Con lo “scivolo” verso la pensione dei militari: cresce l’iniquità del sistema previdenziale, crescono le disuguaglianze.

11 Novembre 2013

Con lo "scivolo" verso la pensione dei militari: cresce l'iniquità del sistema previdenziale, crescono le disuguaglianze.

 
Abbiamo più volte e in più sedi espresso un giudizio molto critico sulla legge “Di Paola” di revisione dello strumento militare, soprattutto perché abbiamo considerato tale legge non in grado di produrre alcuna vera riorganizzazione, per mettere in efficienza il “servizio difesa”, eliminare sprechi e spese improduttive e rimuovere privilegi.

Gli schemi di decreto che dovrebbero attuare la legge confermano e rafforzano il nostro giudizio negativo.

In questo senso, l’istituto dell’esenzione del personale militare dal servizio nel decennio antecedente il limite di età per la pensione – il cosiddetto “scivolo” – stabilisce per legge trattamenti che determinano un aumento del livello – già grave – di disuguaglianza e ingiustizia nella determinazione del diritto alla pensione, messo in discussione dai ripetuti interventi sul sistema previdenziale, ultimo quello della “riforma” Fornero.

Tale istituto è la punta iniqua di un iceberg di privilegi e guarentigie riconosciute alla sola categoria dei militari (di ogni corpo e grado): si va, infatti, dalla promozione al grado successivo il giorno precedente al pensionamento, alle abbondanti riserve in tutti i concorsi pubblici, dal 30 al 50%, all’indennità “di campagna” riconosciuta anche a militari mai effettivamente impegnati in missioni o missioni militari ed erogata anche dopo la conclusione della campagna stessa, ecc. ecc.

Questi trattamenti paiono a noi il frutto dell’attività di pressione e di vera e propria lobbying che da sempre svolgono i corpi militari nel nostro ordinamento, e di certo non rispondono ad esigenze di equità e di efficienza del servizio difesa, il tutto con insopportabili carichi per la spesa pubblica e con effetti certamente drammatici sull’opinione pubblica e sul giudizio di lavoratrici e lavoratori, di esodati, di pensionati e di giovani disoccupati e precari.

Giudizio negativo che, unito alla non condivisione delle scelte costosissime di riarmo dei governi (F35 e non solo), rischia di privare del giusto riconoscimento del Paese il ruolo delicato e difficile svolto dai militari italiani nelle missioni all’estero.

Si ponga mano quindi ai punti dei decreti attuativi che abbiamo segnalato, ripristinando inoltre criteri di equità di trattamento di militari e civili coinvolti nei processi di riorganizzazione, riduzione del personale e riallocazione delle risorse che pure riteniamo necessari.

Si proceda ad ammodernare una amministrazione che deve tornare ad essere strategica per il paese, adeguandola alle necessità attuali in tema di difesa e mantenimento della pace.

Si faccia rimuovendo, invece che aumentando, diseguaglianze (a partire dall’accesso alla pensione) cancellando insopportabili privilegi e riconoscendo imprescindibili diritti.

La Segretaria Nazionale CGIL  Vera Lamonica
Il  Segretario Nazionale FP CGIL Salvatore Chiaramonte
 
Roma, 6 novembre 2013

 
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