Due vicende squalificanti:
una task force che non può operare sull’emergenza terremoto e la
kafkiana vicenda delle
progressioni economiche.
Abbiamo letto, con un
certo stupore, l’intervista rilasciata dal Segretario Generale del Ministero al
quotidiano
il Messaggero, nella
quale l’arch. Recchia esclude l’impiego dei cosiddetti caschi blu della cultura
nelle fasi
di emergenza post
terremoto. In sostanza, secondo il Segretario Generale, il ruolo di questa task
force non
può essere esportato
nelle emergenze nostrane in quanto nel nostro caso, poiché il pericolo per il
patrimonio
culturale non viene
generato dalle guerre, ma da fenomeni naturali, si modifica il contesto
organizzativo di
riferimento, ovvero sul
piano internazionale si ha a che fare con strutture con molte criticità
organizzative
mentre all’interno del
nostro paese i rapporti sono con strutture “straordinariamente” organizzate.
Per dire la
verità di questa
spiegazione abbiamo compreso molto poco, anche alla luce delle polemiche sorte
negli
ultimi giorni sull’inefficacia,
vera o presunta, dimostrata rispetto alla necessità di mettere in sicurezza il
patrimonio culturale
danneggiato o distrutto dal susseguirsi delle scosse sismiche. Senza volere
entrare nel
merito di queste
polemiche noi esprimiamo grandi perplessità: ci siamo andati a riguardare il
decreto che
istituisce questa task
force e, tra i suoi compiti principali, vediamo elencati tutti quelli invocati
a gran voce in
questi
giorni sui media. Le riportiamo:
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