Dopo un ampio e approfondito dibattito, che ha coinvolto tantissimi lavoratori, la CGIL FP ritiene di non sottoscrivere il “protocollo d’intesa sull’orario di sportello degli uffici territoriali delle aree metropolitane “. Nel corso delle numerose e affollate assemblee i lavoratori hanno manifestato una forte preoccupazione per le inevitabili modifiche all’orario di lavoro che il protocollo determinerà, in particolare le lavoratrici temono che la limitazione della flessibilità sia un peggioramento delle loro condizioni di vita, già gravate dai tagli alla spesa sociale che rendono sempre più difficoltoso se non impossibile coniugare il tempo di lavoro con le attività di cura e assistenza familiare.
Di seguito le ulteriori motivazioni che hanno portato la CGIL FP a non sottoscrivere il protocollo:
L’accordo pone dei limiti alla contrattazione locale difficilmente superabili, in quanto è stato stabilito a livello nazionale l’orario di sportello degli uffici territoriali. Il principio della volontarietà, come previsto dal precedente accordo, viene superato e di fatto si renderà obbligatorio per i lavoratori garantire l’apertura alle 8 e la chiusura alle 17 degli sportelli, organizzando il servizio su due turni.
Per quanto riguarda la scelta dei turni, il ventilato riferimento alla volontarietà non tutela i lavoratori, considerato che al punto 6 il protocollo prevede” l’esclusione del personale dal servizio di rotazione agli sportelli solo per gravi e comprovate esigenze familiari e personali “: considerato che la scelta dei criteri è demandata a livello locale ( DP o DRE ?) riteniamo che il rischio di discriminazioni sia più che certo.
Ricordiamo che “per armonizzare l’espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali dei cittadini”, l’art 50 del d.lgs. 267/00 assegna al sindaco, d’intesa con le amministrazioni pubbliche, il coordinamento degli orari di apertura al pubblico degli uffici localizzati nel territorio.
Lo stesso “piano triennale di azioni positive” approvato dal Direttore dell’Agenzia il 6 febbraio 2013, ritiene necessario “favorire l’attuazione di politiche di conciliazione ed equilibrio fra tempi di vita e di lavoro“.
I dati, forniti dall’Amministrazione, obbligano tutti i soggetti ad una attenta riflessione:
a) le lavoratrici costituiscono il 53% del totale, di cui il 55% è inquadrato nella seconda area professionale, quella più presente negli uffici territoriali;
b) su 3250 dipendenti che nel triennio 2009/2011 hanno fruito dei congedi parentali, circa il 63% è costituito da donne;
c) su 2272 dipendenti in part time le donne sono l’88,04%;
L’ampliamento dell’orario di apertura al pubblico renderà necessario spostare maggiori risorse dalle attività di back office alle attività di front office, con il rischio di determinare difficoltà alle azioni di controllo degli uffici territoriali (rimborsi, 41 bis, 36 ter, accertamento registro, accessi brevi).
L ‘ampliamento degli orari di sportello delle aree metropolitane è finanziato con la chiusura degli uffici territoriali di minori dimensioni, peggiorando su base nazionale l’assistenza ai contribuenti: la programmata chiusura di ulteriori 11 uffici comporterà complessivamenta circa 250 mila ore in meno di apertura degli sportelli.
In considerazione di ciò si auspica l’avvio di un confronto con l’Amministrazione volto ad affrontare il piano complessivo di riorganizzazione dell’Agenzia delle Entrate.
Roma 4 marzo 2013
CGIL FP Nazionale
Comparto Agenzie Fiscali
Luciano Boldorini