Nel weekend, com’era prevedibile, si sono “svegliati” i firmaioli del CCNL: gli stessi che hanno ipotecato il nostro presente in cambio di una pacca sulle spalle dal Ministro Zangrillo.
Negli ultimi tre anni il nostro potere di acquisto si è eroso del 16%: continuare a dire che il 5,78% è un aumento “congruo” rappresenta un’offesa al buonsenso di chi lavora.
Intendiamoci: capiamo che in quest’epoca di bolle, rifilare balle è un’operazione remunerativa, ma il buongusto imporrebbe un limite.
I firmaioli dicono che non si poteva fare di più, che chi si continua a battere per risorse aggiuntive fa pura demagogia. E lo fanno negli stessi giorni in cui l’attualità li prende a schiaffi, con un Governo che:
impone l’aumento degli stipendi per i Ministri non eletti in Parlamento (7.000 euro lordi al mese);
sperpera ottocento milioni per le deportazioni in Albania;
promette una maggiore indulgenza verso chi ha evaso il fisco;
stanzia due miliardi aggiuntivi nelle spese militari per il 2024.
Dire “si è fatto il massimo” impone una presa d’atto:
se questo è il massimo per chi opera nelle Funzioni Centrali, è evidente chi ha sottoscritto l’ipotesi di CCNL non dà alcun valore al lavoro svolto da chi opera in quest’Ente.
Del resto c’è chi si è sfilato da una piattaforma unitaria, che pure aveva condiviso, e oggi espelle gli iscritti dissidenti; e c’è chi giurava una lotta dura per 342 euro, salvo poi ricredersi e accettare le briciole rimaste.
Il fuoco di fila contro la consultazione referendaria si spiega soltanto in un modo: la paura di scoprire che le lavoratrici e i lavoratori hanno opinioni divergenti rispetto ai quadri sindacali.
E così, anziché accettare il confronto, si prova ad attaccare uno strumento di partecipazione, si scoraggiano le persone a esprimere la propria opinione, il proprio pensiero.
Noi abbiamo fatto un’altra scelta: laddove la platea sindacale è spaccata esattamente in due, devono essere i diretti interessati a esprimere un giudizio.
Non teniamo alla cappa di silenzio che si vuole imporre su chi quotidianamente opera al servizio del Paese; teniamo a difendere la democrazia del lavoro, la facoltà di ciascuno di poter giudicare liberamente ciò che è stato fatto.
Per questo vi invitiamo a partecipare all’assemblea di oggi, a votare secondo coscienza, fermamente convinti – come siamo – delle ragioni del NO.
Il perché lo abbiamo spiegato alla vigilia dello sciopero, ma lo riproponiamo di seguito, giusto per smentire le fandonie che stanno circolando: votate, partecipate, lottate! Meritiamo di più!
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo