MIBACT: Fatti e misfatti al Ministero

28 Febbraio 2017

FATTI E MISFATTI AL MIBACT

Nell’attesa delle
risposte alle nostre varie richieste, nelle more dell’avvio concreto del
confronto su FUA e progressioni economiche 2017, in attesa della pubblicazione
delle graduatorie definitive delle progressioni 2016 e del bando di mobilità
volontaria, spendiamo un po’ di tempo per segnalarvi alcuni fatterelli non
proprio edificanti:

 

 Alla
Fiera (delle vanità)
 è di questi giorni
la notizia che la sempre più inarrivabile Direttrice della Galleria Borghese ha
deciso di inviare tredici opere ad una fiera antiquaria internazionale, tra cui
“La Zingarella” di Cordier e la “Capra Amaltea” di Bernini.
Fatto che ha prodotto la reazione indignata addirittura del Comitato Etico
dell’ICOM che con un comunicato ha definito questa scelta “una decisione
che indigna” spiegando che “mandando le sue opere ad una fiera
commerciale, la Galleria Borghese perde la sua onorabilità”. Accuse
pesanti per i toni e la provenienza, quell’ICOM tanto tirato per la giacchetta
quando si è trattato di modificare il regolamento sugli orari dei Musei. Ma non
tanto da scalfire la inarrivabile Direttrice che giustifica questa scelta con i
termini ed i concetti che stanno stravolgendo la vita dei nostri Musei
(crowfunding e necessità di aumentare i visitatori della Galleria). D’altronde
questo feeling tra la inarrivabile e gli antiquari non è nuovo: ricordiamo una
entusiasta presentazione dell’AAI (l’associazione degli antiquari) al momento
della nomina con una intervista nella quale la nostra non si è negata ad una
critica radicale alla burocratizzazione delle procedure di esportazione delle
nostre opere, procedure anch’esse sotto attacco da un disegno di legge che
vorrebbe deregolamentare. Ma non c’è bisogno di nuove normative: ci pensa la
inarrivabile, senza alcun parere di quei burocrati dell’Ufficio Esportazione.
Inutile ricordare che la Galleria è un Museo che certo non ha bisogno di
pubblicità e che ormai è al livello massimo di fruizione. Nulla ferma queste
prove muscolari. Tant’è che ormai la Galleria non ha più un giorno di riposo:
il lunedì, come altri Musei (segno di iniziative non autonome dei Direttori),
viene utilizzato  per le visite di quei
rompiscatole delle scolaresche, che hanno pure il brutto vizio di non pagare. A
Museo chiuso, con buona pace della manutenzione, e con numeri spropositati (500
ad esempio in un giorno nella Galleria Borghese, figuriamoci se l’inarrivabile
non prendeva la palla al balzo). E così assistiamo nel silenzio generale al
declino di uno dei più prestigiosi Musei italiani, un declino tutto dovuto alla
cosiddetta valorizzazione in salsa franceschiniana ed alla fervida fantasia di
un dirigente improvvisato e reclutato tramite la celeberrima selezione
internazionale. Non possiamo certo dimenticare le aperture prolungate con i
volontari a presidiare la sicurezza di opere e visitatori in pieno allarme
antiterrorismo, il continuo disprezzo delle relazioni sindacali e dei
lavoratori  e non ci scordiamo che su
questa gestione abbiamo scritto direttamente al Ministro, che non ci ha degnato
di nessuna risposta. Un ministero assente persino nel rispetto delle regole e
del tutto indifferente ai rilievi mossi, non dal cattivone Tomaso Montanari, ma
dall’ICOM, un organismo neutrale che definisce i parametri di qualità dei
servizi museali. Vuol dire che, come la sentenza di Cuneo insegna, ci dovremo
pensare noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solidarietà
alla ABAP Roma
e nessuno tocchi Cederna.  Sempre in tema di
silenzi ministeriali non uno straccio di solidarietà è giunta dal Ministero ai
suoi lavoratori della Soprintendenza Unica di Roma, oggetto di attacchi vili e
strumentali solo per avere fatto il proprio dovere e applicato la legge in
relazione al vincolo esistente per lo stadio di Tor di Valle. Ci piace
ricordare un articolo del giornale appartenente ad una nota famiglia di
costruttori immobiliari, il Messaggero, a firma del signor Virman Cusenza, che
si permette addirittura un neologismo brutto quanto l’articolo: il
“cedernismo”, rappresentando 
in tale concetto “una lunga stagione all’insegna della concezione
immobile e pietrificata della storia di Roma – e un impasto di conservatorismo
ideologico, di decrescita infelice e di anticapitalismo mascherato da
ecologismo” di cui Cederna sarebbe stato il “dominus”.  Che dire: di fronte ad uno che fa certe
affermazioni e che si permette di dire che le Soprintendenze imperano pur non
essendo “elettive” (adesso facciamo un’altra bella riforma e facciamo
eleggere i Soprintendenti direttamente dal popolo così il nostro eroe del
Messaggero si sentirà soddisfatto), basterebbe una scrollata di spalle se non
fosse che questo è l’ennesimo attacco spregevole al sistema della tutela del
patrimonio che si accompagna alle numerose prese di posizione contro il vincolo
che hanno fatto quasi tutte le forze politiche, a dimostrazione che quando ci
sono interessi concreti di un certo tipo non esiste appartenenza politica.
Insomma si lasci in pace Cederna, a cui va la nostra eterna gratitudine, e si
lasci in pace la Soprintendenza e la Soprintendente, a cui vanno tutte le
nostre più sentite espressioni di solidarietà. Al signor Cusenza suggeriamo un
altro neologismo: il “cusenzismo”, concetto anch’esso poco estetico,
ma molto utile per descrivere palazzinari e speculatori.

