Dal primo gennaio scioglimento corpo ma destino incerto per lavoratori
Roma,
29 dicembre – Caos mobilità per centinaia di forestali. “A due giorni
dallo scioglimento del corpo, così come previsto dalla riforma Madia, e
dopo aver fatto domanda di assegnazione presso altre pubbliche
amministrazioni, centinaia di componenti del fra poco ex corpo forestale
dello Stato ancora non hanno ricevuto alcuna risposta”. A denunciarlo è
la Fp Cgil aggiungendo che “dopo aver fatto domanda di assegnazione ad
altre Pa, tramite il cosiddetto portale della mobilità presso il
Dipartimento della Funzione Pubblica, a oggi, a tre giorni dalla data
fatidica dello scioglimento del Corpo forestale dello Stato, centinaia
di lavoratrici e lavoratori non sanno ancora: se la loro domanda sia
stata accettata, presso quale amministrazione dovranno essere inquadrati
e a quali condizioni”.
Tutto ciò, secondo il segretario
nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, “oltre che prevedibile e
già da noi denunciato da tempo, suona davvero come un atto di disprezzo
della condizione umana e civile di tutte queste persone”. Soltanto lo
scorso 19 dicembre, dietro le parole ‘Civili per natura’, migliaia di
forestali erano scesi in piazza a Roma per rivendicare una sospensione
di almeno sei mesi del decreto attuativo della riforma Madia, che dal
primo gennaio cancellerà e accorperà la Forestale nei Carabinieri. Per
tutta risposta il Ministero della Pa comunicava, pochi giorni dopo, “con
una circolare il decadere dal primo gennaio del ruolo di rappresentanza
dei sindacati dei membri del corpo forestale perché, alla luce degli
effetti della riforma Madia, forzatamente militarizzati”. Di
conseguenza, spiega Chiaramonte, “la fine dei diritti di cittadinanza
per 7.500 donne e uomini del Corpo forestale transitati a forza dei
Carabinieri”.
Il percorso verso la cancellazione e la
militarizzazione del corpo sembra così segnato. “Vorremmo poter chiedere
– afferma il segretario nazionale Fp Cgil – conto a qualcuno di tale
disprezzo e dell’insipienza con cui si sta affrontando una fase così
difficile per il destino del Corpo e delle migliaia di vite ad esso
legate, ma nessuno vuole assumersi la responsabilità e la dignità di
rispondere nemmeno alla banale richiesta di rinvio, derivante dalle
difficoltà sempre più numerose che stanno emergendo”. Una vicenda,
conclude Chiaramonte, “che sta dimostrando moltissimi limiti per chi
esercita responsabilità di governo, così come una palese incapacità a
coniugare l’esigenza di migliorare i servizi ai cittadini e di
rispettare le condizioni dei lavoratori”.