“1200 le segnalazioni ricevute. Un’ampia maggioranza del campione teme ripercussioni in caso di denuncia”
Roma, 6 mar – “Il 54,8% del campione analizzato ha sentito parlare di casi di molestia e violenza nel proprio luogo di lavoro. Un’ampia maggioranza ritiene che ci sia un elevato rischio di ripercussioni sulla propria carriera in caso di denuncia e vede una correlazione stringente tra posizione di potere e abuso. L’80% del campione vorrebbe un servizio di assistenza psicologica gratuito nel proprio luogo di lavoro, e il 70% un sistema di segnalazioni anonime in caso di violenza o molestia”. Sono alcuni dei dati principali resi noti dalla Funzione pubblica della Cgil durante la presentazione di un report – dal titolo “Voglio essere libera” – sulle molestie e le violenze nella pubblica amministrazione e nei servizi pubblici svoltasi a Roma presso la Camera dei deputati.
Il 25 novembre 2024, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Funzione Pubblica Cgil ha infatti lanciato un’indagine su scala nazionale per analizzare la diffusione delle violenze e molestie nella Pubblica amministrazione e nei Servizi pubblici. I dati raccolti offrono una panoramica sulla percezione della sicurezza nei luoghi di lavoro, sulle difficoltà nel denunciare e sull’efficacia delle misure di prevenzione esistenti. Sono circa 1200 le segnalazioni pervenute fino ad ora e, in occasione dell’8 marzo, Fp Cgil ha scelto di rendere pubblica una prima analisi che analizza i comparti di funzioni centrali (Ministeri, Agenzie, etc), funzioni locali (Comuni, Regioni, Province) e sanità pubblica. Il quadro che emerge è allarmante: sembrerebbe quasi essere normale interfacciarsi con casi di molestia o violenza all’interno del proprio luogo di lavoro. Occorre quindi delineare una strategia che preveda l’istituzione di sportelli di assistenza psicologica, l’introduzione di sistemi di segnalazione anonima, una maggiore formazione e sensibilizzazione, un rafforzamento delle misure di protezione per chi denuncia e più vigilanza e controllo.
“Nonostante gli interventi legislativi, i codici di comportamento, le direttive ministeriali che nel tempo si sono succedute, è inammissibile che proprio quando il datore di lavoro è lo Stato, che dovrebbe dare il buon esempio, la trasformazione culturale necessaria per favorire il rispetto delle lavoratrici e la loro tutela da molestie e violenze, sia ancora in alto mare. E il fatto che il 75 per cento delle intervistate ritenga che ci sia bisogno di formazione sul tema è il segno di un sostanziale fallimento delle iniziative portate avanti fino ad oggi”, ha osservato la giornalista Valeria Costa, intervenuta all’iniziativa.
Per la Segretaria Cgil nazionale Lara Ghiglione “è davvero importante che una categoria che rappresenta tante lavoratrici si interroghi sul fenomeno della violenza e delle molestie sulle donne in ambito lavorativo. Un fenomeno ancora troppo diffuso, ma spesso sommerso, per la paura delle vittime di essere colpevolizzate e per l’alto livello di ricattabilità che contraddistingue il lavoro delle donne, ancora troppo precarie, sottopagate e sotto inquadrate. Esiste un fattore culturale che oggettivizza e marginalizza le donne e un forte squilibrio di potere che le rende bersagli di varie forme di violenza. Va contrastata attraverso la formazione e la contrattazione. L’opportunità per rendere il lavoro più stabile, e quindi contrastare la ricattabilità delle lavoratrici, sono invece i referendum sul lavoro che saremo chiamate e chiamati a votare questa primavera”.
Maria Cecilia Guerra, deputata componente della Commissione Bilancio, ha osservato che “i dati dell’indagine confermano come il luogo di lavoro si presti all’abuso del potere maschio/femmina così fortemente squilibrato, anche in ragione di stereotipi molto difficili da contrastare nel contesto culturale, sociale ed economico, ancora radicalmente patriarcale, che caratterizza il nostro Paese (con buona pace del ministro Valditara)”.
“Come emerge dai primi risultati del questionario su violenze e molestie nella Pa e nei servizi pubblici, meritoriamente promosso dalla Fp Cgil”, ha proseguito la senatrice Valeria Valente, Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e violenza di genere, “viene confermato quanto da tempo sosteniamo: la violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale con radici culturali, che ha origine nella sperequazione di potere uomo-donna. Una sperequazione ancora più manifesta e più insidiosa proprio nei rapporti di lavoro e di studio, molto spesso ancora strutturati su modelli di organizzazioni e di leadership maschili. Questa indagine conferma anche l’urgenza di un intervento normativo che ci chiedono non solo le convenzioni internazionali sottoscritte, ma anche la necessità e la volontà di affermare e garantire davvero spazi di libertà e di autonomia per le donne. Anche per questo insieme ad altri ho presentato una proposta di legge, anche in questa legislatura, per introdurre il reato sessuale di molestie nei luoghi di lavoro e aggravate da rapporti di tipo gerarchico. Non perché la norma penale sia risolutiva di una questione che abbiamo detto avere una matrice culturale, ma perché darebbe uno strumento di difesa in più alle donne e colmerebbe un vuoto legislativo che, ad oggi, impedisce a tante di loro di avere giuste e necessarie tutele e garanzie, dentro ma anche fuori dalle aule di giustizia”.
Serena Sorrentino, Segretaria Generale Fp Cgil, ha infine osservato: “i dati che emergono sono molto preoccupanti. E’ un fenomeno molto più diffuso di quanto non si denunci, ma soprattutto ci dice che ci sono tanti segmenti che sono azionabili sia a livello di tutela individuale che collettiva che non sono conosciuti. Come organizzazione sindacale ci prendiamo l’impegno, sia nella contrattazione che nel rapporto con le istituzioni, per tentare di fare evolvere nella strumentazione che daremo a lavoratrici e lavoratori il loro diritto ad essere liberi, e soprattutto a contrastare le discriminazioni e le violenze nei luoghi di lavoro”.