RIORGANIZZAZIONE DELL’AREA LEGALE O SOLO RISTRUTTURAZIONE DEGLI INCARICHI?
L’informativa pervenuta sulla riorganizzazione dell’Avvocatura dell’Istituto – che vi alleghiamo – pone a nostro parere due ordini di problemi: di metodo e di merito.Tanto il Direttore Generale quanto il Direttore Delle Risorse Umane, nello scorso mese di maggio, nel presentare i provvedimenti che di lì a breve avrebbero interessato i legali dell’Istituto, avevano assicurato un netto cambio di metodo nelle relazioni sindacali rispetto al passato e, nello specifico, proprio per l’ampiezza della riorganizzazione preannunciata in un settore così delicato, destinata peraltro ad incidere sul rapporto di lavoro di ciascun professionista, avevano assicurato che qualsiasi provvedimento sarebbe stato preventivamente sottoposto alle organizzazioni sindacali.
Ciò, immaginiamo, anche per evitare il ripetersi della sgradevole situazione di ritrovarsi nuovamente un contratto integrativo per i professionisti sottoscritto da due sole sigle monocategoriali, come avvenuto per il CCNI 2015.
Senonché tali intenzioni non si sono concretizzate né quando nel mese di luglio sono state adottate le modifiche al Regolamento di Organizzazione ed all’Ordinamento dei Servizi occorrenti a dare attuazione alle sentenze del Consiglio di Stato sull’autonomia e l’indipendenza degli avvocati, né quando, sempre nello scorso mese di luglio, veniva adottato il Piano per la difesa legale a distanza, che veniva preceduto dalla diffusione della informativa alle oo.ss. appena il giorno prima.
Per questo motivo, nella chiarezza e trasparenza alla quale vogliamo sempre attenerci, sin da questa estate abbiamo elaborato e trasmesso pubblicamente all’amministrazione un nostro documento propositivo sulla riorganizzazione dell’Avvocatura, che alleghiamo, che desse concreto seguito agli intenti di rinnovamento e discontinuità dichiarati dall’amministrazione.
Nessuna interlocuzione c’è stata con l’amministrazione fino alla trasmissione della informativa del 21 novembre scorso (che, a quanto sembra, sarebbe stata approvata anche in questo caso già la mattina successiva se non avessimo tempestivamente formalizzato una richiesta di incontro).
O meglio, nessuna interlocuzione c’è stata con noi.Perché, al contrario, nei giorni precedenti al 21/11 era tutto un circolare di bozze e controbozze nelle mani di alcuni colleghi, segno che ci dev’essere stato un gran lavorìo sotterraneo …
Il risultato è però l’informativa del 21 novembre, incompleta, insufficiente e, a nostro avviso, peggiorativa della situazione attuale.
Dalla riorganizzazione ci aspettiamo infatti che, nel solco delle citate sentenze del Consiglio di Stato, si adotti un’organizzazione degli uffici che punti a valorizzare la professionalità di ciascun avvocato, senza vincoli di gerarchia, e che, pur nel rispetto delle esigenze di specializzazione, eviti l’eccessiva parcellizzazione delle competenze professionali.
Ancora, una organizzazione agile e flessibile, e dotata di adeguate risorse di personale e strumentali (soprattutto informatiche), che ponga la struttura legale in grado di aumentare l’efficienza e l’efficacia della propria attività, al fine di corrispondere al meglio alle esigenze dell’amministrazione cliente e di competere con successo con le controparti nell’attività di difesa.
Nel testo che abbiamo letto, di tutto questo c’è molto poco.
Laddove avevamo suggerito una maggiore concentrazione degli uffici allo scopo di aumentarne la flessibilità operativa, evitando le duplicazioni, c’è addirittura un aggravamento delle ipotesi iniziali. Infatti, mentre nel testo distribuito a giugno alla conferenza dei dirigenti era previsto che nelle città sedi di Direzione di Coordinamento Metropolitano avrebbero operato due uffici legali – uno regionale, l’altro metropolitano -, con competenze in parte sovrapponibili, ora questa soluzione viene estesa a quasi tutti i capoluoghi di regione, nei quali è prevista l’istituzione di un’avvocatura regionale e di un’avvocatura distrettuale, con conseguente frazionamento delle risorse e delle competenze (competenze, tra l’altro, mal delineate e spesso incredibilmente definite solo per sottrazione).
A Roma gli uffici vengono addirittura triplicati, essendo previsti nella stessa città: un’avvocatura regionale, una distrettuale e una metropolitana.
