CGIL FP
MINISTERO DELL’INTERNO
SENTENZA TAR SULLA RIQUALIFICAZIONE IN C1:
ULTERIORI – E, PER QUANTO CI RIGUARDA, ULTIMI – CHIARIMENTI
Nelle scorse settimane abbiamo risposto a decine di delegati, iscritti, simpatizzanti, che chiedevano informazioni sulla sentenza del Tar Lazio del 6 luglio scorso, relativa al bando per C1 del secondo percorso di riqualificazione (2004-2005).
Abbiamo, ad un certo punto, ritenuto utile un comunicato unitario che esprimesse in materia la posizione di Cgil Cisl e Uil, organizzazioni firmatarie degli accordi contrattuali che hanno consentito queste riqualificazioni; ma a qualcuno non basta, continuate a chiedere chiarimenti e rassicurazioni. Per questo diffondiamo questa nota, che ci auguriamo metta un punto a questa discussione.
Il Tar ha scritto una sentenza contraddittoria, infatti parte dalla corretta considerazione che “la ricorrente non ha impugnato i contratti collettivi in materia … ma solo il bando di concorso a la successiva graduatoria”, per arrivare poi a respingere la tesi difensiva dell’Amministrazione, secondo la quale (ed è vero, sotto gli occhi di tutti) “i criteri adottati … ricalcano fedelmente quelli già previsti dal contratto collettivo nazionale e dalla precedente contrattazione collettiva e dai relativi bandi”, e come ci arriva? Ci arriva affermando, come in altra precedente sentenza dello stesso Tar del 23 maggio scorso, che “sebbene non sia impugnato il contratto collettivo nazionale di lavoro del Comparto Ministeri … non è esclusa la possibilità per il giudice amministrativo di sindacarne la validità”. Dunque il Tar, che dovrebbe limitarsi a giudicare l’atto amministrativo, e quindi dovrebbe fermarsi quando l’atto è motivato da contratti di lavoro sui quali non è titolato a pronunciarsi (lo riconosce nella sua stessa sentenza, “che unico titolare del potere di accertare con efficacia di giudicato l’invalidità di tale atto è il giudice ordinario”), pretende comunque di dare – con questa sentenza – un giudizio su un atto contrattuale, rispetto al quale il Tar stesso riconosce di non essere il soggetto chiamato a giudicare, ritenendo tuttavia di poter giudicare !!!
Non c’è meraviglia, dunque, se la pretesa di giudicare una materia che non gli appartiene porta il Tar ad un evidente errore di valutazione, quando afferma che “il meccanismo descritto (il passaggio a C1 per diplomati con congrua anzianità in B) produce la tendenziale conseguenza di garantire l’accesso al percorso formativo (e quindi alla riqualificazione) al personale con maggiore anzianità di servizio, penalizzando la specifica formazione culturale e la preparazione dei dipendenti”: cosa che non corrisponde al vero, dal momento che nell’acceso a C1 il primo elemento di valutazione è la prova selettiva a punti, dunque proprio “la specifica formazione culturale e la preparazione dei dipendenti”, e solo a parità di punti subentra la posizione di provenienza (non l’anzianità, che scatta solo tra concorrenti provenienti dalla stessa posizione).
Pertanto, continuiamo serenamente a lavorare per accordi contrattuali che tutelino e promuovano al meglio gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo, ci sentiamo tranquillamente garantiti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto ministeri, e dal nostro Contratto Integrativo di ministero, e vigileremo affinché all’Amministrazione non sfugga il dovere di difendere con la dovuta perspicacia gli atti impugnati, presso il Consiglio di Stato, da dove confidiamo giungerà al Tar Lazio la replica adeguata all’eccesso di potere che esso ha manifestato, pronunciandosi su una materia sottratta alla sua competenza.
Da ultimo, ci pare utile richiamare l’attenzione delle lavoratrici e dei lavoratori su un dato di fatto, difficilmente contestabile: l’azione di alcune organizzazioni sindacali è spesso priva di proposte alternative, che sarebbero l’utile strumento di un confronto al quale la Cgil, nel merito, non si è mai sottratta; invece, abbondano la disinformazione e il “terrorismo” mediatico, come se il loro vero scopo non fosse rappresentare voi meglio di come lo facciamo noi, ma semplicemente “remare contro”. Cosa che in democrazia è sempre lecita, ma noi abbiamo un’altra visione del sindacato: cambiare davvero le cose, su un percorso coerente che affida a chi rappresentiamo – a voi – sempre maggiore riconoscimento delle funzioni svolte, maggiore autorevolezza, maggiore dignità e migliori tutele sul lavoro. Contando sulle nostre forze, senza arrivare a strumentalizzare la sentenza discutibile di un tribunale impropriamente pronunciatosi.
Roma, 20 novembre 2006
Lino Ceccarelli
Fp Cgil – coordinatore nazionale Min. Interno