COMUNICATO
Ritorniamo ancora sulla questione dei profili professionali, in particolare sul profilo dell’Assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza, per un chiarimento doveroso quanto opportuno circa la lettura del profilo e le motivazioni per le quali abbiamo ritenuto di proporre una nota a verbale specifica.
Il contenuto professionale della prestazione prevista non può essere in nessun modo una giustificazione per coloro che pensano di utilizzare personale appartenente all’area della Vigilanza in altri settori. Questa lettura interessata di un mansionismo spicciolo, utile alla bisogna per poter svolgere operazioni di dubbia utilità per il funzionamento dei servizi, e in più di un caso con chiara connotazione clientelare, non solleva le responsabilità del dirigente che deve assicurare la corretta organizzazione del lavoro. Lo diciamo con chiarezza e senso di responsabilità ai lavoratori interessati: non è questa la strada e nessuna lettura interessata di questa o quella parte del profilo può corrispondere a legittime aspettative di cambiamento della propria condizione professionale. E se qualcuno, di parte sindacale, pensa di poter utilizzare questa problematica per strumentalizzare e fomentare divisioni e guerre tra i poveri, sbaglia di grosso: il profilo riguarda solo l’ambito della vigilanza e solo in quell’ambito ed in quella organizzazione del lavoro si possono svolgere le qualificazioni previste, ferma restando l’esigenza prioritaria di garantire i servizi, cosa che è un obbligo istituzionale per il quale la nostra dirigenza viene profumatamente pagata.
Ancora: invece di alimentare divisioni e illusioni noi ci aspetteremmo dall’Amministrazione e dai suoi dirigenti progetti di riorganizzazione dei cicli produttivi, di rilancio dell’attività del MIBAC, di potenziamento dell’offerta dei servizi ai cittadini. Ci aspetteremmo insomma che si tornasse a progettare innovazione e qualificazione dei servizi, che si facesse funzionare la tutela sul territorio e si potesse garantire la migliore fruibilità del nostro patrimonio ai cittadini. E invece ci troviamo spesso, ai vari livelli nei quali operiamo, in una sorta di limbo dove prevale l’irresponsabilità come stile di direzione, in un contesto nel quale si alimentano divisioni, rivalità e spinte corporative. Ebbene: non ce lo possiamo più permettere, non ci sono le condizioni, così facendo si balla sul Titanic, e noi certo non permetteremo che, oltre ai soliti noti che hanno affossato il servizio pubblico, qualcuno, contravvenendo ai suoi obblighi datoriali, contribuisca allegramente e con profumati stipendi ad affossare quello che rimane del MIBAC.
Roma, 5 ottobre 2011
FP CGIL MIBAC
Claudio Meloni