Sicurezza/Polizia Penitenziaria – FP CGIL NEWS del 9 ottobre 2013.

09 Ottobre 2013

FP CGIL NEWS del 9 ottobre 2013.

Cassazione: annullato provvedimento del magistrato di sorveglianza di novara. non sottovalutare libertà di culto dei detenuti in carcere.

Annullato il provvedimento emesso dal magistrato di sorveglianza di Novara che aveva risposto con una semplice procedura informale al reclamo di un detenuto sottoposto al regime di 41 bis, il quale lamentava «lesione di diritti».
La libertà di culto religioso è uno dei diritti garantiti dalla Costituzione: per questo, a un detenuto che protesta per il mancato accesso in carcere di un maestro buddista zen e la mancata previsione di vitto vegetariano, lo Stato deve rispondere in maniera adeguata, valutando le sue istanze come «denuncia di violazione di un diritto». Lo sottolinea la prima sezione penale della Cassazione, annullando senza rinvio, con la trasmissione degli atti a un altro giudice di sorveglianza, il provvedimento emesso dal magistrato di sorveglianza di Novara che aveva risposto con una semplice procedura informale al reclamo di un detenuto sottoposto al regime di 41 bis, il quale lamentava «lesione di diritti».
Il magistrato di sorveglianza, si legge in una sentenza della Suprema Corte depositata oggi, «ha chiaramente ritenuto di escludere, sia pure implicitamente, che i comportamenti denunciati si configurassero come una lesione di diritti costituzionalmente garantiti del detenuto». Secondo la Cassazione, però, quella del magistrato di sorveglianza non è una «valida risposta»: il detenuto, ricordano i giudici di piazza Cavour, «individuava determinati comportamenti dell’Amministrazione penitenziaria come una violazione al proprio diritto di libertà di culto religioso rispetto al quale la dieta vegetariana deve ritenersi un corollario di pratica rituale», mentre il magistrato di sorveglianza si era «limitato a comunicare al ricorrente, all’esito di procedura informale, una relazione dell’amministrazione penitenziaria in merito alla non inclusione di maestri buddisti Zen nel novero dei ministri di culto abilitati all’ingresso nelle strutture penitenziarie ed un provvedimento in materia di vitto assunto su reclamo di altro detenuto». Il magistrato di sorveglianza, dunque, dovrà riesaminare le istanze del detenuto, approfondendo nei dettagli le tematiche sollevate da esso, per chiarire se si sia di fronte o meno a una lesione dei diritti.
Fonte: lastampa.it

CARCERE TOLMEZZO: AUMENTO DELLE NOTIZIE DI REATO IN CARCERE.

“C’è un sensibile aumento delle notizie di reato, considerando quelle provenienti anche dall’ex circondario del Tribunale di Tolmezzo”. Il Procuratore capo Antonio Biancardi fa un bilancio a un mese dall’accorpamento della Procura carnica. “Ci sono più denunce di fatti accaduti nel carcere di massima sicurezza. Non di gravità particolare ma sono in numero più elevato rispetto a quelle del carcere di Udine”. “Serve una depenalizzazione seria di reati, previsti ancora da regi decreti”. Fonte: Ansa
rinvio della pena per sovraffollamento carceri: decisione della consulta su ricorso magistratura di sorveglianza .

