In data 10 maggio 2017 una delegazione della FP CGIL Polizia Penitenziaria ha partecipato alla conferenza, organizzata dall’E.P.S.U. a Bruxelles, sull’occupazione di qualità nei servizi penitenziari dell’Unione Europea.
Durante l’evento, che rientra nel progetto biennale sull’occupazione di qualità nei servizi pubblici, le delegazioni sindacali presenti hanno avuto la possibilità di confrontarsi su come definire un’occupazione di qualità nel settore penitenziario e di discutere di salute, sicurezza, dotazioni organiche e formazione, partendo da una ricerca incentrata su un ristretto numero di studi di casi nazionali. Dalla suddetta ricerca, che riporta dati raccolti tra l’anno 2008 ed il 2014, risulta che dove l’impatto delle politiche di austerità è stato più forte, vi è stato un netto calo della qualità dei servizi offerti. In particolare, oltre ad un notevole aumento della popolazione detenuta, si è registrato un calo medio del 5% degli organici del personale che lavora nelle carceri. Il taglio delle risorse finanziarie messe a disposizione per i servizi penitenziari ha avuto un impatto negativo anche sulla sicurezza e la salute dello stesso personale. Aumentano i casi di stress lavoro correlato e le violenze subite dagli operatori. Non risultano miglioramenti neanche sul fronte delle libertà sindacali. In molti Paesi è ancora negato il diritto allo sciopero e al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Successivamente si è aperto un dibattito su quali indicatori scegliere per definire i servizi di qualità. Sono emersi come indicatori principali l’orario di lavoro (numero di ore lavorate, pause previste, possibilità di recupero psico-fisico, possibilità di fruire di periodi di ferie), la salute e la sicurezza sul lavoro (controllo e prevenzione dei fenomeni che sono causa di stress ed episodi di violenza), la partecipazione (circolazione delle informazioni e assenza di gerarchie rigide), le libertà sindacali ( diritto allo sciopero, al contratto collettivo nazionale e all’informazione), una retribuzione adeguata, la possibilità di progressione in carriera, la formazione e la qualità delle strutture. Nel suo intervento la FP CGILha evidenziato che, rispetto ai dati forniti dalla ricerca, che fotografavano la situazione fino al 2014, nel nostro Paese si è registrato un calo della popolazione detenuta. Si è passati infatti dai 62536 detenuti presenti nelle nostre carceri nel 2014, ai 56434 presenti nel 2017. Questo è stato possibile grazie ad una serie di interventi normativi tesi a favorire l’accesso a misure alternative alla detenzione per coloro che commettono reati di scarsa pericolosità sociale. Detto questo si è proseguito premettendo che questa era l’unica notizia positiva e che per altri aspetti la situazione è notevolmente peggiorata. I tagli alle risorse finanziarie conseguenti alle politiche di austerità hanno infatti impedito un adeguato piano di assunzioni di personale di Polizia Penitenziaria. Ad oggi sono in servizio nel nostro Paese 36631 Poliziotti Penitenziari, rispetto ai 41160 citati dalla ricerca. Questo è dovuto al fatto che a fronte di circa 500 assunzioni effettuate ogni anno, si perdono circa 1400 unità per pensionamento o passaggio al ruolo civile. Il tutto in un quadro nazionale in cui il Corpo è già carente di oltre 8000 unità e la situazione è destinata a peggiorare. Si registrano inoltre numerosi casi di suicidio, 6 nel solo anno 2016, ed aumenta lo stress percepito dal personale. A tal proposito si è evidenziato come la risposta fornita dall’amministrazione penitenziaria per il contrasto al fenomeno, una linea telefonica presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma per tutto il territorio nazionale, sia assolutamente inadeguata. Aumentano anche i casi di aggressioni subite dal personale, oltre 400 nel 2016. Tale aumento si è verificato in coincidenza con l’avvento di un nuovo tipo di vigilanza, voluta dall’amministrazione, che viene definita “dinamica”. Dal punto di vista delle libertà sindacali permane il divieto al diritto allo sciopero e la possibilità di eleggere i rappresentanti sindacali unitari, anche se dal punto di vista normativo è stato superato il blocco dei rinnovi contrattuali e siamo in attesa della convocazione per aprire il confronto con la parte pubblica. Su questo fronte abbiamo voluto denunciare quanto accaduto al personale del Corpo Forestale dello Stato, che ha subito una militarizzazione forzata ed oggi è privo di ogni libertà sindacale. Abbiamo inoltre chiesto di fare una distinzione di genere nella raccolta dei dati sugli indicatori che definiscono i servizi di qualità, poiché nel nostro paese la situazione del personale femminile è più critica rispetto a quella del personale maschile, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di progressione in carriera e di conciliare la vita famigliare con quella lavorativa. Si ricorda che sono in via di definizione un accordo sul diritto all’informazione e alla consultazione e uno sui rischi psico-sociali e sulla prevenzione della violenza nei confronti del personale. Una volta definiti, tali accordi potranno essere recepiti dalla Commissione Europea e trasformati in direttive.
Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil
Polizia Penitenziaria
Massimiliano Prestini