Precari Pa: D’alia confuso sui numeri, le stabilizzazioni hanno funzionato. Dimostrare il contrario con dati poco chiari non gli fa onore

11 Novembre 2013

Precari Pa: D'alia confuso sui numeri, le stabilizzazioni hanno funzionato. Dimostrare il contrario con dati poco chiari non gli fa onore

 
Comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil

Roma, 24 ottobre 2013

“Cercare di dimostrare che le stabilizzazioni sono fallite, utilizzando dati non omogenei, non fa onore al Ministro Gianpiero D’alia. Il problema è troppo serio per cercare di cavarsela con un gioco di prestigio”. Con queste parole Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil, risponde alle dichiarazioni rilasciate oggi alla Camera dal Ministro della Funzione Pubblica.

“Utilizzare un arco di tempo lungo 10 anni, senza cioè isolare l’unico periodo in cui le stabilizzazioni si sono davvero fatte, è del tutto inutile e fuorviante. Se il Ministro non li ha – aggiunge il sindacalista – glieli forniamo noi: tra il 2007 e il 2009 nelle pubbliche amministrazioni si è passati da 112mila a 92 mila tempi determinati (20mila in meno), da 4mila a 2mila lavoratori in formazione (2mila in meno), da 24mila a 20mila lavoratori socialmente utili (4mila in meno), da 81mila a 48mila contratti di collaborazione (33mila in meno). Mentre il precariato complessivamente inteso si riduceva di 60mila unità, in quegli stessi anni si sono stabilizzati oltre 50mila contratti e, se l’ex Ministro Brunetta non avesse interrotto così bruscamente quel percorso, altri 39mila lavoratrici e lavoratori avrebbero avuto i requisiti per essere stabilizzati negli anni successivi. Tra questi requisiti, quei lavoratori rispettavano quello concorsuale, che garantiva il rispetto del dettato costituzionale”.

“E’ evidente la difficoltà di D’alia. Ha promesso soluzioni e oggi non ha una risposta né per i vincitori di concorso, né per i precari. Né tanto meno per chi, e sono molti, ha vinto un concorso ma lavora da precario, e da anni, nelle pubbliche amministrazioni. Capiamo l’imbarazzo ma non la strumentalità di certe affermazioni. In questa vicenda – conclude Fratini – di fallimenti ne vediamo tanti altri”.

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