Alle lavoratrici ed ai lavoratori
della giustizia
Si è svolta la riunione con il Ministro Orlando, il Capo di gabinetto Pres. Melillo e il Capo Dipartimento Presidente Barbuto e le OO.SS. sulla riforma della giustizia.
La FPCGIL ha espresso alcune osservazioni come da intervento allegato.
In esito alla riunione il Ministro ha dato disponibilità all’apertura di un confronto continuo per approfondire le diverse questioni e i punti della riforma.
Sulla riqualificazione del personale ha detto che aspetta che vengano quantificate risorse, fondi e quantificati risparmi di spesa nonché gli esiti della conversione in legge del Dl 90 sulla P.A. A settembre riprenderà il confronto per sviluppare un progetto che tenga in considerazione il personale. Sulla questione tirocinanti ha accolto il suggerimento di un loro inserimento nell’ufficio per il processo ed ha assicurato che i suoi uffici avrebbero fatto degli approfondimenti per trovare possibili soluzioni.
Anche il Presidente Barbuto ha preso l’impegno ad aprire un tavolo su questioni pendenti come mobilità, esiti geografica giudiziaria, interpello, fua ed altro.
Il Capo di Gabinetto ha assicurato l’apertura di un tavolo sul pct e una interlocuzione sul nuovo regolamento di organizzazione del Ministero.
Vi terremo informati sugli sviluppi.
Roma, 11 luglio 2014
Per Funzioni Centrali FPCGIL
Nicoletta Grieco
Abbiamo letto con attenzione sia i provvedimenti contenuti nel DL 90 sia le linee guida sulla giustizia e gli approfondimenti presenti sul sito.
Prima di tutto vogliamo evidenziare che lo spacchettamento di alcune misure, alcune inserite nel DL sulla riforma della pubblica amministrazione e altre nella riforma che verrà varata a settembre, non ci sembra un’operazione corretta in quanto le misure organizzative non possono essere slegate da quelle normative. Per fare una buona riforma c’è bisogno di un progetto organico e non di norme spot.
Per quanto attiene le norme di cui al DL 90 ci riferiamo in particolare a quelle relative all’art. 50.
L’istituzione dell’ufficio per il processo, che è una modalità organizzativa, non dovrebbe essere fatta per legge ma per il tramite contrattuale.
Infatti in questo caso la norma, del tutto inadeguata a nostro avviso, determina semplicemente l’inserimento di alcune figure nell’ambito di una modalità organizzativa non definita; riteniamo, ed è quello che abbiamo messo nero su bianco negli emendamenti che abbiamo presentato unitariamente al governo, che la parte organizzativa debba essere demandata alla contrattazione integrativa e che dunque i soggetti ed i compiti della nuova struttura organizzativa debbano essere definiti contrattualmente; pertanto l’utilizzo di figure ‘esterne’ alle cancellerie deve essere una opzione e tali figure devono essere utilizzate in maniera non confliggente con la organizzazione degli uffici. Così come scritta la norma sembra definire uno ‘staff del giudice’ più che una nuova modalità organizzativa che metta al centro il servizio.
Inserire, senza definire le modalità organizzative, nuove figure nell’ambito degli uffici che, con ogni probabilità, andranno a svolgere ulteriori funzioni, finirebbe per essere un ulteriore aggravio del carico di lavoro del personale di cancelleria. Soprattutto se alcune di queste figure, ci riferiamo in particolare ai giudici ausiliari e onorari, vanno a svolgere funzioni paragiurisdizionali come annunciato in alcuni discorsi programmatici del Ministro. L’assegnazione a personale esterno a titolo oneroso di queste mansioni confligge con la piattaforma di cgil cisl e uil che abbiamo inviato a marzo, che prevede invece un modello di funzionario/cancelliere ispirato a esperienze europee. Tale piattaforma infatti progetta una riorganizzazione degli uffici attraverso la valorizzazione del personale che, come lo stesso Ministro ha sostenuto durante la conferenza stampa della scorsa settimana, va valorizzato e riqualificato.
Siamo certi che intendiamo la stessa cosa quando parliamo di riqualificazione, uno dei punti inseriti nella riforma della giustizia, e del quale ringraziamo il Ministro Orlando.