Scontare la pena solo se il carcere non è sovraffollato. Sarà questa la conseguenza se domani la Consulta accoglierà favorevolmente il ricorso dei Magistrati di Sorveglianza per aggiungere il sovraffollamento tra le cause per sospendere la pena.
Approda alla Corte costituzionale una delle questioni più spinose, il sovraffollamento delle carceri, per la quale l’Italia è già sorvegliata speciale in Europa, dopo la sentenza Torreggiani che ha imposto al nostro Paese di adottare rimedi concreti entro un anno.
In camera di consiglio la Consulta dovrà pronunciarsi sulla legittimità dell’articolo 147 del codice penale, laddove non prevede, tra le ragioni che consentono di differire l’esecuzione di una condanna in carcere, le condizioni disumane di detenzione, cioè il fatto che la pena debba essere scontata in penitenziari che scoppiano e che non garantiscono al singolo detenuto nemmeno quei tre metri quadrati a testa indicati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. A sollevare la questione i tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano, che hanno chiesto alla Consulta una sentenza additiva: cioè di aggiungere il sovraffollamento carcerario tra le cause che permettono di far slittare l’esecuzione della pena.
E se dai giudici costituzionali arrivasse un sì, si tratterebbe di una pronuncia storica, che permetterebbe a tutti i tribunali di sorveglianza di rimediare concretamente ai tanti casi in cui la detenzione, a causa del sovrappopolazione carceraria, si concretizzi in un trattamento disumano e degradante. Sono stati i giudici di Venezia a porre per primi il problema: a loro si era rivolto un detenuto del carcere di Padova, ristretto in una cella dove il suo spazio vitale era inferiore ai tre metri quadrati; con la richiesta esplicita di differire l’esecuzione della pena, visto che in queste condizioni era contraria al senso di umanità e al principio di rieducazione, oltre che lesiva della sua stessa dignità.
Analoga l’istanza presentata ai magistrati di Milano da un detenuto del carcere di Monza, che aveva equiparato a tortura le modalità di detenzione subite: in tre erano ristretti in una cella talmente piccola da non poter scendere dal letto contemporaneamente; e avevano un bagno senza porta, privo anche di acqua calda. Istanze ritenute meritevoli dai giudici che però si sono ritrovati con le mani legate. Attualmente l’articolo 147 del codice penale consente di spostare l’esecuzione della pena solo in casi specifici: gravidanza, puerperio, Aids conclamata o altra malattia particolarmente grave. Di qui la decisione di investire la Consulta.
Fonte: Ansa

La ‘Ndrangheta alla sbarra Chiesti quattro secoli di carcere.

Condannati anche i vertici della “locale” di Livorno Ferraris
Due durissimi colpi alla ‘ndrangheta dislocata in Piemonte sono stati inflitti ieri mattina nelle aule del tribunale di Torino nell’ambito dei procedimenti Minotauro e Colpo di Coda.
La maxi inchiesta dei carabinieri e della Dda, culminata nella notte dell’8 giugno 2011 con 153 arresti, è arrivata all’appello con rito abbreviato e le richieste di condanna ricalcano le sentenze di primo grado. L’operazione invece che ha interessato i «locali» di Chivasso e Livorno Ferraris è giunta alle prime, pesantissime, condanne coi riti cosiddetti speciali.
Minotauro copia incolla
Quattrocento anni di carcere. Li ha chiesti ieri il pg Elena Daloiso nel processo di appello Minotauro che vede sul banco degli imputati 62 persone, quasi tutte accusate di 416 bis. È la conferma dell’impostazione dei pm (Sparagna, Abbatecola, Arnaldi di Balme, Tibone, Castellani e Malagnino) che misero in piedi il grattacielo di contestazioni agli affiliati dei locali di ‘ndrangheta, e delle condanne di primo grado.
Nelle maglie di questa porzione di processo è finita soprattutto la struttura denominata «Crimine», organismo deputato alle azioni violente (estorsioni, omicidi, bombe) della mala calabrese che annovera tra i suoi ranghi personaggi di indubbio spessore malavitoso: dai fratelli Adolfo e Cosimo Crea (rispettivamente 12 e 2 mesi e 10 anni e 10 mesi) e ai loro sodali più stretti.
Ci sono anche però personaggi di elevata caratura criminale come Giuseppe Fazari, Antonio Agresta, Bruno Iaria (13 anni e sei mesi) e Giovanni Iaria (deceduto in carcere a febbraio 2013) e numerosi capi di locali distaccati in provincia. Solo per alcuni di loro – tre su un totale di 62 imputati – il pg ha chiesto una lieve riduzione di pena.
La coda del Minotauro
L’impianto accusatorio ha retto bene anche nell’abbreviato di Colpo di Coda, appendice dell’operazione Minotauro che ha scoperchiato affari e strutture dei due locali di Chivasso e Livorno Ferraris. Le manette erano scattate esattamente un anno fa (22 ottobre 2012). In carcere erano finite 19 persone. Ieri le prime maxi condanne: Salvatore Cavallaro 10 anni e otto mesi, Antonino Fotia 6 anni, Beniamino Gallone 7 anni e 4 mesi, Gaetano Lo Monaco 5 anni, Mario Tonino Maiolo 6 anni e 8 mesi, Pasquale Maiolo 10 anni e 8 mesi. Due imputati hanno patteggiato, gli undici rimanenti sono stati rinviati a giudizio e si preparano ad affrontare il processo con rito ordinario.
Ottimismo in Procura
È chiaro che, alla luce, di queste ultime novità processuali ci sia grande soddisfazione in Procura. E – allo stesso tempo – cresca l’ottimismo per l’appello del procedimento Alba Chiara, incentrato sulla presenza della ‘ndrangheta nel Basso Piemonte, che si è chiuso mesi fa con un coro di assoluzioni. La Procura vuole riaprire la partita. E già la Corte d’Appello, in un ricorso contro alcuni sequestri di beni di imputati in quel procedimento, ha ritenuto che fossero validi e ci fossero tutti gli estremi dell’associazione mafiosa.

