Roma, 20.01.2014
COMUNICATO
Lo scorso 15 gennaio presso il DAP si è tenuto un incontro tra i vertici dell’amministrazione e le OO.SS. rappresentative dei Dirigenti penitenziari riguardante la bozza ipotesi di revisione delle carriere del personale del comparto sicurezza-difesa, ipotesi di legge la cui approvazione prevede tempi impossibili al momento da definire .
L’incontro che in prima istanza prevedeva la partecipazione congiunta delle OO.SS. rappresentanti il Comparto sicurezza (Polizia penitenziaria) e di quelle rappresentative della Dirigenza, ritenendo quest’ultima afferente a tale comparto in virtù di una opinabile interpretazione della norma di riferimento, ha avuto carattere puramente interlocutorio ma si è rilevata necessariamente opportuna perché numerose e di un certo rilievo sono state le osservazioni che la questione ha comportato e che sono state rappresentate ai vertici dell’amministrazione.
La FpCgil nel puntualizzare che il contenuto della bozza del disegno di legge in questione sarebbe stato più opportunamente analizzato nel merito ed in altro apposito tavolo dai propri rappresentanti afferenti al comparto sicurezza , ha espresso alcune considerazioni e valutazioni di carattere esclusivamente politico-sindacale nella convinzione che il contenuto dell’articolato benché indirizzato al riordino del corpo di polizia penitenziaria, investe necessariamente il sistema penitenziario e più ampiamente quello dell’esecuzione penale con ricadute sugli aspetti organizzativi ed operativi del sistema che potrebbero rivelarsi devastanti per il sistema dell’esecuzione penale .
Abbiamo infatti evidenziato che il contenuto dell’articolato se da un lato rappresenta una opportunità di crescita in termini di carriera e funzioni per la polizia penitenziaria dall’altro se non opportunamente guidata e gestita, dal punto di vista organizzativo (ci riferiamo ala tutela dell’autonomia delle aree operative degli istituti e degli uepe e delle professionalità loro afferenti) e politico, rischia di determinare una drammatica involuzione del sistema dell’esecuzione penale e del suo mandato istituzionale ove, in contrasto con l’art. 27 della costituzione, l’aspetto securitario può prevalere su quello trattamentale e rieducativo della pena.
In tale ottica l’inserimento all’art.1 c..2 punto d) di disposizioni di salvaguardia del mandato istituzionale del sistema (legge 354/75) , del ruolo e delle funzioni del dirigente penitenziario(di istituto e di uepe) ai sensi della Legge 154 del 2005 e decreto legislativo n.63 del 2006, benché possa risultare pleonastico evidenzia una opportuna tutela al rischio evidenziato del quale la stessa amministrazione sembra esserne consapevole.
Abbiamo pertanto rappresentato che per superare definitivamente le evidenti ambiguità istituzionali è il momento di affrontare seriamente la definizione del primo contratto di lavoro dei dirigenti penitenziari, che definisca il loro stato giuridico ed economico, le regole e gli ambiti d’intervento istituzionali nel quadro normativo di riferimento del contesto e della norma istitutiva del ruolo.
Tale vulnus, che dura da oramai otto anni, non solo mortifica tale professionalità e il sistema dell’esecuzione penale ma rischia di favorire iniziative che possono determinarne la deriva; una situazione preoccupante che attenzioneremo costantemente.
La Coordinatrice Nazionale DAP
Lina Lamonica