Per noi significa ovviare alla ingiustizia creatasi con la mancata applicazione del C.I. del 2000 che ha lasciato indietro i lavoratori giudiziari rispetto a tutti gli altri del comparto. Il nostro progetto prevede la riqualificazione giuridica ed economica del personale attraverso la ricomposizione dei profili professionali che svolgono lavori affini e l’attribuzione di funzioni paragiurisdizionali, che operano una deflazione dell’attività della magistratura, alle figure apicali del personale giudiziario, aprendo così una prospettiva di carriera per tutti i lavoratori. Vanno rivisti i profili professionali per rivalutare le qualifiche anche in vista delle nuove attribuzioni: pensiamo ai settori della volontaria giurisdizione, delle successioni (e vediamo con soddisfazione che non è nella riforma la cessione di queste attività al notariato) dell’esecuzione penale, delle esecuzioni civili, delle aste giudiziarie e delle procedure d’ingiunzione. In relazione al settore penale pensiamo a: provvedimenti relativi alla recidiva, atti relativi al presofferto ed alla conoscibilità degli indagati.
Chiediamo quindi di aprire dei tavoli tecnici nei quali discutere della piattaforma e di come possa andare a configurare un modello organizzativo virtuoso che possa contribuire alla annunciata riforma della giustizia. Infatti a nostro avviso la ricerca della deflazione delle attività della magistratura con l’inserimento di altre figure, che hanno un costo, rischia di essere l’ennesimo tentativo tampone che alla fine invece di velocizzare le attività crea ingorghi organizzativi.
E’ chiaro che qualunque riforma della giustizia, soprattutto se così ambiziosa, non può prescindere da un piano di reclutamento e/o assunzione che colmi le gravi carenze di organico; qualsiasi processo però va preceduto dalla opportunità della progressione in carriera del personale interno che, altrimenti, mal sopporterebbe l’ingresso di altro personale che viene dall’esterno e che negli ultimi 10 anni ha potuto progredire mentre al personale giudiziario non è stata data questa opportunità. Ciò va detto in tutta sincerità se si vuole la collaborazione del personale per la riuscita della riforma; si tratta di personale bistrattato, trasferito a seguito della sciatta e confusa riforma della geografia giudiziaria (che anche negli approfondimenti del Ministero sembrerebbe inadeguata quando si fa riferimento alle Corti di Appello) e che non capirebbe ulteriori ritardi senza essere finalmente considerato. Con un emendamento all’art. 53 si potrebbero inoltre recuperare risorse da investire per il personale nell’ambito dell’Ufficio per il processo.
Non va inoltre dimenticata la posizione dei circa 3000 tirocinanti ex cassaitegrati/in mobilità, che da 4 anni anni svolgono la loro attività negli uffici giudiziari e che alla fine dell’anno completeranno il tirocinio formativo in virtù della ultima legge finanziaria. Va trovato uno spazio nell’ambito della riforma della giustizia per favorire una forma contrattuale che ne riconosca i diritti ed il lavoro in modo da non disperdere le professionalità acquisite, certificate anche da numerose lettere di encomio, non ultima quella del Primo Presidente di Cassazione e del Procuratore Generale della Cassazione. Non si può, ancora una volta, rimandare il tutto alla prossima legge di stabilità, si tratta della vita di 3000 lavoratori a tutti gli effetti che sino ad oggi hanno contribuito pressoché gratis a far funzionare gli uffici e ad impedirne lo stallo.
Abbiamo idee anche per finanziare la riforma organizzativa e le abbiamo inserite nei dodici punti che abbiamo mandato unitariamente a rivoluzione@governo.it; mi riferisco al rifinaziamento del fua con quota parte del contributo unificato e modifica della norma del Fondo Unico di Giustizia a favore della riorganizzazione e del personale.
In relazione agli approfondimenti pubblicati sul sito del Ministero possiamo certamente affermare che alcuni punti coincidono con quelli contenuti nella nostra piattaforma: riqualificazione, informatizzazione e dimezzamento dei tempi dei processi.
Anche noi vogliamo fare tutto questo e per farlo ci sono idee e proposte nella piattaforma e nei 12+1 punti mandati al governo, siamo però convinti che vada privilegiata la riorganizzazione e la valorizzazione del personale e che le norme da sole non ‘hanno gambe forti’, così come affermato dal Ministro Orlando. Ad esempio riguardo alla informatizzazione completa occorre fare un piano composito a lungo termine sull’informatica onde evitare sprechi e continui cambiamenti di software e hardware, valorizzando le competenze progettuali interne dei CISIA e della DGSIA. Per fare una segnalazione il pct è partito con una formazione quasi inesistente del personale ed abbiamo notizia di molte difficoltà che si stanno verificano.
