Roma, 21 maggio 2015
La valorizzazione non è uno spot pubblicitario
Nella riunione di ieri ci è stato presentato il piano di valorizzazione 2015, un piano che a noi è apparso subito deludente sotto diversi profili, da quello culturale a quello concreto organizzativo.
La strutturazione della proposta, che prevede che il grosso dei finanziamenti previsti sia destinato ai prolungamenti di orario, compreso quello famigerato delle aperture di 2 ore il venerdì e che esclude del tutto le proposte di progetti che riguardano la qualificazione dell’offerta culturale, non è altro che il solito spot pubblicitario finalizzato a campagne promozionali che dal nostro punto di vista nulla hanno a che vedere con la valorizzazione del patrimonio. Così come la scelta di puntare su aperture spot nei musei autonomi, motivandola con la coerenza di questa scelta con la nuova riforma, ancora una volta è rivelatrice dei limiti intrinseci della riforma stessa. Ci saremmo aspettati insomma proposte per qualificare l’offerta del patrimonio diffuso, invece si punta su musei e circuiti museali in gran parte con livelli di fruizione ampi nei numeri ed in qualche caso al limite delle possibilità di fruizione. Il piano di valorizzazione viene finanziato con 3.600.000 euro, 600 mila in più dell’anno scorso. Anche in questo caso abbiamo avuto da ridire: negli accordi con la controparte è stato formalizzato l’impegno dell’Amministrazione a ripianare con i fondi ex cap 1321 le maggiori spese del FUA conseguenti all’ampliamento delle posizioni organizzative e l’importo prelevato dal FUA per finanziare la Notte dei Musei. Considerato che quest’ultimo progetto è costato circa 300 mila euro abbiamo chiesto se loro ritenessero gli ulteriori 300 mila euro una somma bastevole a finanziare tutte le posizioni organizzative che emergeranno dall’esito dei bandi in corso. Non ci pare e pertanto per noi è fondamentale il mantenimento di questo impegno economico.
Sulla base di queste osservazioni abbiamo rigettato la proposta dell’Amministrazione che l’ha prontamente ritirata, riservandosi di presentarne una rimodulata alla luce delle nostre osservazioni. Nella rimodulazione noi abbiamo chiesto di tener conto degli esiti, in termini di fruizione, della iniziative dell’anno scorso e ci siamo levati lo sfizio di dare noi alcuni dati, che ci sono opportunamente pervenuti da Firenze, ove le aperture dei venerdì hanno registrato numeri ridicoli. Inoltre noi vogliamo vengano riproposti i progetti che l’anno scorso hanno qualificato l’offerta, come ad esempio la giornata del patrimonio nascosto, quella dell’archeologia e quella del restauro, ricevendo peraltro, per quello che ci risulta, segnali significativi di gradimento da parte dei cittadini. L’altra questione riguarda le tariffe applicate, che devono essere uniformi per tutti i progetti.
Da ultimo vogliamo dire pubblicamente alla nostra controparte politica che l’applicazione della riforma ha una chiara impronta ideologica e strumentale, che si rivela esattamente da queste iniziative di falsa valorizzazione e da operazioni come quella del Consorzio relativa all’area archeologica centrale romana. Se questo è l’indirizzo che prevale noi non siamo interessati e ci preoccupa persino il comunicato stampa della Soprintendenza archeologica di Roma che ancora cita, quasi scusandosi, l’andamento dell’apertura del Colosseo in occasione della notte dei musei, giustamente contingentata per motivi di sicurezza. Noi suggeriamo di finirla con la retorica del Colosseo, di Pompei e degli Uffizi, e con questa sorta di gioco a rincorrere aperture straordinarie che hanno senso solo per l’Ufficio stampa del Ministro. Mentre invece poco o nulla servono per la valorizzazione, che non è uno spot pubblicitario, né tantomeno serve a scalare improbabili classifiche mondiali dei musei più visitati. Serve a diffondere conoscenza e consapevolezza della straordinarietà di un patrimonio diffuso e, in gran parte, sconosciuto e poco fruito. Questo è il progetto che ci interessa, il resto lo lasciamo agli esercizi di comunicazione della propaganda politica.
Il mistero dei 318 scorrimenti alle progressioni economiche.
