ALLA RICERCA DEL CAPRO ESPIATORIO
Siamo alle solite. Alla Dp di Piacenza, già teatro negli ultimi mesi di alcuni episodi perlomeno “singolari”, ogni giorno porta la sua pena.
Dopo alcuni ordini di servizio “lunari” e dopo che le relazioni fra la dirigenza e il personale sono scese ad un livello mai sperimentato prima, ora assistiamo alla ricerca del capro espiatorio.
Il fatto: non sono stati raggiunti gli obiettivi 2013 (a noi risulta peraltro che non siano stati raggiunti anche in diverse altre DP dell’Emilia Romagna). Di chi è la colpa: ma dei capi team, è ovvio.
E così, mentre due capi team del controllo non vengono riconfermati perché, evidentemente, ritenuti inadeguati, i dirigenti vengono tranquillamente riconfermati, se non promossi.
Il Direttore Provinciale viene assegnato ad una DP molto più grande (Trapani, oltre 200 dipendenti, circa 80 più di Piacenza) e con un obiettivo monetario inferiore al nostro, in attesa di pervenire, fra meno di due anni, ad una meritata e ben retribuita pensione.
Il Capo Ufficio controlli, ad oggi, sembrerebbe riconfermato. I Capi Area arrivati a settembre 2013, ovviamente, hanno potuto ben poco influire sul risultato dell’anno e vanno esclusi da ogni valutazione.
I capi dei due team che non hanno raggiunto gli obiettivi, invece, sono gli unici responsabili (insieme a quei fannulloni dei loro funzionari), e vanno rimossi.
Non si parla di una programmazione confusa, contraddittoria e spesso sbagliata, che ha ostacolato i controlli invece di agevolarli (per chi non se ne intende precisiamo che la responsabilità della programmazione è totalmente ed unicamente da addebitare ai dirigenti). Non si parla del fatto che l’ufficio è rimasto oltre un anno senza capi area, ed addirittura senza un capo team, con il conseguente ingolfamento delle pratiche presso il capo ufficio e l’inevitabile rallentamento dell’emissione degli accertamenti. Non si parla di obiettivi assurdi da raggiungere, con personale sempre in diminuzione, senza più tempo per alcuna formazione, con i funzionari lasciati spesso allo sbando fra scadenze e carichi di lavoro insopportabili (vedi le ore di lavoro “buttate” a fine mese). A peggiorare la situazione il continuo trasferimento dei funzionari da un team all’altro (cambi di team di cui spesso era difficile capire la motivazione e l’utilità), con spostamenti di pratiche, di assegnazioni, di stanze, tutti elementi che certo non hanno aiutato la fluidità del lavoro e della produzione di atti.
Tutti problemi già evidenziati nelle assemblee e nei verbali redatti dalla RSU, bellamente ignorati dalla dirigenza locale e regionale.
E poi, se la colpa è dei capi team, al dirigente che li ha scelti non si addebita nemmeno la responsabilità di questa scelta “sbagliata”. Ammesso e non concesso che questi capi team siano inadeguati, chi li ha incaricati?
La RSU della DP di Piacenza ritiene inaccettabile questo modo di agire da parte dell’Agenzia, per quanto non sia nuovo: quante volte si è ritenuto più facile colpire i livelli più bassi per salvaguardare i dirigenti, che non pagano mai. L’unica cosa che conta è l’allineamento, la fedeltà dei dirigenti alla linea nazionale vigente, e per loro i risultati non fanno testo.
A nostro parere le responsabilità vanno equamente divise, e se una DP non raggiunge i risultati i primi responsabili sono sempre quelli che in quell’ufficio rappresentano la maggiore autorità.
Finché le logiche saranno di “punire” i piccoli e premiare i loro capi a prescindere dai risultati che hanno ottenuto, alla faccia della tanto sbandierata meritocrazia, non c’è speranza di alcun miglioramento nella pubblica amministrazione di questo paese.
LA RSU DELLA DP DI PIACENZA