In tutto questo nessuna reazione dal
Ministero, nulla di nulla, d’altronde mica era una assemblea al Colosseo.

 

La Dirigente delle Gallerie Estensi
ed il Codice Etico
.  Sempre spiluccando sulla stampa ci è giunta
l’eco di una polemica pretestuosa, messa in piedi da un’altra inarrivabile, la
Direttrice delle Gallerie Estensi, la quale per giustificare l’inammissibile
chiusura a tempo indeterminato della Sala Lettura dell’ex Biblioteca Estense,
si è permessa, con dichiarazioni pubbliche di affermare cose che tirano in
ballo il precedente Direttore, ovvero che la sala era priva di collegamento internet
e che non si faceva più catalogazione. Costringendo il Direttore di allora e
attualmente Direttore della BNF a replicare, con signorilità, dalle pagine di
un quotidiano smontando le dichiarazioni dell’ineffabile e dimostrando che si
tratta di dichiarazioni non veritiere. Insomma la Direttrice Bagnoli ha
pubblicamente affermato cose non vere mettendo in discussione la
professionalità dei Dirigenti che l’hanno preceduta ed in questo caso peraltro
di un Dirigente la cui serietà e professionalità è nota a tutti fuorché
evidentemente alla nostra “manager”. In tutto questo ancora nessuna
reazione dal MIBACT, eppure non si perde mai il tempo di sventolare codici
Etici che disciplinano (si fa per dire) i rapporti con i media. Ma, nel caso
dei Direttori manager, evidentemente tale regola non esiste, per cui, come si
dice a Roma, possono aprire la bocca e dare fiato. La Direttrice delle Gallerie
Estensi avrebbe l’obbligo morale e anche normativo di aprire la Sala Lettura:
invece di procedere fa dichiarazioni pubbliche che oggettivamente minano la
dignità professionale di suoi colleghi e tutto va ben, madama la marchesa.
Nessuna reazione e nessuna ispezione, come nel caso di Palazzo Ducale di
Mantova, dove noi abbiamo chiesto una ispezione per verificare quanto denunciato
dai lavoratori sulle modalità di allestimento di un cantiere interno. Si sa, al
Mibact una ispezione non si nega a nessuno, a meno che a chiederla non sia la
CGIL.

Così va il mondo e così si avvicina la fine
del mandato Franceschini.
Che sicuramente ha ottenuto in termini di immagine
molto più di quanto ha dato e quello che ha dato era meglio lo tenesse per sé.
Speriamo almeno in un lascito generoso di pale: ci sarà parecchio da spalare
sulle macerie del MIBACT.

 

Roma, 28 febbraio 2017   

Claudio Meloni

FP CGIL Nazionale
MIBACT

 

 
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