Sempre nella giornata di ieri ci è stato chiarito il mistero dei mancati scorrimenti dei 318 posti residui alle progressioni economiche 2010.Se ricordate sul punto l’Amministrazione ci aveva fatto due comunicazioni: la prima ci aveva rassicurato sul fatto che le risorse impegnate sarebbero state rese disponibili con la legge di assestamento, la seconda che invece lo scorrimento non era possibile per via di un rilievo dell’Ucb che non ha registrato l’accordo del dicembre scorso. Finalmente, dopo mille solleciti, ieri ci è stata consegnata la famigerata nota UCB. La quale, in verità, non assomiglia affatto ad un rilievo formale, ma ad una classica nota burocratica che ributta la palla all’amministrazione. In sostanza l’UCB ci dice che occorre provvedere a richiedere lo stanziamento in legge di assestamento e in tale sede motivare la richiesta. Con la specifica da chiarire se si tratta di un nuovo accordo sulle progressioni o se è la prosecuzione del vecchio. Potremmo immaginare che il dirigente dell’UCB non abbia letto l’accordo, ma secondo noi non è così. Dalla discussione che ne è seguita è emerso che il vero problema è che l’UCB ha considerato definitiva la graduatoria pubblicata in quel modo singolare e quindi ha considerato chiuso l’accordo. Questo giusto per ricordare che noi abbiamo sempre chiesto la pubblicazione delle graduatorie integrali e la valutazione di tutte le domande presentate. Strada che l’Amministrazione al tempo non volle percorrere e la modalità utilizzata è diventata poi il pretesto di non registrazione dei 318 scorrimenti. Adesso l’Amministrazione ci ha annunciato che chiederà lo stanziamento delle risorse in assestamento e chiarirà che la graduatoria pubblicata al tempo è in tutto e per tutto provvisoria in virtù della clausola che consente la riassegnazione dei posti che si sono resi disponibili a seguito della prima graduatoria. Noi ci auguriamo vivamente che non ci siano intralci ed ostacoli e che la vicenda si possa concludere positivamente in sede di assestamento di bilancio. Altrimenti saremo costretti a valutare le iniziative conseguenti che certamente non vedranno esenzione di responsabilità dell’Amministrazione che ha il compito di rispettare ed attuare gli accordi che sottoscrive con noi.
Comandi
Nel corso della riunione abbiamo chiesto lumi sull’iter di stabilizzazione del personale comandato dai comparti extra blocco del turn over. Un iter faticoso la cui lunghezza sta seriamente mettendo in difficoltà in particolare il personale proveniente dal comparto scuola che non sa che pesci pigliare e quindi vuole avere certezza sui tempi di stabilizzazione considerato che il periodo ultimo di comando scade il 31 agosto con annessi problemi di assegnazioni cattedre, ecc. Per questo abbiamo sollecitato l’amministrazione a dare certezze entro il più breve tempo specifico, anche tramite una norma ad hoc che prolunghi il tempo del comando. Ci hanno assicurato che interverranno immediatamente e la prossima riunione avremo lumi sulle misure che intendono adottare.
Ales e dintorni
Abbiamo avuto in conclusione una informativa relativa all’inserimento in Ales di 42 lavoratori dichiarati in esubero al Maggio Fiorentino. I lavoratori in questione sono 42 e verranno in parte inseriti a supporto della vigilanza agli Uffizi, in parte impiegati nei cicli manutentivi e amministrativi di altri Uffici fiorentini. Al di là della situazione specifica, per la quale abbiamo registrato anche la singolare richiesta di Ales di assegnare a questi lavoratori la gestione esclusiva di settori del Museo (richiesta dichiarata inammissibile dallo stesso Segretario Generale arch. Recchia), emerge sempre più l’esigenza di un confronto sull’utilizzo di Ales e sulle strategie sempre più invasive che la stessa società sta adottando, come ad esempio a Pompei. Ci pare insomma che l’esigenza del Ministero di intervenire tramite la società in house per sopperire a carenze endemiche negli organici interni trovi un intreccio perverso con le strategie espansive della società che mira esplicitamente a coprire tutti i cicli cosiddetti di supporto. A partire proprio dal ciclo della vigilanza, ma non solo. Noi non crediamo assolutamente che questa sia la scelta giusta, abbiamo rappresentato che l’utilizzo di Ales come serbatoio occupazionale, oltre ad essere ingiustificato dal punto di vista normativo, comporta dei costi di molto maggiori al costo del lavoro del personale interno. Lo abbiamo ribadito anche in riferimento al personale interno ad Ales che ormai da molti anni lavora sui progetti finanziati con fondi lotto e fondi Cipe, la cui internalizzazione comporterebbe un significativo risparmio per il bilancio dello stato e consentirebbe un utilizzo più adeguato di questo personale ormai del tutto integrato nei nostri cicli lavorativi. Ma, come si sa, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. In ogni caso avremo modo di esternare le nostre valutazioni in una riunione ad hoc che ci è stata promessa.
In allegato la proposta pubblicitaria del piano di valorizzazione 2015 che abbiamo rigettato.
FP CGIL NAZIONALE
Claudio Meloni