Le misure di degiurisdizionalizzazione ci sembrano essere volte soprattutto, come spesso ripetuto nel testo, ad una valorizzazione della categoria degli avvocati che dovrebbero assorbire una quantità di procedimenti attraverso la negoziazione assistita e l’arbitrato. Non siamo contrari per principio a forme di conciliazione, anzi, ma riteniamo che la degiurisdizionalizzazione potrebbe comportare un aumento dei costi per i cittadini e dunque una loro non uguaglianza di fronte alla legge. Noi crediamo che, in concorrenza virtuosa con la degiurisdizionalizzazione, si può favorire una forma di ‘giurisdizione attenuata’ che, attraverso il potenziamento degli organici e valorizzando le professionalità interne già dotate di grandissima esperienza professionale, porti all’apertura di sportelli di conciliazione ed arbitrato all’interno dei Tribunali e del servizio pubblico con costi concorrenziali e trasparenza garantita, nonché maggiori entrate per lo stato.
Ugualmente nell’ambito del processo di cognizione e di esecuzione un maggiore utilizzo e valorizzazione delle professionalità degli ufficiali giudiziari e funzionari ufficiali giudiziari può contribuire a migliorare le proposte di riforma, nelle quali appaiono alcuni punti di contatto con quanto da noi richiesto, e rendere più agili le procedure. Crediamo sia opportuno aprire un tavolo tecnico anche su queste proposte. (Per gli ufficiali giudiziari/funzionari ufficiali giudiziari pensiamo ad esempio: processo di cognizione) verbali di accertamento, di constatazione, di ricognizione dello stato dei fatti o delle cose, inventari, dichiarazioni giurate, asseverazione con giuramento di perizie stragiudiziali e traduzioni di atti scritti, apposizione e rimozioni di sigilli su delega dell’autorità giudiziari e redazione dei relativi verbali di inventario, autenticazione di sottoscrizioni; processo di esecuzione: dichiarazione del terzo pignorato, elezione di domicilio o dichiarazione di residenza del pignorato, accesso all’anagrafe tributaria, obbligo della dichiarazione del debitore pignorato, atti di interpello nei confronti di amministrazioni e di privati, vendite all’incanto, aste immobiliari dei beni pignorati.)
Riteniamo che il confronto e un nuovo corso di relazioni sindacali sia essenziale per rilanciare il servizio e restituire ai lavoratori i diritti di cui in parte sono stati privati in questi ultimi anni di indifferenza e arroganza. Se ri vuole la collaborazione per l’applicazione della riforma va ritirata la circolare che azzera la contrattazione di posto di lavoro e riavviato il confronto sull’organizzazione del lavoro a livello centrale e locale.
Vi sono molteplici questioni pendenti, come la mobilità, gli esiti non sempre positivi della geografia giudiziaria, i diritti come la legge 104, l’art. 42 bis, le invalidità, l’inadeguatezza dell’ultimo interpello in cui alcune qualifiche sono state dimenticate ed altre mortificate senza motivo e in via del tutto arbitraria, nonché il salario accessorio, che vanno discussi al più presto. Dobbiamo purtroppo ancora denunciare che la Direzione Generale del personale continua a tenere sulla scrivania pratiche che riguardano la vita dei lavoratori facendole scadere e creando loro danni; inoltre le relazioni sindacali sono tali che non siamo stati messi al corrente né dell’interpello né della circolare sulla formazione che, si presume i lavoratori interni dovrebbero fare ai lavoratori comunali per coprire gli uffici del giudice di pace rimasti aperti a proprie spese e che sta creando il caos. Per fare ciò bisogna cambiare passo e dunque chiediamo l’apertura di un tavolo permanente con il neoinsediato Capo Dipartimento per affrontare tutte le questioni nel dettaglio.
Inoltre è urgente aprire tavoli specifici anche sul Dap e sulla giustizia minorile in relazione all’applicazione dei recenti provvedimenti legislativi sulle carceri.
Come ultimo punto, il numero 13, da aggiungere ai 12 punti della riforma, non possiamo non ricordare che i lavoratori della giustizia, come tutti quelli del pubblico impiego, attendono il rinnovo del contratto di lavoro bloccato da troppo tempo. Il contratto è un diritto e chiediamo al governo di rinnovarlo al più presto.