Il Governo che prometteva scivoli e tuonava contro la Fornero alla fine è tornato sui suoi passi. Come annunciato nelle settimane passate, l’Istituto si riserva – previa disponibilità degli interessati (troppa grazia) – la possibilità di trattenere in servizio il personale prossimo alla pensione. La scelta terminologica imposta dall’Esecutivo non è casuale: il termine “trattenimento” ha un carattere vincolante, che rende bene l’idea del voltafaccia completo compiuto dalla maggioranza.
Con la circolare n. 52/2024, INPS ha provato a disciplinare il processo di selezione, ma il metodo sconta i dettami della direttiva ministeriale: è stato Zangrillo stesso ad aver chiarito a più riprese che la selezione deve essere arbitraria. Spetta ai dirigenti individuare le risorse, considerata la non sostituibilità nell’immediato e il ruolo formativo assunto.
INPS ha dovuto così agire in questo solco. La sintesi fornita rappresenta un quadro a tinte fosche del modo di concepire il lavoro pubblico che ancora taluni sindacati difendono: l’impianto, infatti, “non riconosce al lavoratore alcun diritto o automatismo al trattenimento in servizio e non ipotizza, in alcun modo, la presentazione, da parte sua, di richieste/istanze in tal senso; attribuisce esclusivamente alla parte datoriale il potere di individuare il personale di cui ritiene necessario il trattenimento”.
L’INPS, da par suo, ha perfino provato a normare il processo selettivo, vincolando i dirigenti territoriali a motivare le proprie scelte in virtù di una data situazione organizzativa, chiamandoli a rappresentare le finalità dell’azione che la lavoratrice o il lavoratore dovrà porre in essere.
Certo, poi il giudizio è rimesso alla valutazione della Direttrice Generale: e qui c’è sempre un elemento discrezionale che non può essere accettabile. È la stessa discrezionalità, del resto, inserita nel sistema di valutazione della performance individuale (link: https://www.fpcgil.it/2025/01/17/inps-valutazione-individuale-un-altro-passo-nella-direzione-sbagliata/), che alla lunga rischia di causare inefficienze.
Il problema è però a monte: in una concezione aziendalistica della struttura pubblica che ha già inflitto infiniti danni e che perpetua un modello che sta snaturando la funzione della PA. Lo ribadiamo ancora una volta, allora: noi siamo lavoratrici e lavoratori, non clienti interni; eroghiamo servizi, non prodotti; garantiamo diritti, non mera performance; serviamo i cittadini, non gli utenti.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo