“La spesa media sostenuta dalle famiglie italiane per lo smaltimento dei rifiuti cresce del 2,6% su base annua, portandosi a quota 329 euro nel 2024”. L’aumento della Tari, documentato da Repubblica, è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo delle maggiori spese sostenute dai cittadini italiani. Trento, il capoluogo in cui si paga meno, ha toccato quota 183 euro; Catania si attesta sui 594.
Una voce isolata? Assolutamente no.
La bolletta della luce nell’ultimo trimestre del 2024 è destinata ad aumentare almeno dell’8,8%. Ed è perfino un segnale positivo (sic!) rispetto agli anni passati, quando il costo dell’energia ha impoverito tutto il Paese.
Nel solo 2022 il costo dell’energia elettrica era aumentato del 109%, quello del metano del 126,4%.
Potremmo continuare, ma sarebbe uno stillicidio.
I rincari, un’autentica stangata, hanno colpito anche i dipendenti pubblici. Quei dipendenti pubblici che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo e che, per il periodo considerato, non hanno diritto a un adeguamento contrattuale dignitoso, che consenta loro di recuperare il potere d’acquisto perso.
Lo ha deciso il Governo, che sta spolpando l’osso della Pubblica Amministrazione e non riconosce neppure gli arretrati per il 2022 e per il 2023; lo hanno deciso le organizzazioni sindacali firmatarie dell’Ipotesi di CCNL, che hanno rinunciato a qualsiasi rivendicazione accettando un contratto penalizzante fatto di false promesse e di futuri pagherò. Le chiacchiere stanno a zero.
L’UNICA RISPOSTA POSSIBILE È LO SCIOPERO GENERALE DEL 29 NOVEMBRE.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo