Roma, 6 luglio 2016
Ormai è evidente a tutti, non solo alla CGIL che lo grida da
mesi.
Lo smembramento dell’unica forza di polizia civile ambientale
ed agroalimentare nazionale (il Corpo Forestale dello Stato), e la
militarizzazione forzata delle sue 7000 unità di personale (sia esso di sesso
maschile o femminile, giovane o meno giovane, personale in uniforme o personale
tecnico amministrativo), è un provvedimento sciagurato ed irrealizzabile.
Dopo diverse giornate di audizione presso le Commissioni
Riunite della Camera dei Deputati, in cui tutte le forze politiche di
opposizione, tutti i sindacati, le parti sociali, le rappresentanze militari
(tranne quelle dei Carabinieri) intervenute hanno messo sul tavolo le mille
insidie e contraddizioni contenuti nelle bozze dei decreti attuativi della
Legge Delega Madia, anche ieri, 5 luglio 2016, un partecipato presidio dei
lavoratori del Corpo Forestale a Montecitorio lo ha ribadito con forza.
Dal palco sono intervenuti per denunciare la necessità di
difendere i diritti politici, civili e sindacali del personale dalla
militarizzazione e difendere il ruolo di uno dei Corpi di Polizia più
importanti del Paese: tutti i sindacati del Corpo Forestale; tutti i maggiori
sindacati della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, dei Vigili del
Fuoco; le associazioni ambientaliste; i rappresentanti dei maggiori partiti
politici di opposizione.
E’ stato appurato infatti che l’accorpamento non porterà alcun
risparmio (anzi verranno spesi parecchi milioni di euro in più per la
formazione militare del personale, i nuovi mezzi o il cambio di livrea di
quelli vecchi, l’armamento e l’addestramento al tiro del personale tecnico
amministrativo, l’adeguamento di caserme, reti informatiche e flotta aerea). E’
bene non trascurare poi i costi che dovranno affrontare gli enti locali che
oggi affidavano in convenzione al Corpo forestale dello Stato numerosi
compiti tecnici che da oggi saranno costretti ad affidare a
privati con costi esponenzialmente superiori.
Inoltre numerose sono le incongruenze dei decreti con la legge
delega che, ricordiamo, parlava di riorganizzazione del Corpo Forestale,
eliminazione delle sovrapposizioni, riduzione dei costi. Innanzitutto la
questione Cites: la specialità del CFS che si occupava di certificazione e
controllo del commercio di specie protette verrà divisa tra Guardia di Finanza,
Carabinieri e Ministero delle Politiche Agricole.
Poi la questione Antincendio
Boschivo: quella funzione, ora unitaria nel CFS, passerà ai Vigili del Fuoco
per lo spegnimento, ai Carabinieri per la repressione ed alle Regioni per la
prevenzione. Infine i Corpi Forestali Regionali: per evitare sovrapposizioni il
Corpo Forestale dello Stato non è presente nelle regioni a Statuto Speciale;
con il passaggio ai Carabinieri, presenti in tutto il territorio nazionale, da
domani si creeranno ben altri cinque casi di possibile, quasi certa,
sovrapposizione.
In ultimo sono emersi numerosi profili d’incostituzionalità:
prima fra tutti la fortissima limitazione ai diritti civili e sindacali dei
lavoratori derivante dalla prima militarizzazione coatta della storia
Repubblicana, adottata discrezionalmente dal Governo a partire da una legge delega che riguarda tutt’altro
(riorganizzazione delle funzioni di polizia) e che non fa menzione di tutto
ciò.
Tale limitazione e ancor più grave per il personale femminile, che in
Italia non può mai essere militarizzato, neppure in tempo di guerra, se non per
propria volontà e sotto certi limiti.
Nel corso dell’iniziativa sono state più volte chieste le
dimissioni di Cesare Patrone, l’attuale, contestatissimo ed indagatissimo, Capo
del CFS, che insieme a Tullio del Sette (comandante dei CC), sta portando
avanti, su mandato del Governo, questo vergognoso progetto senza fornire
spiegazioni plausibili del perché della manovra, ma soprattutto senza difendere
in alcun modo il Corpo forestale ed i suoi uomini.
Alla fine dell’iniziativa è stato chiesto uno stop immediato
dei decreti, che sono stati definiti un regalo alle ecomafie, ed è stato
chiesto al Governo di sedersi ad un tavolo con le parti sociali e con le
rappresentanze sindacali per valutare soluzioni, più volte proposte dalla
stessa CGIL Funzione Pubblica, che comportino un reale risparmio di spesa ed
efficientamento, senza mortificare i lavoratori e migliorando la sicurezza
ambientale ed agroalimentare dei cittadini .
In assenza di una proroga significativa del termine di
emanazione del decreto legislativo, sono
stati annunciati migliaia di ricorsi da parte del personale a tutti i
livelli e in tutte le sedi giurisdizionali, fino alla Corte
Costituzionale e alla Giurisdizione Europea, per bloccare questo sciagurato
progetto.
A tal proposito la CGIL ha ribadito ancora una volta che patrocinerà
e sosterrà, col proprio ufficio legale, i ricorsi di tutti i propri iscritti.
Infine si è annunciata l’indizione di uno Sciopero Nazionale,
il primo in assoluto in Italia per una forza di Polizia, per la seconda metà di
settembre del 2016. Sciopero a cui, gli agenti del Corpo forestale, aderiranno
in massa per difendere il proprio posto di lavoro, i propri diritti e il futuro
del Corpo Forestale dello Stato, a disposizione dei cittadini e del Paese.