Lo schema di riordino della Croce Rossa è stato approvato dal consiglio dei ministri del 28 settembre scorso, esso presenta luci ed ombre, recepisce alcune delle nostre osservazioni relative alla sorte del personale di ruolo e precario ma lo fa in maniera ancora insufficiente.
La riforma della CRI era necessaria, l’ambiguità fra associazione di volontari e ente pubblico non economico, nel tempo ha prodotto dei guasti, in primo luogo per i lavoratori e le lavoratrici, tuttavia bisognava che il governo affrontasse la questione con sistematicità e coerenza sia per quanto riguarda i servizi che devono essere erogati sia per quanto riguarda la sorte dei lavoratori di ruolo e precari.
Dal punto di vista generale, la nostra organizzazione sostiene una netta distinzione fra le attività sanitarie e socio sanitarie e quelle istituzionali legate al movimento della Croce Rossa Internazionale e della Mezzaluna Rossa. In pratica l’attuazione dell’art. 70 della legge istitutiva del servizio sanitario nazionale, la 833/78. Certamente non ci saremmo sottilizzati sulla forma e sulla gradualità, per questo abbiamo sostenuto il parere della commissione affari sociali della Camera che, sul punto, dava alle Regioni la possibilità di internalizzare le attività date in convenzione attribuendo ad esse mezzi, personale senza distinzione di rapporto di lavoro e risorse.
Nel testo approvato invece, si legge che le Regioni possono decidere di internalizzare i servizi ora dati in convenzione, questa previsione è incompleta perchè non lega la destinazione dei servizi sanitari e socio sanitari ai lavoratori che li svolgono. I lavoratori a tempo indeterminato potranno essere trasferiti alle Regioni ma, secondo la previsione normativa, non è obbligatorio. I lavoratori a tempo determinato sono, direttamente, tagliati fuori dall’internalizzazione del servizio che svolgono da anni.
Dal punto di vista del personale che dovrà operare per la nuova associazione, della quale oggi non si conosce il contratto nazionale di lavoro, resta il rischio di una possibile discriminazione sotto due aspetti:
– i lavoratori a tempo indeterminato se non rientrano nel fabbisogno stabilito si troverà in esubero dal 1 gennaio 2016,
– i lavoratori a tempo determinato sono direttamente fatti fuori.
Infine una boccata d’ossigeno indispensabile: avevamo chiesto che i contratti di lavoro a tempo determinato non fossero sottoposti alla mannaia delle convenzioni che scadono giorno per giorno.
Per effetto dello schema di riordino approvato, tutti i contratti sono prorogati fino al 31 dicembre 2013.
In conclusione, il governo ora dovrà attuare il provvedimento varato, esso presenta nella stesura alcune contraddizioni per quanto riguarda la sorte dei lavoratori e le relazioni sindacali, in queste contraddizioni la nostra attività si svilupperà affinchè si verifichino le condizioni più favorevoli.
Abbiamo un punto di partenza rappresentato dalle nostre azioni di questi giorni e dal parere della Camera, che per noi rappresenta un punto di equilibro positivo.
Una legge può essere modificata, le modifiche che proponiamo sono nel solco della riforma e la migliorano, un nuovo equilibrio politico insieme alle mobilitazioni e alle riflessioni che proporremo prossimamente, potrebbero risolvere i problemi che abbiamo evidenziato.
Roma, 1 ottobre 2012
Salvatore Chiaramonte
segretario nazionale
FP CGIL