Care/i compagne/i
Come molti di voi sanno (in verità ormai lo sapete tutti) sono
sempre rimasta molto legata alle mie origini isolane. Nonostante la mia più che
trentennale romanità di adozione non ho mai dimenticato da dove vengo, qual è
la mia estrazione, quali le tradizioni e gli usi che quella terra tanto aspra
quanto ricca di insegnamenti mi ha sempre trasmesso.
Inizio così perché fra i tanti lasciti che quella cultura popolare
mi ha consegnato ce ne sono due, che mi stanno particolarmente a cuore: il
primo fa riferimento al pragmatismo, alla concretezza di popoli e genti da
sempre abituati a lottare quotidianamente per la loro libertà e per la loro
sopravvivenza, il secondo attinge a mani basse proprio in quella cultura
barbaricina che fa della coerenza “a prescindere” una stella polare, un punto
irrinunciabile di vita per ognuno.
È proprio in ragione di ciò che ho sempre pensato che …..il miglior
modo di dire le cose è farle.
Care/i compagne/i
Spesso fra di noi ci ripetiamo il mantra del cambiamento, del
rinnovamento: a più riprese e in più occasioni facciamo di questo mantra un
tema di dibattito politico fra gruppi dirigenti. E lo facciamo, a volte,
pienamente consapevoli di una distanza molto ampia fra la giustezza di quelle
affermazioni e la coerenza dei nostri comportamenti.
Ecco è con un grande sentimento di orgoglio (un sentimento
barbaricino a tutti gli effetti e che quindi sento mio fino in fondo), che
voglio dire con nettezza ciò al quale fermamente credo:
Care/i compagne/i per me, il miglior modo di affermare il
cambiamento è stato mettermi in gioco, anche personalmente.
Se diciamo (essendone convinti) che questa grande organizzazione
sindacale che è la Cgil ha bisogno di rinnovarsi, per continuare nel ruolo da
protagonista che il secolo scorso la storia le ha formalmente riconosciuto,
credo dobbiamo essere coerenti e, per questo, metterci tutti in discussione.
E allora se il miglior modo di dire le cose è farle, oggi, care
compagne e cari compagni, io faccio ciò che ho sempre detto; così
semplicemente, senza clamore, senza dubbio alcuno, rispondo ad una normale e
coerente richiesta della Cgil Nazionale, offrendo la mia incondizionata
disponibilità ad essere parte attiva di quel processo di rinnovamento,
rimettendo nelle mani di questa Assemblea Generale il mandato di Segretaria
Generale della Funzione Pubblica Cgil
conferitomi dal 10° Congresso Nazionale e mettendomi a disposizione, senza
vincolo alcuno, della Cgil Nazionale.
Un atto “rivoluzionario”? no, assolutamente. Un gesto d’amore per la
nostra organizzazione sindacale nella quale milito attivamente ormai da 30 anni
e per la quale intendo lavorare fin quando ne sarò capace, sin quando sarà
ritenuto utile il mio apporto.
Questi ultimi 6 anni sono stati straordinari per intensità, per
passione, per identità, per partecipazione.
Insieme abbiamo superato il congresso del 2010 attraverso un lavoro
faticoso, ma non abbiamo mai smarrito l’appartenenza al quadratino rosso.
Con passione e tenacia abbiamo ricostruito lo stare insieme in Cgil
mettendo in valore le nostre differenze.
Con il Congresso del 2014 abbiamo riconsegnato agli iscritti una FP
impegnata totalmente ad elaborare politiche contrattuali, organizzative,
sociali con l’obiettivo di riconquistare i contratti ed i diritti dei
lavoratori e dei cittadini.
Abbiamo costruito un positivo e fattivo rapporto con la Cgil,
rimettendo al centro l’idea di confederalità che è propria di chi, come noi,
lavora per i servizi pubblici.
E’ proprio grazie a questo costruttivo rapporto che siamo riusciti
nell’intento di realizzare un accordo quadro sui comparti che fosse condiviso e
rispondente al più generale concetto di riforma della contrattazione e di
realizzazione dei contratti di filiera che caparbiamente abbiamo portato
avanti.
Abbiamo tenacemente mantenuto saldo il rapporto con CISL e UIL.
Anche se l’avvio della contrattazione per il pubblico impiego
stenta a partire, la forte mobilitazione unitaria ha dimostrato il forte
rapporto che abbiamo costruito con i
lavoratori. Risultati positivi abbiamo realizzato sia sul fronte dei settori
privati – per quanto riguarda la contrattazione è di queste ultime settimane la
firma del contratto di federculture, e ricordo il grande successo dello
sciopero del 30 maggio sull’igiene ambientale a cui seguirà quello del 15
giugno per la riapertura dei tavoli- sia per quanto riguarda le RSU che abbiamo
fortemente voluto e vinto!
In questo contesto l’autorganizzazione che abbiamo promosso dentro
la categoria, in coerenza con i principi espressi dalla Confederazione, esprime
tutta la nostra capacità di essere al tempo stesso pronti per la nuova stagione
contrattuale e più efficaci nell’azione e nel sostegno ai territori.
Care Compagne Cari Compagni
sono orgogliosa di aver guidato la categoria che per prima ha
realizzato la parità di genere nel direttivo e nell’assemblea generale che ha
investito sui giovani affidando a loro la direzione di importanti strutture. La
categoria che ha saputo che saprà continuare a fare, mettere al centro il
valore dei servizi pubblici riducendo la distanza, tra settori pubblici e
settori privati che noi organizziamo. Sono felice di aver lavorato con voi e
sono convinta che saprete mettere a disposizione la vostra passione ed il
vostro sapere con generosità a chi si appresta a dirigere la Funzione Pubblica.
Un grazie particolare alle compagne ed ai compagni della Segreteria
attuale e precedente per il lavoro svolto in questi anni, non ci sono mancate
le difficoltà, dai pesanti tagli alle agibilità sindacali alla difficile fase
dei rinnovi contrattuali ma mai abbiamo smarrito la strada, abbiamo con
passione e tanto lavoro affrontato le varie fasi e so che continuerete a farlo.
Infine permettetemi una nota personale.
Nel settembre del 2010 come molti di noi sanno pochi mesi dopo essere stata eletta
Segretaria Generale mia figlia si è ammalata, sono stati mesi molto dolorosi e
molto complicati , molte volte ho avuto paura di non farcela di non saper
tenere insieme l’essere madre e segretaria generale, ebbene c’è l’ho fatta e questo
lo devo sicuramente all’essere barbaricina ma soprattutto alle compagne ed ai
compagni del centro nazionale e dei territori che non mi hanno mai lasciata
sola e che mai mi hanno permesso di mollare, un grazie particolare a loro, non
ho bisogno di nominarli loro lo sanno.
Grazie a tutti Voi orgogliosi di essere Funzione Pubblica della
Grande CGIL.
Rossana
Dettori