A Roma e Napoli (chissà perché non a Milano) è inoltre prevista l’istituzione dei coordinatori intrametropolitani. Non si capisce se essi operino all’interno delle avvocature distrettuali. Se così non fosse, avremmo un ulteriore ufficio legale in tali sedi, così per un totale di quattro uffici legali nella stessa città, a fronte dell’unico ufficio esistente fino ad oggi.
Si fa fatica a intravedere le finalità e i vantaggi di una simile “riorganizzazione”. Né dal testo distribuito si intende in alcun modo con quali risorse di personale possa essere attuata, soprattutto alla luce delle gravi carenze di organico che affliggono le sedi.
Ma, soprattutto, una simile soluzione – che peraltro penalizza tutte le regioni del Nord, in aperta contraddizione con gli effetti del Piano di lavoro a distanza appena varato – avrebbe il solo effetto di irrigidire ulteriormente la struttura dell’Avvocatura sul territorio, diminuendone senz’altro l’efficacia operativa e aumentando i costi di attività (è di tutta evidenza che un ufficio con molti avvocati e più personale amministrativo funzioni molto meglio di tre uffici sguarniti).
Inoltre, tale duplicazione di uffici e di incarichi di coordinamento nei capoluoghi di regione avverrebbe a spese degli incarichi di coordinamento sul territorio e soprattutto eroderebbe i risparmi di spesa annunciati e le possibilità di finanziamento di nuove misure incentivanti (o di restituzione di risorse al Fondo per la retribuzione accessoria, e quindi a tutti i professionisti).
Nessun criterio, né una procedura sono previsti per la destinazione degli avvocati agli uffici di nuova istituzione, contrariamente a quanto avviene per tutto il restante personale.
Ma, soprattutto, se all’adozione di tale provvedimento è legato il riavvio della procedura selettiva per l’attribuzione degli incarichi di coordinamento, pendente ormai da due anni, è necessario che si adottino nuovi criteri di selezione, cosa di cui nell’informativa non si fa cenno.
Aspetto questo ben preoccupante nel testo distribuito, dove non solo non vengono aboliti i vicariati dei coordinatori centrali, come preannunciato, ma vengono anzi istituiti anche i vicariati nelle avvocature territoriali.
A fronte di ciò, nulla si prevede circa:
– la revisione delle procedure informatiche, richiesta dagli avvocati da anni e ormai improcrastinabile, non solo ai fini della speditezza dell’attività, particolarmente a fronte dei nuovi gravosi oneri derivanti dall’adozione del Piano di lavoro a distanza, ma anche ai fini della ponderazione dei carichi di lavoro, normativamente prevista;
– la rivisitazione del sistema di valutazione degli avvocati (come degli altri professionisti), che va legato ai risultati dell’attività del singolo professionista o al più a quelli del suo ufficio e non a quelli della sede e tanto meno a valutazioni discrezionali di soggetti rispetto ai quali non corre alcuna relazione gerarchica;
– la riforma del regolamento di disciplina per i professionisti, a tutt’oggi immutato e che, in contrasto con le richiamate sentenze del Consiglio di Stato, assegna la potestà disciplinare sui professionisti alla dirigenza.
Oggi come oggi la riorganizzazione preannunciata somiglia più che altro ad una ristrutturazione degli incarichi indennizzati, senza che peraltro si sia posto rimedio alla attuale totale assenza di criteri e regole per l’affidamento degli incarichi (gli incarichi attualmente in essere risultano attribuiti tutti in via provvisoria ed in assenza di ogni selezione). E soprattutto non solo non lascia intravedere margini per un recupero di efficienza o di miglioramento delle condizioni di lavoro dei professionisti dell’Istituto, ma rischia essa stessa di essere causa di grave peggioramento della situazione attuale.
Sollecitiamo l’amministrazione ad aprire ora quel confronto vero, preannunciato mesi fa, su un tema delicato quale l’organizzazione della struttura legale dell’Istituto e ad assumere al riguardo impegni precisi, soprattutto all’indomani di provvedimenti, quale l’adozione del Piano di lavoro a distanza, che innovano radicalmente le modalità della prestazione lavorativa di centinaia di professionisti e soprattutto quando si preannunciano la soppressione di posizioni economiche in essere, l’istituzione di nuovi uffici e i conseguenti trasferimenti di un numero indefinito di professionisti.
Siamo certi che solo da tale confronto potrà provenire un contributo utile alla individuazione delle misure più utili all’Istituto ed ai suoi avvocati.
Roma, 28 novembre 2017
Il Coordinatore Nazionale
FP CGIL INPS
Matteo Ariano