Benevento – Arrestato l’esponente degli scissionisti Vincenzo Pagano

Nel pomeriggio odierno, personale della Squadra Mobile della Questura di Benevento, diretto dal Vice Questore Aggiunto Giovanna Salerno, ha tratto in arresto, su ordine di esecuzione per la carcerazione , emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli, PAGANO Vincenzo, nato a Casavatore (NA) il 14.03.1964., il quale dovrà scontare 5 anni e nove mesi per Associazione a delinquere di Stampo mafioso , 416 bis, dedita alla produzione , al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente. Il Pagano Vincenzo è esponente di spicco dei cosiddetti scissionisti, ” Clan Amato- Pagano” di Secondigliano (detti anche spagnoli a causa della fuga in Spagna di uno dei futuri capi del cartello durante i mesi che precedettero la faida di Scampia). Il predetto cartello camorristico è legato al territorio napoletano capeggiato da Raffaele Amato e che, separatisi nel 2004 dal clan Di Lauro (da qui il nome “scissionisti”), hanno iniziato un’attività camorristica parallela nell’ambito della criminalità organizzata. Gli scissionisti di Secondigliano si contendono il controllo del territorio che comprende Secondigliano e Scampia ed il connesso smercio di sostanze stupefacenti. Il Pagano Vincenzo viveva unitamente alla propria convivente, ormai, da circa due anni nella città di Benevento, ove scontava gli arresti domiciliari, in forza di un provvedimento del Gip di Napoli, in un parco con villette nella immediata periferia della zona bassa della città.La Squadra Mobile aveva predisposto idonee misure di controllo e di verifica nei confronti di Pagano Vincenzo, per evitare che lo stesso si rendesse irreperibile, già dalle prime luci del 3 ottobre scorso, data nella quale dinanzi alla 6^ Sezione della Corte di Cassazione a Roma, veniva discusso il ricorso per i noti fatti legati alle vicende degli scissionisti di Scampia. Il Pagano Vincenzo, da vero “capo”, ha aperto subito la porta dell’abitazione alla Polizia, cui non ha opposto alcuna forma di resistenza. Dopo un saluto alla convivente , l’uomo si è subito lasciato condurre in Questura e poi alla Locale Casa Circondariale.

Carceri, Napolitano chiede amnistia, indulto. Insorgono grillini

ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano oggi ha invitato il Parlamento a valutare senza pregiudizi il ricorso all’amnistia e all’indulto per ridurre il sovraffollamento carcerario, che è costato all’Italia una condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo.
“Sottopongo all’attenzione del Parlamento l’inderogabile necessità di porre fine senza indugio a questo stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo” nel gennaio scorso, ha detto Napolitano in un messaggio letto nelle rispettive aule dai presidenti di Senato e Camera.
Sul messaggio è subito scoppiata la polemica innescata soprattutto dai grillini che hanno accusato il provvedimento di voler risolvere per via legislativa i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi.
“Ci sono persone che fanno pensare a una sola cosa, hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese. E non sanno quale tragedia sia quelle carceri. Non ho altro da aggiungere”, ha risposto Napolitano – come conferma il portavoce del Quirinale – alla domanda su come commentasse le polemiche, come quelle sollevate dai grillini, al suo messaggio.
In ambienti del Quirinale si fa notare che nel testo del messaggio si fa esplicito riferimento ad escludere che eventuali provvedimenti non contemplino reati come quelli di violenza sulle donne (nel processo Ruby Berlusconi è stato condannato in primo grado per concussione per costrizione e prostituzione minorile).
Napolitano ha sottolineato che, combinando i provvedimenti di amnistia (l’ultima risale al 1990) e indulto che estinguono rispettivamente pena e reato, si avrebbe “l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria”.
Enrico Letta, che ha controfirmato il testo come la Costituzione richiede, in una nota definisce “ineccepibile” il messaggio aggiungendo che il governo farà il possibile per recepirlo.

Redazione CGIL Polizia Penitenziaria

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto