13 Febbraio 2025

Le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo si stanno passando il testimone, raccontando a più voci la stessa storiella: quella in base alla quale sarebbero depositarie di una coerenza cristallina a fronte delle giravolte compiute dalle altre organizzazioni.

Una certa coerenza di fondo si nota, almeno laddove essa si traduce nelle mazzate inflitte alla comunità di dipendenti del pubblico impiego, che pur dovrebbero rappresentare.

Sugli altri versanti, la coerenza delle sigle firmatarie è facilmente verificabile:

  • c’è l’organizzazione che stipula una piattaforma rivendicativa, salvo sedersi al tavolo e accettare pressoché immediatamente gli stanziamenti indecenti offerti dalla controparte, rompendo l’unità sindacale e pregiudicando il recupero del potere di acquisto per ogni dipendente pubblico (stipendi non adeguati=danni anche sulle future pensioni). La stessa sedicente organizzazione, che considera un dato stanziamento offensivo nel privato, ritiene esso sia più che adeguato, anzi “il migliore possibile”, per i dipendenti del comparto, riscoprendo in Istituto un linguaggio colorato, tra gufi e compagni, in linea con i selfie diffusi negli ultimi anni;

  • poi c’è la sigla che richiama il valore dell’autonomia e si appiglia a una interpretazione della normativa che – caso unico nella storia della contrattazione – escluderebbe oggi il 47% della rappresentanza dai tavoli. È la stessa sigla, uguale e identica, che diffondeva manifesti in cui chiedeva 342 euro d’aumento (qui il link: https://www.pamagazine.it/wp-content/uploads/2023/09/PHOTO-2023-09-05-10-42-30-768×1086.jpg), salvo firmare per pochi spicci e dare oggi lezioni di coerenza;

  • c’è, quindi, l’organizzazione che considera i laureati “figli di papà che si sono potuti permettere i titoli” e che voleva precettare quanti hanno aderito allo sciopero. La stessa, dall’alto di una rappresentanza da prefisso telefonico, tuona contro le organizzazioni confederali “che non sono più rappresentative”;

  • c’è, infine, la sigla dei comunicati con l’evidenziatore che, a seconda dei tavoli in cui si siede, tiene una linea diversa, tanto da sembrare appena uscita dal processo di Biscardi più che dal processo democratico.

Potremmo continuare, ma ci fermiamo, per non farvi perdere del tempo.

Dicono che le loro argomentazioni sono scomode, che la loro posizione dà fastidio. E in effetti…

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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Tempo trascorso da quando la

FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023

199 GIORNI

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