Roma 15 Febbraio 2017
Ieri al MIBACT giornata intensa con due riunioni importanti:
una della Commissione di monitoraggio
sull’attuazione della riforma e la seconda del tavolo nazionale.
La prima riunione ha mantenuto un carattere prettamente
interlocutorio e ancora una volta sono emerse le difficoltà di governance di
questa complicatissima fase di attuazione delle riforme in serie prodotte a piè
sospinto dal Ministro. Le difficoltà sono evidenti ed in parte prevedibili: la
situazione di caos organizzativo nella periferia è la testimonianza più
acclarata. A questo si aggiunge il solito problema di gestioni, da parte dei
dirigenti, autoreferenziali, conflittuali e con tentativi di vere e proprie
fughe in avanti, spesso improvvide e del tutto fantasiose. E’ vero, come ci viene ricordato
immancabilmente, che molti problemi derivano da sedimentazioni del passato e
che la condizione di declino dell’organico e dell’organizzazione è antecedente alla venuta dell’attuale
direzione politica, ma per quello che
sta succedendo in fase di applicazione delle cosiddette riforme appare più come
un comodo alibi che come vera motivazione.
La
riforma prevede scomposizioni e ricomposizioni di Uffici con moltiplicazione di
centri di spesa, di dirigenze museali, di impianti organizzativi complessi, il
tutto a costo zero. Quindi ad esempio la riorganizzazione sul territorio romano
si fa essenzialmente con l’organico della ex Soprintendenza Archeologica, che
dovrebbe bastare a formare l’organico di 4 nuovi musei autonomi e una nuova
Soprintendenza autonoma. Esempio del tutto replicabile negli altri territori e
quindi si fanno le classiche nozze con i fichi secchi, mentre noi tutti della
parte sindacale abbiamo rappresentato una situazione che ormai ha oltrepassato
il limite della sostenibilità. Pertanto abbiamo riproposto i temi e il metodo
per poter andare avanti nel confronto, ovvero l’esame di alcune problematiche
macro, come la questione degli organici (distribuzione territoriale, fabbisogni
e riallocazione nelle nuove strutture), del governo delle esternalizzazioni,
compresa la questione ALES, e della
riorganizzazione logistica, un vero e proprio buco nero, in particolare nei
territori a più alto tasso di criticità nell’impatto, dove allo stato alcuni
Uffici stanno solo sulla carta. E, al riguardo, abbiamo pure segnalato che la
questione logistica non si può risolvere a colpi di sfratto immediato verso
coloro che non hanno sede, da parte dei dirigenti subentranti, altro grazioso
comportamento che stiamo registrando dopo l’ultima tornata di nomine. E inoltre
occorre procedere all’esame, regione per regione, partendo da quelle che
presentano maggiori complessità, delle problematiche e delle criticità che si
riscontrano. Infine abbiamo di nuovo posto la questione della governabilità
dell’organizzazione e della necessità di intervento immediato laddove si
riscontrano anomalie nei comportamenti dirigenziali. Punto che giudichiamo
dirimente anche ai fini della nostra disponibilità al confronto sui temi sopra
elencati.
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