordo, paradossalmente e se intenderà farlo, anche con pochissimi passaggi su tutto il territorio nazionale. In ogni caso non sarà l’eventuale applicazione di questo verbale d’intesa a risolvere definitivamente il problema, poiché migliaia di lavoratori ne resteranno inevitabilmente esclusi.
Cosa propone la CGIL?
Noi abbiamo sottoscritto, insieme a CISL, UIL, CONFSALUNSA e CONFINTESA il nuovo CCNL che all’art.12 istituisce una commissione paritetica per innovare e adattare alle funzioni delle varie Amministrazioni un nuovo ordinamento professionale.
La Commissione sarà attivata finalmente entro questa settimana, tra l’ARAN e le OO.SS. firmatarie del C.C.N.L. 2016-2018.
È all’interno di tale organismo, nell’obiettivo complessivo di riconoscimento della professionalità acquisita dai lavoratori, che noi riteniamo si possa e si  debba intervenire per risolvere contrattualmente l’annosa questione degli inquadramenti.
Ci batteremo con forza per ottenere una soluzione, che sia equa e che restituisca dignità ai lavoratori sia in termini economici che della conseguente e legittima valorizzazione professionale.

Il Coordinatore nazionale
FP CGIL INPS
Matteo Ariano

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